INTRODUZIONE
Gen. S.A. (Aus.) Alberto Rosso
già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica 2018-2021
“Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova che nulla ha di comune con
la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri […]. L’aeroplano che plana, si tuffa, s’impenna,
ecc., crea un osservatorio ipersensibile appeso dovunque nell’infinito […] Il tempo e lo spazio vengono
polverizzati dalla fulminea constatazione che la terra corre velocissima sotto l’aeroplano immobile”, così
recita il Manifesto dell’Aeropittura del 1931, sottoscritto da Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti,
Prampolini, Somenzi e Tato.
Se il Futurismo esalta e celebra la dinamicità e le conquiste della tecnologia, la velocità, il movimento dei
nuovi mezzi meccanici, della motocicletta, del treno, dell’auto, del motoscafo, non c’è dubbio che l’aeroplano
non solo permette velocità e dinamicità estremamente più elevate, ma si stacca dalla superficie,
offre movimento e libertà tridimensionale e, con esse, l’Aeropittura cattura e spettacolarizza sensazioni e prospettive
espressive assolutamente nuove, mozzafiato, possibili grazie alla conquista di una nuova dimensione:
il cielo, o “i cieli”, come il titolo della mostra.
Sul cielo e sul volo si era già espresso inequivocabilmente Leonardo da Vinci, oltre 400 anni prima del
breve balzo del biplano dei fratelli Wright: “Una volta che avrete imparato a volare, camminerete guardando
il cielo, perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare”. È una affermazione verissima e convintamente
condivisa da quanti, come me, hanno fatto del volo la propria passione, la propria professione e la propria
vita, ma è altrettanto vera e condivisa dai tanti autori che hanno inventato, costruito ed alimentato il movimento
dell’Aeropittura, molti cimentandosi con il brivido e con l’ebbrezza di un volo all’epoca ancora pionieristico,
avventuroso e spesso insicuro, che ammaliava le folle, che stupiva e che inorgogliva, che faceva sognare e
che sostanziava il progresso, la modernità e la tecnologia come nessuna altra conquista sino a quegli anni.
Questa mostra e le straordinarie opere esposte contribuiscono dunque a celebrare un momento straordinariamente
vitale e unico nella storia della pittura, della cultura e della società italiana. Si svolge per di più in un
periodo emblematico e particolare: a breve, il 28 Marzo 2023, l’Aeronautica Militare festeggerà il centenario
della propria fondazione, una delle primissime forze aeree indipendenti al mondo. I suoi mezzi, le sue imprese,
i suoi piloti, le sue conquiste, i suoi primati sono stati la linfa e la materia dell’Aeropittura, in un legame
fortissimo e profondamente fecondo, legame che questa mostra aiuta a ricordare e diffondere.
Grazie dunque alla famiglia Carpi ed alla Futurism&Co Art Gallery per questa opportunità, per l’energia
e per la volontà di promuovere e far conoscere opere ed autori che affascinano e travolgono con prospettive,
colori, immagini, spazi, e sensazioni uniche e irripetibili.
Nell’Aeropittura il futuro del Futurismo
Maurizio Scudiero
Quando Marinetti lanciava i suoi primi manifesti futuristi, all’inizio degli anni Dieci, le manifestazioni
della fase pionieristica dell’aviazione erano molto popolari in tutta l’Italia, e richiamavano sui prati di periferia
delle principali città, ma spesso anche sui tetti delle case ed sui campanili dei centri storici, migliaia di curiosi
che con il naso all’insù ammiravano quelle prime, incerte, evoluzioni di apparecchi realizzati in legno di balsa,
cartone e pelle.
Ma quello che Marinetti allora non poteva intuire era la grande portata di ciò che era accaduto sei anni
prima del suo manifesto del Futurismo, cioè il 17 dicembre 1903 sui prati di Kitty Hawk, dove Orville
Wright percorse a bassa quota quaranta yarde in volo. Quella non fu solo la vittoria del “più pesante
dell’aria”: non fu, in altre parole, solo un fatto tecnico-scientifico, proprio perché la sua eco immediata, diffusa
in tutto il mondo a mezzo stampa, più o meno velocemente, innescò una serie di processi in più ambiti dell’attività
umana. Uno di questi fu appunto il settore culturale ed artistico che accolse la notizia come l’ennesima
conquista di un percorso positivista, identificato genericamente nel Progresso, che già sul finire dell’Ottocento
agitava poeti ed artisti. I toni erano ancora simbolisti, e per questo motivo nei manifesti d’inizio del secolo
XX le conquiste del progresso erano ritratte nelle fattezze di conturbanti bellezze vestite spesso solo di veli
trasparenti che le avvolgevano amorevolmente. E dunque anche artisticamente la dimensione del volo rientrò
ben presto in questa visione post-romantica, a volte epica, altre ancora melodrammatica, che nella pratica si
risolveva nel consueto uso di copiosi cascami floreali tipici dello stile Art Nouveau, che in Italia fu ribattezzato
come stile Liberty. I risultati, nei termini di manufatti d’arte o di grafica applicata, furono in questo senso più
vicini alle suggestioni del Passato, anziché proiettarsi verso il Futuro, come la portata dell’evento avrebbe
richiesto. Non si riusciva, in altre parole, a cogliere lo strappo con tutto quello che era stato prima, e che la
nuova dimensione del volo portava in sé, proprio perché tutto l’ambiente culturale ed artistico mancava di
adeguati strumenti di pensiero per giungere al cuore nel Nuovo che avanzava.
Tuttavia il Futurismo non era ancora pronto in questo
slancio verso il cielo, nel senso che in un primo
momento tutto questo fervore aviatorio filtrò nel Futurismo
quasi esclusivamente nell’ambito letterario,
rimanendone invece la pittura pressoché indenne da
ogni influenza, forse perché troppo impegnata, all’epoca,
nella definizione di uno stile proprio. Il Futurismo,
infatti, nel suo bruciare tappe e tempi, spesso
lanciava troppo avanti il sasso delle sue provocazioni,
o delle sue invenzioni. Tra queste, appunto, la pittura
futurista che fu annunciata ben prima che uno
stile futurista vero e proprio fosse stato delineato sulla
tela.
Poi scoppiò la prima guerra mondiale dove l’aereo
giocò un ruolo importantissimo. L’Italia ne comprese
appieno le potenzialità, tanto che nel corso del
conflitto furono costruiti in Italia circa 12 mila velivoli
e 24 mila motori: uno sforzo bellico che vide il paese
superare la produzione di Austria, Russia e Stati Uniti.
Finita la guerra, si avviò un rinnovamento generale,
non solo nella società ma anche nelle arti. Prese
l’avvio in quel periodo anche una serie di imprese
solitarie di aviatori italiani, di record di velocità, altezza,
e distanza, che crearono un mito aereo italiano
circondato da un’aura d’invincibilità, e delineando
anche l’idea di un’aviazione che primeggiava nel
mondo e che veicolava l’idea di uno stato potente.
È in questo clima che cresce la seconda generazione
di futuristi, nata cioè all’insegna della liberazione
dalla terra. Fedele Azari, Fortunato Depero,
Gerardo Dottori, Benedetta, Tato, Tullio Crali, Renato
Di Bosso, Verossì, chi più chi meno, si ritrovarono
spesso a volare, a ‘spiralar È sopra le città, a riplasmare
la loro visuale del mondo. Il loro taglio con il
passato fu, simbolicamente, il volo di D’Annunzio su
Vienna, nel 1918. La loro prima ispirazione, appunto
le imprese degli aviatori italiani, da Laureati, a
Ferrarin, a De Pinedo, a Balbo, che nel corso degli
anni Venti mietono record su record, da quello di
velocità, a quello di altezza, a quello della distanza.
Il loro teorico, Fedele Azari, autore del manifesto
Teatro Aereo Futurista, del 1919, pittore, aviatore,
tombeur de femmes e pioniere dell’aviazione civile
italiana. E se da una parte bisognerà attendere la
fine degli anni Venti perché l’idea di Aeropittura abbandonasse
la sua posizione periferica per divenire il vero cuore, motore, e di lì a poco anche il nuovo volto
del Futurismo alla soglia dei vent’anni dal manifesto di fondazione, già nel corso del decennio vari segni premonitori,
una sorta di fil rouge, mostrano già una generale adesione all’epica del volo: ad iniziare dal Ritratto
psicologico dell’Aviatore Azari che Fortunato Depero dipinge a Torino nel 1922 dopo aver volato a lungo con
lo stesso Azari e Franco Rampa Rossi.
A chiudere il decennio con un’altra svolta epocale ci pensa F.T. Marinetti che con l’articolo Prospettive del
volo e Aeropittura, pubblicato da “La Gazzetta del Popolo” di Torino del 22 settembre 1929, va a coagulare
tutti questi sintomi in un vero e proprio manifesto programmatico.
Era nata l’aeropittura.
Balla e Ballelica: la luce umana nell’incanto dei cieli misteriosi
Elena Gigli
Illustre pittrice,
non le sembri scortesia se questa lettera non è firmata per motivi di delicatezza verso persone che Lei conosce,
ma spero di essere scusato nell’esprimerLe la mia sincera ammirazione per l’arte sua nobilissima. Soprattutto
ha portato nella nostra vita una verità nuova: la luce umana nell’incanto dei cieli misteriosi!
Mai nessuno prima di Lei ha dato ai cieli tanta sensibilità di espressione così spontanea e naturale. Ho
l’onore di salutare un Grande Artista elemento che il Destino adopera per il rinnovamento avvenire.
(Biglietto “anonimo” di Giacomo Balla alla figlia Elica, Roma 1938, pubblicato nel pieghevole Elica Balla: vivendo di cielo, Galleria
d’Arte S. Marco, Roma 22-31 ottobre 1979)
È il primo febbraio del 1931 quando a Roma a “La Camerata degli
Artisti” in Piazza di Spagna 35 viene inaugurata la Prima Mostra
di Aeropittura dei Futuristi Balla, Ballelica, Benedetta, Diulgheroff,
Dottori, Fillia, Oriani, Prampolini, Bruna Somenzi, Tato, Thayaht
organizzata da Filippo Tommaso Marinetti come Omaggio Futurista
ai Trasvolatori. In catalogo viene pubblicato il Manifesto della Aeropittura
firmato dai Futuristi Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia,
Marinetti, Prampolini, Somenzi, Tato. Al numero 1 figura Balla con
il suo Celeste metallico aeroplano; al numero 2 la figliola - con lo
pseudonimo Ballelica - espone Bolama.
La grande tavola di Balla si configura come un omaggio a Italo Balbo (Quartesana-Ferrara 1896-Tobruk-Libia 1940), il quale dal 1929 al 1933 ricopre l’incarico di Ministro dell’Aeronautica. Guida personalmente lunghe crociere di squadre di velivoli, propagando le idee dell’Italia fascista anche all’estero. Da ricordare, nel 1928, la crociera nel Mediterraneo occidentale con 61 idrovolanti e quella del 1931 tra l’Italia e il Brasile. Il 10 agosto 1929 ottiene il grado di Generale di Squadra e nel 1933 quello di Maresciallo dell’Aria. Nel dicembre del 1930 fa la prima crociera atlantica con meta Rio de Janeiro. Nel 1934 è nominato Governatore della Libia: durante la II Guerra Mondiale, il 28 giugno 1940, per un errore dell’antiaerea italiana, viene colpito nei cieli di Tobruk. Esiste nella scatola dell’Archivio Bio-iconografico di Balla alla Galleria Nazionale di Roma, una fotografia antica dell’opera. Nel retro della foto, vi è scritto, poi cancellato: TRASVOLATA \ ELICOLIRICATSMOSFERICA \ TRICOLORFASCISTA \ FUTURBALLISSIMA. Nella recensione alla mostra si parla del “grande quadro allegorico di Balla” che “pareva aver saccheggiato le viole, le rose, le margherite di Piazza di Spagna. […] Si tratta di un’esposizione viva, vibrante, pulsante. Vibrante di eliche, pulsante di motori. Futurista o meglio di attualità immediata. Si tratta della mostra di Aero-pittura, organizzata in omaggio ai Trasvolatori: la prima d’Italia e di Europa”. E conclude: “Ritornando al grande quadro di Balla ove in un’apoteosi cromatica l’emblema del Fascio si erge a fianco di ognuno dei dodici idroplani che attraversano l’Oceano dobbiamo riconoscergli un modernissimo sapore di manifesto rurale che non nuoce certo all’esaltazione dell’impresa, né all’arte impetuosamente sincera, e prospetticamente sapientissima”. Invece, dell’opera che presenta Elica Balla con lo pseudonimo Ballelica, Bolama non si sa nulla. La Rossati nella sua recensione parla di “molti di questi quadri contengono (come dice l’interessante programma della pittura aerea) simultaneamente ‘il doppio movimento dell’aeroplano e della mano del pittore che muove matita, pennelli e diffusore”.
Tuttavia la prima volta che troviamo Balla Giacomo e Ballelica che espongono insieme è nel 1929 alla Galleria Pesaro di Milano: Giacomo ha 58 anni ed espone Un attimo della mia vita, Elica ha 15 anni ed espone Compenetrazione. Filippo Tommaso Marinetti “illustra la mostra e si batte senza esclusione di colpi per i principi e le interessanti leggi della ‘Aeropittura’”: “Osservando i quadri esposti è facile notare una tale varietà di temperamenti, di forze pittoriche e di personalità inventive che annulla ogni accusa di scuola, di ripetizione e di artificiosità. …Ballelica, Bot, …ànno ognuno una tavolozza futuristica speciale. Trasfigurazioni plastiche nelle realtà di oggi e di domani. Stati d’animo e forze misteriose espresse plasticamente. Prospettive aeree, architetture, architetture degli spessori d’atmosfera. Simultaneità e compenetrazione di tempo e spazio, lontanovicino ricordatosognato esternointerno. Una pittura virile, ottimista, coloratissima e movimentata che risponda alla fantasia e ai muscoli volontari del Carso, degli squadristi e balilla”. Conclude analizzando i vari artisti, e scrive di Balla: “Passando rapidamente in rassegna le 300 opere dei 33 pittori futuristi, indicherò lo stato d’animo del grande Giacomo Balla che rinfresca la sua vasta e universale produzione con un nuovo balzo lirico verso quella pittura degli stati d’animo che si lega oggi intimamente alla nostra sensibilità”.
Dopo questa prima esperienza dove sono presenti con opere “aeropittoriche”, Giacomo con la figlia Elica
sono presenti invece con opere dedicate al mare alla III Mostra Marinara d’Arte a Roma. Elica sempre con
lo pseudonimo di Ballelica è presente nella sala XVI dedicata ai Futuristi con un Mare; Balla invece presenta
tre Ondevele e Allontanarsi per vedermi. In catalogo alla pagina 47 è riprodotto a china l’opera Onde Vele,
ovvero la grande tela d’arazzo della Banca d’Italia esposta già nel 1925 a Parigi col titolo Mer, voiles, vent.
A fine dicembre, nella Mostra del Centenario della Società Amatori e cultori di Belle Arti a Roma ambedue
espongono nella sala del Gruppo Futurista: Balla è presente con 5 opere degli anni Venti, da Futurfascismo a
Tormento d’animo, da Sincero-Falso a Fiorlutto (non identificato) a Mio
istante mentre la partecipazione di Ballelica è circoscritta a due lavori
non ancora identificati: Ciao e Sigarette. Così Elica ricorda la sua partecipazione:
“Nella Mostra del Centenario anche io esponevo, nella sala
futurista, due quadretti futuristi che poi ripudiai perché fu solo in quel breve
periodo della prima giovinezza che ebbi qualche entusiasmo per il Futurismo;
da allora non dipinsi ma più nulla con quella intenzione e come
già dissi mio padre non disse mai una parola in proposito”. Un’altra
presenza insieme è alla XVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte
di Venezia nel 1930 dove nella sala 39 dedicata alla Nuova pittura
futurista Balla è presente con Cagnolino al guinzaglio, Sincero e falso e
La signora Bionbruna e Ballelica al n.7 del catalogo figura con Stato d’animo.
Nella presentazione dei Nuovi Futuristi, Marinetti al punto 3 parla
di “Unico nostro modello è la macchina, figlia necessaria dell’uomo,
necessario prolungamento del corpo umano e unica maestra di simultaneità.
Per estetica della macchina noi intendiamo lo splendore glometrico
[sic] e numerico fatto di sintesi, ordine essenziale, precisione, ingranaggi,
movimento, dare-avere, continuità regolarità. Questa estetica è basata
sullo spirito della macchina e non sulla macchina stessa, simultaneità di
forze che aspirano sempre più alla massima organizzazione”.
Nella primavera del 1931, Ballelica è tra i 22 espositori al Circolo
Artistico di Trieste14: espone Aeropittura insieme a Le forze di un bosco
di Benedetta e opere dal titolo Áeropittura di Diulgheroff, Fillia, Oriani,
Pozzo, Prampolini insieme a 2 Paesaggio aereo di Tato. Nel secondo volume
Con Balla, Elica Balla racconta di un suo viaggio “di qualche giorno
nel Friuli e a Venezia; vi andammo con un giovane che papà aveva conosciuto
alla esposizione [la I Quadriennale del 1931 nda]. Egli ci portò nel
Friuli”15: tuttavia non fa mai alcun riferimento alle sue opere presenti nelle
mostre di Aeropittura. Infine, nell’ottobre alla Galleria Pesaro di Milano si
inaugura la Mostra Futurista di Aeropittura e di Scenografia16: Ballelica
è presente con Dinamismo aereo. Gli espositori sono 41 Aeropittori Futuristi:
si va da Benedetta, la moglie di Filippo Tommaso Marinetti e allieva
di Balla con 3 opere a Dottori e Fillia presenti con 10 lavori ciascuno. Poi
Prampolini con 8 e Tato con 26, Munari con 13 e Crali con 2 e Oriani con
9. Nella prefazione, Marinetti scrive: “Una curiosità morbosa affollò le
prime mostre di Roma (Febbraio 1931) Trieste e Parigi (Marzo 1931 Sala
de l’Effort). Una polemica intelligente agitò i duemila visitatori quotidiani
della mostra di Firenze. Questa che presentiamo ora nelle sale della Galleria
Pesaro di Milano, supera di molto le precedenti. 41 aeropittori, ormai
usciti dalle ricerche e dai tentativi, realizzano plasticamente la sensibilità
aviatoria”. Chiude la mostra la sezione intitolata Architettura di Aeroporti
(da notare De Giorgio con una Aerovisione della città futura e Sartoris con
Progetto di grande Aeroporto) e quella dedicata all’Arte Decorativa con le
Ceramiche Futuriste di Fillia, Tullio d’Albissola, Farfa e Diulgheroff.
Se da un lato ad oggi non abbiamo ancora rintracciato opere esposte dall’ancora non ventenne Ballelica - si ricordano Compenetrazioni, Stato d’animo, Bolama, Aeropittura e Dinamismo aereo - il 1935 segna un forte cambiamento nell’arte della “piccola acchiappanuvole”. Nel volume che dedica alla vita del papà Giacomo, scrive: “Feci dei bozzetti per un salone, che naturalmente nessuno mi aveva ordinato, decorato con cieli solamente, nuvole e nuvole; mio padre apprezzò molto quel lavoro e da quel momento lo studio delle nuvole mi occupò tutta la vita”. Contemporaneamente, nell’autunno, viene inaugurata alla Galleria d’Arte L’Antonina a Roma la Mostra delle opere di pittura di Giacomo Balla di Luce e di Elica Balla: Giacomo espone 59 opere che attraversano tutta la sua arte, Luce espone 30 lavori che vanno dalle nature vive ai paesaggi ai notturni. Elica è presente con 21 opere: dai ritratti ai fiori ai paesaggi. “Nelle due salette sono i lavori di Luce ed Elica Balla. Opere profonde per valori intrinseci e per sentimento. Due giovani che già sono all’apice dell’arte, con una sicurezza tecnica e con una coscienziosità artistica che ne fanno le sue continuazioni del Padre. […] Elica, invece, è classica, il suo tocco è virile; la sua ricerca è di un verismo da grande maestro dell’arte. […] Oltre ai suoi capolavori, Balla ha creato due grandi artiste che continueranno ad esprimere la sua anima molteplice in due delle sue molteplici espressività”, ne scrive Guido Cremonese recensendo la mostra. Il cielo è sempre stato per Elica un soggetto da rimirare e studiare di continuo. Nel 1942 partecipa con un notevole gruppo di olii e pastelli alla mostra organizzata al Lyceum Romano dal titolo Nel vero verso la luce: al numero 53 un Vivendo di cielo figura con il prezzo di lire 800. Il giornalista Attilio Crespi nota nel suo articolo sull’ “Osservatore Romano” del 12 dicembre, la vicinanza di “questa pittura [ai] pensieri poetici dipinti. Quale diletto la pittrice si procuri nelle sue intenzioni, lo si potrebbe dedurre dai titoli che le opere portano: Fiori gemelli, Spiriti arguti, vale sua partecipazione come “una cosa molto privata [dove] i miei lavori, così diversi tra loro, risultarono affastellati e disorientava chi visitava superficialmente quella saletta dove solo un intenditore poteva scorgere qualche spiraglio in cui si vedevano possibilità avvenire. Avevo esposto i miei cieli ancora un po’ grigi e fiori strani su fondi scuri”.
Nel 1946 Renzo Fanti parla dei Cieli di Elica Balla come finestre
aperte sull’infinito: “…La piccola ‘…acchiappanuvole’. Sembra che il
cielo l’abbia sempre attratta, sin da bambina (non per nulla suo Padre
le diede quel nome), quando passava lunghe ore ad osservare il mutar
delle luci e l’incalzarsi delle nubi, sorda ai richiami dei suoi: sicché Balla,
scherzando affettuosamente su questa specie di mania della sua bambina,
la battezzò acchiappanuvole. […] Dei mezzi tecnici, dopo averli
tutti sperimentati con risultati lodevolissimi, scelse il pastello, più intonato
alla sua natura, più morbido, più lieve, più adatto a rendere i suoi soggetti
preferiti. […] Torniamo dunque ai cieli. Fu cinque o sei anni fa che
Elica Balla, dopo essersi cimentata nelle varie espressioni pittoriche già
considerate pensò di fissare sulla tela e sui cartoni il frutto delle sue osservazioni
di tanti anni. E i primi risultati furono tali che il buon Maestro
non ironizzò più su questa particolare inclinazione della sua figliola e
si accorse di trovarsi in maniera inattesa di fronte a una manifestazione
d’arte nuova e originalissima”. E continua il Fanti, “parlando del temperamento
volitivo, deciso, scrupoloso nello studio quanto fermo nel rinnovare
tentativi su tentativi per raggiungere lo scopo che si è prefisso, ha
fatto del cielo l’oggetto di una particolare osservazione e ha saputo, con
dolce e sorridente caparbietà impadronirsene al punto ch’esso non ha
oggi ormai nessun segreto per lei”23. …e niente di meglio che questi Cieli
di Elica a illustrare le parole dei Renzo Fanti: dal sottile orizzonte del blu
notte parte e si innalza fino all’infinito in una vorticosa apertura di luce
tutta la sensibilità delicata (a volte fragile) di chi ha voluto rappresentare
soltanto la vicenda di tutta di una vita vissuta come luce fuggente di una
giornata finita, come si legge sul cartone di chiusura dell’opera Cielo
datato 1946 ed esposto in questa mostra (cat. n.10).
E si conclude con la riflessione del Fanti: “Perciò questi quadri di Elica
non sono alla portata di tutti i visitatori: essi costituiscono una specie di
diario intimo, che l’artista tiene gelosamente riposto e che solo in casi
eccezionali viene mostrato a qualche iniziato. È questo un vero peccato!
Ma Balla, oltre che padre sollecito e affettuoso, è anche severissimo
maestro: perciò è bene lasciarlo fare e non contrariarlo”.
Info Mostra
FORZE DEL CIELO da Balla alle aerovisioni
dal 6 ottobre 2022 al 15 febbraio 2023
Futurism & CO Art Gallery, Roma