Futurism & Co.

Railways in Art


Roma, Futurism & Co. Art Gallery Rome

20 aprile - 30 settembre 2023

a cura di Futur-ism Associazione Culturale







Futurismo e Treni
Collaudo
di Maurizio Scudiero

Il termine “collaudo” deriva dal latino ed è composto da ‘cum’ e ‘laudare’, cioè ‘riempire di lodi’.
    In tempi moderni, però, la parola ha assunto un significato tecnologico, sperimentale: “controlla e vedi se funziona, se ha i requisiti richiesti” (e non è il nostro caso) ed un altro ‘figurato’ che sta a significare anche la verifica di una ‘cifra poetica e figurativa’ (e questo è propriamente il nostro caso).
    È un significato, quest’ultimo, che fu spesso praticato dal fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, quando doveva presentare una mostra o scrivere una presentazione ad un libro futurista. Ottenere, insomma, il ‘collaudo’ da parte di Marinetti era non solo un grande onore, ma anche la conferma del valore del proprio lavoro, pittorico o poetico.
    E dunque, qui, sulle tracce di Marinetti, mi appresto molto più modestamente a collaudare questa mostra a tema su Futurismo e treni, un rapporto certo non inventato per l’occasione, ma che ha una precisa motivazione ‘in nuce’, cioè nei dettami, o meglio nel DNA, del Futurismo.
    Il treno, infatti, fu il primo mezzo di locomozione che, verso la metà del XIX secolo (in alcuni casi anche prima, come la linea Napoli-Portici del 1839) andò ad alterare, se non a violentare, la tranquillità dei siti naturali. Il treno con il suo rumore di ‘ferro su ferro’ squarciò il millenario silenzio che regnava nelle valli, sulle pianure, ed anche nelle periferie delle città. Al rumore del treno si ispirò Luigi Russolo autore del libro “L’Arte dei rumori” ed inventore della ‘musica futurista’, appunto ‘composta e suonata’ con i rumori prodotti da macchinari da lui concepiti e denominati ‘intona-rumori’. Del resto, quale poteva essere la colonna sonora della modernità se non quella dei rumori… rumori di treni, automobili, motociclette, aerei, fabbriche ed altri macchinari. Insomma il rumore del Progresso!
    A ben vedere l’innovazione più futurista di tutte fu proprio quella della ‘musica futurista’. Ma il treno non è solo ‘rumore’. Il treno è anche una macchina che si muove in velocità, e la velocità, se analizzata pittoricamente, è il fondamento del ‘dinamismo’ e produce effetti di simultaneità.
    Insomma, nel treno troviamo il vero DNA del Futurismo, proprio perché a differenza dei ritratti dinamici o dei paesaggi scomposti, il treno racchiude appunto la triade degli effetti propriamente futuristi connessi alla velocità.
    E questa mostra, sul tema del treno e correlati, presenta una serie di opere esemplari.
    Il treno, infatti, campeggia frontalmente sul pannello centrale degli ‘Stati d’animo’ di Boccioni, sia nella versione dipinta che in quella xilografica (1911), perché il treno è il tramite della situazione in essere, cioè la partenza, e l’addio, con il conseguente stato d’animo… Invece molto più attinente al personaggio (il treno) è il dipinto di Russolo (sempre del 1911) che appunto vuole rappresentare il ‘Dinamismo di un treno in corsa’, ma nella notte, con una scomposizione dell’immagine che vuole suggerire il movimento simultaneo di un corpo nello spazio.
    Sempre in corsa sono anche i treni di Baldessari (del 1916), di Corona (del 1919) e di Pippo Rizzo (del 1929), ma ognuno nella sua specifica, e differente, resa dinamica. Baldessari non vuole de-figurare il treno, ma piuttosto suggerirne il movimento con l’uso delle ‘linee-forza’ Boccioniane, che sono come dei tagli che intersecano l’immagine e ne determinano come degli sfasamenti ottici quasi a scomporre la forma stessa del treno. E questo effetto rende l’idea del movimento.
    Quello di Corona, invece, dal punto di vista della ‘leggibilità dell’immagine’ è certamente il più complesso ma al tempo stesso forse quello che più di tutti fa veramente pensare alla scansione del movimento, cioè alla forma del treno che viene fissata più volte, in sovrapposizione ed anche in successione, ed il tutto come se il treno fosse infilato nella galleria del vento: fatto questo suggerito da tutte le linee andamentali della velocità. Infine, Pippo Rizzo: alla fissità del ‘muso’ della locomotiva, il futurista siciliano aggiunge la fila dei vagoni colti in una lunga curva, anche qui, nella loro scansione dinamica a suggerirne la velocità.
    E per questi tre autori e le loro opere il collaudo è più che positivo.
    Ma veniamo ora a chi io ho più volte definito ‘il più statico dei futuristi’: Fortunato Depero.
    Che tipo di treno in velocità potrà mai essere il suo? E infatti, Depero non lavora sugli effetti dinamici del treno, ma piuttosto su quello che il treno sta ‘futuristicamente’ a significare in quanto segno forte della modernità. E si veda, prima fra tutti, la sua “Subway” altrimenti titolata anche “Folla ai treni sotterranei”, e si capirà immediatamente come il treno sia qui il paradigma della città futura e moderna, una modernità riaffermata anche nel dipinto “I bevitori e la locomotiva” nel quale si assiste all’incontro tra il ‘mezzo meccanico’ e gli ‘uomini meccanici’, fulgido esempio di un futuro d’acciaio. Ma Depero, spesso, è anche spiazzante e ne è un esempio il plastico disegno del “Treno partorito dal sole”. Ma può un treno essere partorito dal sole? Per il Depero che alla soglia del 1924 è in pieno clima di ‘riflussi naturali’, cioè di abbinamenti meccanici e flora tropicale pare che la cosa sia fattibile, e se sortisce questo tipo di opere, probabilmente lo è…
    Ma, quel ‘mago del colore’ che è Depero è subito tallonato da alcune opere rutilanti di Giulio D’Anna, che usa il treno per attraversare la Sicilia in lungo e in largo e regalarci visioni di sogno, fatte di luce e colori mediterranei. Fra le sue opere in mostra una su tutte: “Treno in velocità + stazione + paesaggio” che è esemplare del suo scomporre lo spazio visivo in forme e colori come in un mosaico.
    La mostra però vede altri artisti che in maniera più o meno esplicita hanno usato il treno per le loro opere. Ad esempio nel disegno di Carlo Carrà del 1913 il treno non c’è! Però c‘è una “sintesi di paesaggio di velocità da un treno”, ovvero il treno è stato il mezzo per ottenere un nuovo senso della visione, che poi è questo paesaggio irriconoscibile proprio perché deturpato dalla velocità che ne ha mescolato le forme per una nuova idea di visione.
    Allo stesso modo Futurluca (un allievo di Balla) ci regala una visione multicolore e un po’ astratta di una stazione ferroviaria. Anche qui il treno non c’è, ma il turbinìo di forme e colori ne suggerisce comunque la presenza dinamica.
    Per chiudere questo ‘collaudo’ degli artisti più rappresentati nella mostra (ma ve ne sono altri ancora di interessanti, tra i quali Conti, Ciacelli, Erba e Sironi), va citato l’articolato, e quasi futur-surreale “collage di paesaggio urbano” di Vinicio Paladini, nel quale il treno dialoga a distanza con un’automobile in un paesaggio spoglio ma floreale. È questa forse l’opera più geometrica, quasi asettica nel suo rigore costruttivo, un rigore che attraversa del resto tutta l’opera di questo artista tra Futurismo e Costruttivismo.
    Fine del Collaudo.







“ Avevamo vegliato tutta la notte – i miei amici ed io –
sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato…

Sussultammo ad un tratto, all’udire il rumore formidabile degli enormi
tramvai a due piani, che passano sobbalzando,
risplendenti di luci multicolori…

Soli coi fuochisti che s’agitano davanti ai forni infernali…
soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate delle
locomotive lanciate a pazza corsa...

Noi canteremo… le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi… ”


Filippo Tommaso Marinetti
dal Manifesto di Fondazione del Futurismo

(pubblicato su “Le Figaro”, Parigi, 23 febbraio 1909)







OPERE








Lionello Balestrieri
Gare la nuit, 1900 ca
Olio su tela, 53 × 72 cm







Giovan Battista Carpanetto
Il treno (o “verso l’avvenire”), 1890
Olio su tavola, 36 × 24 cm







Fortunato Depero
Subway (Folla ai treni sotterranei), 1930
Inchiostro di china, china diluita e tempera su carta, 60 × 90 cm







Vittorio Corona
Dinamismo di un treno, 1931
Tecnica mista su tela, 74 × 98,5 cm







Primo Conti
I profughi, 1918
Olio su cartone, 55 × 49,5 cm







Roberto Marcello Baldessari
Treno in corsa, 1918 ca
Olio su tela, 50 × 60 cm







Luigi Russolo
Dinamismo di un treno in corsa nella notte, 1911 ca
Olio su cartoncino incollato su tela, 56 × 48 cm







Fortunato Depero
I bevitori e la locomotiva, 1925
Olio su tela, 62 × 50 cm







Roberto Marcello Baldessari
Treno + luce + velocità, 1916 ca
Pastelli a cera su cartone pesante, 50 × 60 cm







Giulio D’Anna
Trenino per bambini, 1933-34
Polimaterico su tavola, 20 × 61,5 cm







Pippo Rizzo
Treno in corsa, 1939 ca
Tempera su tela, 63,5 × 54 cm







Giulio D’Anna
Velocità simultanee di treno + aereo, 1934-35
Olio su tela riportato su masonite, 102 × 128 cm







Arturo Ciacelli
Place Clichy (Magic city), 1913
Olio su tela, 55 × 70 cm







Carlo Carrà
Sintesi di paesaggio di velocità da un treno, 1913
Inchiostro su carta, 11 × 18 cm







Antonio Marasco
Attacco al convoglio, 1932
Olio su compensato, 64,5 × 60,5 cm







Ugo Pozzo
Littorina, 1935
Olio su cartone, 32 × 37 cm







Giulio D’Anna
Dinamismo di un treno, 1928 ca
Olio su cartone, 28,5 × 38,5 cm







Vinicio Paladini
Composizione (senza titolo), 1925 ca
Tempera e collage su cartone, 37 × 53 cm







Vinicio Paladini
Collage di paesaggio urbano, 1920 ca
Tempera e collage su cartone, 38 × 48 cm







Giulio D’Anna
Alba + treno + stazione, 1934
Olio su tela, 68 × 90 cm







Futurluca
Alla stazione, 1918 ca
Acquarello su carta, 16 × 21,5 cm







Giulio D’Anna
La comunicazione, 1938 ca
Olio su tela, 166 × 129 cm







Giulio D’Anna
Treno in velocità + stazione + paesaggio, 1935-36
Olio su tavola, 58 × 105 cm







Uberto Bonetti
Locomotiva a vapore in corsa, 1930 ca
Tecnica mista su carta, 27,5 × 31,5 cm







Uberto Bonetti
Locomotiva in corsa – treno a vapore, 1930 ca
Tecnica mista su carta, 19,5 × 29,5 cm







Giulio D’Anna
Dinamismo di un treno (Siracusa - Catania), 1934-35
Polimaterico su tavola, 38,5 × 59,5 cm







Umberto Boccioni
Gli stati d’animo: quelli che vanno, 1911 ca
Riproduzione al tratto da originali in xilografia su carta, 27,5 × 37,5 cm







Umberto Boccioni
Gli stati d’animo: gli addii, 1911 ca
Riproduzione al tratto da originali in xilografia su carta, 27,5 × 37,5 cm







Umberto Boccioni
Gli stati d’animo: quelli che restano, 1911 ca
Riproduzione al tratto da originali in xilografia su carta, 27,5 × 37,5 cm







Fortunato Depero
Treno partorito dal sole, 1924
Matita e carboncino su cartoncino, 49 × 35 cm







Roberto Marcello Baldessari
Treno in entrata della stazione, 1916 ca
Matita grassa e carboncino su carta, 33,5 × 25,5 cm







Carlo Erba
Treno in corsa su un ponte, 1912 ca
Matita nera grassa su carta, 27 × 35,5 cm







Mario Sironi
Manichino in esterno, 1918 ca
Inchiostro su carta applicata su cartoncino, 12,5 × 15 cm






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