DALLA FONDAZIONE AD OGGI, SIBÒ TESTIMONE DEL NOSTRO TEMPO
DAMIANO COLETTA
Sindaco di Latina
L’esposizione di oltre quaranta opere realizzate dal pittore futurista Pierluigi Bossi, in arte Sibó, allestita nella sala destinata alle mostre temporanee della restaurata Galleria Civica, segna un momento importante nella storia della città e della galleria stessa e, non ultimo, anche del corso di questa Amministrazione. In primis la concomitanza delle date: il 16 dicembre 2017 ricorrono i centodieci anni dalla nascita di Sibò mentre due giorni dopo si celebra l’ottantacinquesimo compleanno di Latina. Questa importante occasione ha rappresentato il pretesto per creare le condizioni affinché si realizzasse il ritorno in città di uno dei visionari del primo Novecento che la hanno immaginata prima e raccontata poi. Pierluigi Bossi fu collaboratore, e in alcuni casi alter ego, di Oriolo Frezzotti, il redattore del primo piano regolatore di Latina: di Sibó, ad esempio, è il progetto definitivo dell’attuale Piazza del Popolo e dei suoi giardini. La mostra Sibófuturista inoltre è il primo evento che la Galleria ospita dopo un periodo piuttosto lungo di chiusura, necessaria ai lavori di restauro e di riorganizzazione. Non è un caso che questa Amministrazione abbia voluto sottolineare la riapertura di un luogo così importante per la cittadinanza proprio con un testimone della nascita della città, poiché, al di là delle interpretazioni ideologiche, l’architettura di fondazione e il Futurismo, di cui Bossi e un nutrito gruppo di artisti che ha operato in terra pontina, sono l’espressione migliore, rappresentano l’idea prima dei nostri luoghi. Oggi, grazie al contributo di Piergiacomo Sottoriva e alla disponibilità di Simona Bossi, figlia dell’artista, è possibile ammirare il grande lavoro che Sibó ha dedicato alla città e alla sua gente. Quella di ieri e quella di oggi.
SIBÓ E IL NUOVO CORSO DELLA GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI LATINA
ANTONELLA DI MURO
Assessora alla cultura e all'istruzione
Quale migliore occasione dell’inaugurazione del nuovo allestimento della nostra Galleria per celebrare l’opera di Pier Luigi Bossi. In arte Sibò, fu tra i protagonisti della creazione del luogo che avrebbe accolto le opere donate alla ‘città nuova’ da tutta Italia - la Galleria d’Arte Moderna - inaugurata anche allora lo stesso 18 dicembre, ma del 1936 ed in presenza di Mussolini. «...arrivarono più di 400 opere, doni di autori e di musei...» ci rivela Sibò in un’intervista del ’92. Oggi, di quelle 400 opere, conserviamo Il lago di Arturo Tosi, la Maternità di Primo Conti, la più intimista Natura morta di Francesco De Rocchi, firmatario del Manifesto del Chiarismo, Aprile di Plinio Nomellini, La famiglia di Bruno Saetti. Tra le opere disperse a causa della guerra possiamo nuovamente soffermarci di fronte alla Campagna romana di Vertunni donata allora dalla città di Trieste, e recuperata nel Museo d’Arte Moderna di Indianapolis, contemplare La romana di Corrado Cagli e la Stradella di campagna del veronese Angelo Zamboni o uno scorcio di Schilpario ancora di Arturo Tosi, recuperato solo nel 2013 e l’Autoritratto di Ludovico Tommasi. È nostra intenzione tentare di riempire i vuoti causati dalla dispersione bellica, acquisendo opere realizzate fra le due guerre - come è stato definito quel fervido periodo - da affiancare a quelle superstiti; mancano all’appello firme autorevoli come Bucci, Campigli, Capogrossi, Cascella, Cavalli, Chini, Dottori, Fontana, Guidi, Malerba, Michaelles, Morandi, Salietti, Sbisà, Tato, Thayaht, Wildt e Usellini, recuperabili solo attraverso una lenta ricerca delle immagini di quanto è andato perduto per poterne rivendicare il diritto alla restituzione. Vi è tuttavia molto altro che rende preziosa la collezione della Galleria, luogo che desideriamo inoltre aprire a nuove esposizioni - anche grazie alla collaborazione tra Ente locale e privati - nuove occasioni per arricchire e diversificare l’offerta culturale della città, senza trascurare naturalmente gli artisti locali in attesa che la nuova sede dell’Arte Contemporanea possa essere agibile con continuità e come luogo di confronto. Un percorso che inauguriamo con la mostra su Sibò - mai realizzata prima a Latina - grati a un artista caro alla città, dove egli ha vissuto e alla quale ha dedicato parte della sua opera lasciando testimonianza del sentire artistico-culturale del suo tempo. Desidero infine ringraziare la Direzione Musei e Pinacoteche per il prezioso lavoro che ha permesso di restituire alla città questo importante sito espositivo.
PIERLUIGI BOSSI IN ARTE SIBÓ, DAL FUTURISMO PONTINO ALLA QUADRIENNALE
FRANCESCO TETRO
Direttore dei civici musei comune di Latina
L’esposizione di opere di Pierluigi Bossi nello spazioso ambiente attiguo alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea è strettamente legata alle vicende della Civica Collezione, all’antico allestimento e a tutti i trasferimenti che la struttura dovette subire tra il 1936 e il 1944, perché l’attività dell’artista coincise con quella del tecnico comunale a cui venne affidato il collocamento delle opere acquisite e l’indicazione degli spazi adeguati ad esporle. Ma Pierluigi Bossi, in arte Sibò, fu anche il co-fondatore dell’Unione Provinciale di Littoria della Confederazione Fascista Professionisti e Artisti che promosse le due mostre d’arte della provincia di Littoria, organizzate a Sabaudia nel 1936 e nel 1937, la cui memoria venne inserita da Carlo Fabrizio Carli nel contesto della mostra Futurismo e Meridione (a cura di Enrico Crispolti), allestita a Napoli nel Palazzo Reale nel 1996. Quella mostra affrontò, in un più ampio contesto, anche la breve e fervida stagione futurista pontina, messa in relazione con l’impresa della bonifica e della fondazione delle città. I futuristi ne esaltarono le varie tematiche, soprattutto la velocità, ravvisata nella rapidità progettuale e realizzativa, e lo stesso Marinetti intervenne sulla stampa sottolineandone nel 1932 il “ritmo eroico” e la “rapidità fascista”. Del resto nel Manifesto futurista dell’Architettura aerea, lanciato nel 1931 da Filippo Tommaso Marinetti, Angiolo Mazzoni e Mino Somenzi, si sottolineavano l’Aviazione come fattore importante, il ruralismo velocizzato, l’aeropoesia, l’aeroscultura e la nascita della Città Unica a linee continue da ammirare dall’alto. Il punto di vista, i temi e le caratteristiche dell’aeropittura fin dal 1929 avevano trovato in effetti una codificazione nel Manifesto dell’Aeropittura futurista, redatto dallo stesso Marinetti, da Giacomo Balla, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Gerardo Dottori, Benedetta Cappa, Fillia, Tato e Somenzi che il Nostro ben conosceva. Pierluigi Bossi con il collega e amico Dario Di Gese appartengono evidentemente a quella stagione, e Bossi, almeno dal 1929, quando si avvicina al gruppo futurista torinese, è poco più che ventenne. Dal 1934 Bossi è a Littoria come Caposezione del Comune ed è a lui, l’anno successivo, che viene affidata la progettazione della Piazza dell’Impero, ora Piazza del Popolo, seguita dalla gestione, pubblicizzazione e allestimento di vari eventi artistici della città come il Congresso di Poesia e Arti Corportive nel 1937, seguito l’anno dopo dalla Mostra delle Massaie rurali, firmandone il manifesto con Benedetta, Di Gese, Farfa, Tullio d’Albisola, Prampolini, Sanzin e altri, molti dei quali
La conquista dello spazio, 1937
saranno suoi sodali in altre iniziative non solo locali. Si ricorda che Sibò e Prampolini cofirmarono un’opera che è esposta in questa antologica, non cosa rara in quegli anni. Gli episodi pontini degni di nota sono però le due mostre d’arte citate a cui partecipò Gino Gonni e un decano del Futurismo: Giacomo Balla, e sarà il Gruppo futurista di Littoria ad avere maggior spazio. Dario di Gese presentò ben 14 opere: Campi al sole, Campagna romana, Dinamismo di Aquile, Bonifica pontina, Scenotecnica, Geometria spaziale, Quiete marinara, Televisione, Autoritratto, Bonifica idrica, La marcia, Composizione, Composizione, Oasi e Pierluigi Bossi 8 opere: Sabaudia, Paesaggio Italico, Traslazione, Rustico, Frate Francesco, L’ombra della torre, Poesia del Golfo, La battaglia dei campi, accostate a La grande bonifica e Teatro lirico che il Di Gese e il Bossi cofirmarono. Opere tutte caratterizzate da un uso del colore a stesura piatta, da accostamenti solari, luminosi, affatto realistici, campiti da fasce e da linee avvolgenti e sinuose che, alludendo alla rotondità della terra, propongono dei fermo immagine ripresi dall’aereo delle città e del paesaggio, spesso sottolineato dalla veduta del promontorio del Circeo. La tendenza è quella di geometrizzare la realtà, di gestirne le forme attraverso il colore-luce, cercando però sempre di alludere al paesaggio trasformato. In linea con le ricerche più avanzate del futurismo, Bossi si cimentò anche con il polimaterismo, complice il suo interesse professionale per i più diversi materiali, e con la grafica pubblicitaria per i numerosi allestimenti che è delegato a predisporre, a partire da quelli di Littoria (memorabile quello dell’ex Albergo Littoria, in collaborazione con Di Gese). All’esposizione del 1936 si affiancò il Premio Nazionale Letterario Sabaudia (venne premiato il dottor Vincenzo Rossetti per il suo Dalle Paludi a Littoria), Marinetti tenne una conferenza nel teatro di Sabaudia
Sorvolando Littoria, 1937
e nella seconda 'Città nuova' convennero numerosi visitatori. Da lì si dipanarono decine di altre iniziative a cui Bossi offrì il suo contributo, e il progetto, realizzato soltanto per pochi anni, dato l’insorgere del conflitto bellico, di dirottare il pubblico dei vari eventi romani nelle città pontine. L’anno successivo si terrà la Seconda Mostra d’Arte della Provincia di Littoria, in edizione un po’ più modesta, seguita da varie iniziative che videro il Bossi partecipare anche a varie rassegne nazionali, come la Biennale di Venezia, in cui i futuristi ebbero un ragguardevole spazio. L’altro aspetto interessante dell’attività del Nostro è legato alla nascita della Galleria di Littoria, prima spontaneamente intorno ai doni di artisti e di Istituzioni pubbliche, poi incentrata su opere di artisti presenti alla XX Biennale e alla II Quadriennale. Il 18 dicembre 1936, nel IV anniversario della fondazione della città, Mussolini presenziò all’inaugurazione della Mostra d’arte permanente di Littoria, allestita provvisoriamente presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Vittorio Veneto”, che annoverava 396 opere. Già il 3 febbrario 1939 saranno circa 500 le opere pervenute e inventariate, per arrivare - anche con acquisti - a qualche centinaio in più, fino al 2 aprile 1944, quando quello straordinario patrimonio venne di fatto quasi azzerato. Fino a quell’anno però è al Bossi che si deve un’attenzione al miglior collocamento delle testimonianze artistiche dell’epoca nelle varie sedi che ospitarono la Galleria d’Arte della città. Ecco pertanto il doveroso omaggio della città ad un artista tutto da scoprire.
Girando sul litorale pontino, 1935
SIBÓ UOMO, PADRE E ARTISTA CON IL FUTURISMO COME STILE DI VITA
Ho percorso un secolo o quasi, il secolo (forse) per l’uomo il più interessante di tanti trascorsi e l’ho percorso ad occhi aperti…
Sibò
Simona Bossi
(a modo mio un po’ sibò anch’io)
Sibò è stato un grande artista, un grande uomo, ma soprattutto un grande papà. Un futurista a tutto tondo che ha vissuto la vita con forza, coraggio e intelligenza. Un uomo la cui storia attraversa il XX Secolo ed è impregnata dall’ardore degli Anni ’30 e dalle condivisioni di arte, di emozioni ma soprattutto di vita, col creatore del movimento futurista Filippo Tommaso Marinetti ed i magici futuristi di quel periodo, uomini che hanno firmato il più grande impulso culturale dell’epoca moderna ed hanno posto la loro firma anche sulle vite dei loro figli con l’insegnamento di una visione e di valori che oggi fanno davvero la differenza. Scrisse Filippo Tommaso Marinetti: “Usciamo dalla saggezza come da un orribile guscio e gettiamoci come frutti pigmentati d’orgoglio entro la bocca immensa e torta del vento…diamoci in pasto all’ignoto non già per disperazione ma soltanto per colmare i profondi pozzi dell’assurdo”. Io ho imparato a guardare sempre al futuro ma ho respirato, e per certi aspetti fatto miei, i ricordi della vita di mio padre senza nostalgie. Il Futurismo per me si è tradotto in uno stile di vita e posso toccarlo con mano attraverso le numerose testimonianze che ho ereditato da papà. Libri, documenti, manoscritti, quadri (moltissimi quadri) che rappresentano la produzione artistica di una vita di Sibò e quadri di altri autori con i quali papà scambiò dei lavori per suggellare il valore ed il senso di un’amicizia che allora aveva davvero un sapore profondo, diverso da quello delle amicizie dei nostri giorni. Quando guardo queste opere o le tocco è come se la Storia decidesse di tornare ad essere protagonista insieme alle emozioni di quella porzione di vita che ciascuna opera rappresenta, e che così ogni volta può tornare ad essere protagonista. Ancora Marinetti: “Compito della poesia e delle Arti è sempre quello di idealizzare l’Universo, verbalizzarne riplasmandone e sonorizzandone i pensieri le forme, i colori, i suoni, i rumori, i profumi e i tatticismi”. Queste opere possiedono la magia di tutte le emozioni che hanno rappresentato per mio padre e che oggi rappresentano per me. Possiedono l’energia della Storia e la forza del movimento. Il loro valore non riguarda solo l’autorevole firma ma abbraccia le Storie ed i sentimenti della vita di Sibò e della mia vita. Questi quadri rappresentano sì il movimento ma soprattutto la vita. Quella vita che i futuristi sapevano vivere a testa alta con fierezza, guardando solo avanti, con la straordinaria capacità di rappresentare attraverso l’arte il vortice delle sensazioni e della ricerca del futuro. In una parola la vita stessa, la visione a colori europea e mondiale, il coraggio e l’orgoglio dell’uomo, l’infinito al di là di qualunque confine o limite dello spirito umano, la volontà sopra gli ostacoli, l’intelligenza contro qualunque barriera e pregiudizio.
Uomo-casa
CENNI SUL RESTAURO DELLE OPERE DI SIBÓ
UMBERTO BERRINO
Restauratore
L’approccio al restauro delle opere “moderne” presenta una serie di problematiche derivanti soprattutto dalla incertezza riguardo i materiali adottati durante la realizzazione. A differenza dei quadri antichi, di cui abbiamo la quasi perfetta conoscenza circa le materie prevalentemente di natura organico-vegetale e delle tecniche pittoriche usate, davanti ai quadri moderni tali certezze vanno scemando. L’affermarsi di nuovi materiali chimico/sintetico, in uso dalla fine dell’800 in poi, ha modificato significativamente la realizzazione delle opere d’arte favorendo l’adozione delle tecniche miste, l’utilizzo cioè di materiali diversi nella stessa opera. Nel caso delle opere del Maestro Sibò l’individuazione della tecnica pittorica di ogni singola opera è stata determinata grazie alle notizie fornite direttamente dalla figlia dell’artista, ma soprattutto con l’ausilio della gran mole di documenti redatti dallo stesso Sibò riguardo il modo con cui operava. Egli, appunto, ha adottato la tecnica mista in quasi tutte le sue opere. Il restauro lo ha registrato e confermato. Le opere sottoposte al restauro, in buona parte tele del periodo cosiddetto “storico” ed anche quelle dipinte su tavola di compensato e cartoni, sono realizzate con materiali definiti all’epoca autarchici quali proprio il compensato, così come la traccia in grafite del disegno sottostante, la tempera classica e i leganti acrilico-vinilici. Materie autarchiche appunto, alternate a sovrapposizioni di colori ad olio, inserimenti grafici con matite colorate, pastelli ad olio e a cera. I dipinti hanno ricevuto una blanda pulitura, cosidetta differenziata, che prevede l’uso di sostanze diverse in tempi e modi diversi sia ad umido che a secco. Nei casi in cui le tele presentavano una marcata debolezza strutturale è stato effettuato il consolidamento verso-recto. In un caso è stato adoperato lo strip-lining ovvero l’incollaggio di strisce di nuova tela perimetrali sui bordi del dipinto per consentirne il corretto ritensionamento. Nel complesso i dipinti erano in buono stato di conservazione e la reintegrazione pittorica è stata minima e necessaria solo in pochi casi.
Bozzetto per pastificio formiatrittico 1, 1948
Bozzetto per pastificio formiatrittico 2, 1948
Bozzetto per pastificio formiatrittico 3, 1948
Info mostra
SIBO' FUTURISTA
Galleria Civica d'Arte moderna e contemporanea
Latina
Date della mostra:
16 dicembre 2017 – 16 gennaio 2018