Museo

Giacomo Balla

Astrattista Futurista


Mamiano di Traversetolo – Parma, Fondazione Magnani Rocca

12 settembre - 8 dicembre 2015


a cura di Elena Gigli e Stefano Roffi



























Astratto



   Partendo dal presupposto contenuto nel Manifesto La pittura futurista del 1910 – "noi proclamiamo che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi" – si individuano nella luce e nel movimento gli strumenti dell'arte di Balla per dominare la materia pittorica. Già nei Manifesti futuristi la luce è al centro dell'attenzione: "I nostri occhi abituati alla penombra si apriranno alle più radiose visioni di luci. Le ombre che dipingeranno saranno più radiose delle luci dei nostri predecessori. […] Noi futuristi ascendiamo verso le vette più eccelse e più radiose e ci proclamiamo signori della luce…". Fin dalle opere di inizio secolo, troviamo in Balla l'interesse per la luce: le vedute di villa Borghese del 1905 con la cupola di San Pietro e l'eucaliptus sullo sfondo, l'ombra che la sua casa-convento getta sul prato al di là della ringhiera, le torri della Galleria Borghese illuminate dalla luna, il volto di Elisa, prima fi danzata, poi moglie… tutto diventa arte – nuova – immutabile. Scrive Maurizio Fagiolo dell'Arco, nel 1967: "La natura: vengono ora al pettine tutti i nodi della cultura di Balla, teorico in pittura dell'Einfühlung, cioè della volontà di trovare un equivalente fi gurativo per ogni passione umana. Dirà il Manifesto del 1915 (Ricostruzione futurista dell'Universo), con formulazioni prossime all'Orfismo, che esistono ‘equivalenti' astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo". In questa prima sezione della produzione pittorica di Balla si spazia, dal 1905 al 1912, dalla rappresentazione naturalistica della luce a quella astratta dell'iride. "Mi alimento della purezza buonissima della natura" scrive Balla in un taccuino all'inizio del Novecento. E proprio dentro la natura di villa Borghese, Balla trova e trasferisce sul supporto pittorico (carta per i pastelli, olio per le tele) la sua verità, individuandola nella semplicità: "La semplicità (parola che si usa moltissimo ma quasi mai messa a posto) è la base della bellezza la quale è sempre prodotta dalla perfetta verità degli elementi e tutte le opere grandi sono manifestate con mezzi tecnici semplicissimi, Parigi 1900". Ogni volta Balla ci propone una soluzione diversa al suo problema visivo, anche se il soggetto è sempre la visione di villa Borghese, come succede nelle opere presentate: camminiamo sui prati illuminati dal sole in Alberi e siepe a Villa Borghese, ci rinfreschiamo davanti al dipinto Fontana, di proprietà della Banca d'Italia (esposto qui per la prima volta) e veniamo sopraffatti dalla grande Statua accovacciata nel pastello pubblicato su "Novissima", ammiriamo la cupola di San Pietro sullo sfondo della veduta dei campi arati. In fondo, la giovane moglie Elisa con un bicchiere di rose in mano ci viene presentata in un trittico (ricordo sacrale: Maggio è il titolo dell'opera, come maggio è anche il mese della Madonna) conservato presso la Corte Costituzionale nel palazzo della Consulta a Roma. Chiude la sezione lo studio della luce sviluppato da Balla a Düsseldorf, ospite dei Löwenstein per decorare la loro casa in riva al Reno. La via della lettura di questi studi conservati alla Galleria d'Arte Moderna di Torino si trova nelle lettere che Balla scrive durante il suo soggiorno del 1912: "Immensi spazi di piante e prati si interpongono nelle lunghe e distese pianure; tutto diventa, per la qualità della luce, più misterioso e velato, e la materia meno reale". Nella lettera del dicembre dello stesso anno leggiamo la sua nuova ricerca: "Molto carissimi, O prima di tutto godetevi un pochetto quest'iriduccio perché son più che certo vi piacerà; dovuto tale risultato ad un'infinità di prove e trovando fi nalmente nella sua semplicità lo scopo del diletto. Altri cambiamenti porterà nella mia pittura tale studio e l'iride potrà mediante l'osservazione del vero avere e dare infi nità di sensazioni di colori. […] Me ne sto qui nella mia camera al calduccio seduto a questo tavolino con luce elettrica, una squadra, due scatole di colore, cannocchiale, un compasso, calamaio lucente di terracotta fi orito, dei libri: Dante, Leonardo, Hugo". Infi ne, lo sguardo di Balla attraverso la Finestra di Düsseldorf, quadro recuperato dalle fi glie dell'artista nel 1968 e ora riproposto dopo quasi vent'anni dalla precedente esposizione: "Intanto ò aperto un momento la fi nestra per cambiare l'aria, lontano si vede il Reno con il ponte in ferro, ogni cosa è velata e l'Italia è così lontana" (18 novembre 1912).




Alberi e siepe a Villa Borghese
Alberi e siepe a Villa Borghese, circa 1905








Statua a Villa Borghese
Statua a Villa Borghese (Villa Borghese), circa 1905








Fontana a Villa Borghese
Fontana a Villa Borghese (Fontana che piange;
Fontana del Pincio), circa 1905








Villa Borghese dal balcone
Villa Borghese dal balcone, circa 1907








Maggio
Maggio, circa 1906








Compenetrazione iridescente
Compenetrazione iridescente
(schema a cerchi e a gocce colorate)
(studio dal taccuino di Düsseldorf), circa 1912








Compenetrazione iridescente 1
Compenetrazione iridescente
(schema a cerchi e a gocce colorate)
(studio dal taccuino di Düsseldorf), circa 1912








Compenetrazione iridescente 2
Compenetrazione iridescente
(elementi decorativi)
(studio dal taccuino di Düsseldorf), circa 1912








Compenetrazione iridescente 3
Compenetrazione iridescente
(studio dal taccuino di Düsseldorf),
circa 1912








Finestra di Dusseldorf
Finestra di Düsseldorf, novembre 1912


























Dinamico



    "Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una fi gura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente… […]. Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale… Noi proclamiamo che il dinamismo universale deve essere reso come sensazione dinamica", sottoscrivono i futuristi nel Manifesto del 1910. Dieci anni dopo, Alfredo Petrucci sottolinea la novità di Giacomo Balla: "Preoccupazione dei futuristi fu invece la durata dell'apparenza. E fermo in questo concetto, il Balla, prima che Boccioni giungesse alle audaci sue astrazioni plastiche, fissò in alcuni dipinti i suoi studi sulle fi gure in movimento". Nella primavera del 1913, Balla sviluppa lo studio del movimento dei rondoni contro la grondaia della sua abitazione ai Parioli: infi niti sono gli appunti, dai taccuini ai fogli più disparati, dove esprime simultaneamente l'analisi e la sintesi del movimento causato dalle ali degli uccelli tra di loro. Leggiamo il racconto della figlia Elica: "Ma ci sono i rondoni che volano e fanno festa intorno al tetto della casa e per tutta quella stagione fi no alla primavera inoltrata resta occupato a studiare il volo dei rondoni, è questo uno studio diffi cile e complesso poiché, oltre al susseguirsi dell'immagine degli uccelli mentre volano, egli intuisce e vuole rendere le linee del movimento dell'osservatore, mentre con passo lento si sposta camminando". I sei disegni incorniciati insieme (Legato Luce Balla alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, 1994) presentano il progredire delle ricerche: dai primi studi nati durante il soggiorno a Düsseldorf (il foglio 4 presenta sul retro uno studio per casa Löwenstein), ai disegni di stormo che preludono alle linee andamentali, per concludersi con la composizione fortemente astratta del volo sottolineato dalla sagoma di una rondine che da destra si insinua verso sinistra nella sintesi cuneiforme del volo. Per Giovanni Lista "i quadri sulle rondini concludono l'esperienza divisionista di Balla"; poi, nel catalogo del 2008: "In Volo di rondine utilizza una monocromia tonale di blu con fondo di pennellate a grosse tacche, ammassate a tasselli in basso e rarefatte, a reticolo, in alto, dove vuole rendere la vibrazione dell'aria. Come è sua consuetudine, completa la composizione ricorrendo alla mescolanza di due colori primari, il rosso e il blu, per ottenere una tonalità calda destinata a equilibrare il blu freddo delle rondini". Il secondo tema affrontato da Balla nella primavera del 1913 è quello della disgregazione dei corpi causata dal movimento e dalla luce, come era stato proclamato nel Manifesto La pittura futurista: "Noi proclamiamo che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi". Precedentemente Marinetti, nel Manifesto di fondazione del futurismo del 1909, aveva declamato che "un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo… un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia". In due delle opere esposte ci troviamo di fronte ancora alla prima fase dove – secondo quanto riferiva Maurizio Fagiolo dell'Arco nel corso del lavoro per il catalogo ragionato di Balla – "le automobili procedono sempre da destra verso sinistra e gli spessori dell'atmosfera si ingrandiscono nella stessa direzione (in forme circolari o diagonali)". Fedele a una osservazione scientifi ca, Balla sa bene che lo sguardo dello spettatore entra nel quadro da sinistra verso destra. In tal modo l'impatto tra la cosa rappresentata e l'occhio di chi lo guarda risulta più dinamico. In particolare, nello studio per Automobile in corsa è ancora più nitida la cabina con il suo tettuccio nello scalare prospettico della composizione verso sinistra rispetto alla complicazione dei triangoli e delle ruote in movimento presenti invece in Automobile + velocità + luce, già della Collezione Jucker, ora al Museo del Novecento di Milano. Chiude la sezione la molla a tempera su carta grigia della Donazione di Luce ed Elica Balla allo Stato Italiano del 1984, intitolata da Balla stesso Linea di velocità. Ma cosa è la "linea di velocità"? Partendo da diversi studi particolari (il moto relativo, il volo delle rondini, le compenetrazioni della luce, il dinamismo dell'auto), Balla approda alla linea di velocità, da lui stesso defi nita "base fondamentale delle mie forme pensiero". Non è un caso che esistano ben due taccuini (ora smembrati) dove Balla sviluppa la linea di velocità in più di 55 studi, arrivando a unirla ad altri fattori (il vortice, il paesaggio, il rumore). Tale motivo verrà in seguito "reso tattile, oggettivo", nelle sculture analizzate nei progetti presentati nella sezione Scoppiante.







Volo di rondini 1
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini 2
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini 3
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini 4
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini 5
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini 6
Volo di rondini 6 studi incorniciati insieme, circa 1912-1913








Volo di rondini (studio)
Volo di rondini (studio), circa 1913








Volo di rondini
Volo di rondini, 1913





Automobile in corsa (studio)
Automobile in corsa (studio), 1913-1914








Automobile + velocità + luce
Automobile + velocità + luce (Penetrazioni dinamiche d'automobile), 1913








Velocità astratta
Velocità astratta, 1913








Linea di velocità
Linea di velocità, circa 1913









Volatile



Lucia Gianotti in Balla. "Di anni venticinque, sarta, convivente di Giovanni Balla di anni trentadue, cameriere, domiciliato in Torino", come si legge nell'atto di nascita di Giacomo Balla (Torino, Archivio Storico dello Stato Civile). Morirà a Roma, in Casa Balla, nel giugno del 1937, all'età di 93 anni. Il suo volto, a testimoniare l'importanza di questa figura femminile nella vita del pittore, lo troviamo nel grande pastello conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. In questa mostra, la madre di Balla è presente in un "ritratto di grande forza pittorica e potenza espressiva", dipinto nell'inverno del 1925. È esposto nella sezione Trasformabile per sottolineare la novità di Balla nel trasformare, appunto, una semplice latta arrugginita in un grande amore: quello per la pittura e per la madre. Elisa Marcucci in Balla. Nata a Genzano l'11 febbraio 1878, sposa in Campidoglio Giacomo Balla il 15 giugno 1904: il fratello della sposa, Alessandro, e lo scultore Duilio Cambellotti sono i testimoni. Dedita alla quiete della casa, Balla la ritrae intorno al 1898 intenta a cucire, poco dopo averla conosciuta proprio attraverso il fratello di lei: la luce dalla fi nestra invade la stanza andando così a colpire gli oggetti del lavoro di Elisa (il rocchetto del fi lo, le forbici, un gomitolo, la scatola del cucito). In casa della famiglia di Elisa, in vicolo Carcano, Giacomo ritrae la fi danzata in lieta attesa nel grande pastello acquistato dall'ambasciatore Cosmelli, Elisa sulla porta: "In questa opera è racchiuso il suo immenso amore della verità e tutto il suo immenso amore a colei che sarà la compagna della vita" scrive Elica Balla nel 1984. Infi niti sono i ritratti che realizza in questi primi dieci anni: l'introspezione psicologica della fi gura ritratta traspare dalla particolare pennellata (spesso data anche a pastello) che dà vitalità e luce agli occhi. È la luce la fonte principale dell'arte di Balla: luce che illumina la stanza da lavoro di Elisa mentre ricama, luce naturale degli alberi del Pincio dove immortala la fi danzata nel trittico Maggio, luce della biacca nel grande volto della madre, luce in controluce che dalla fi nestra entra a illuminare Elisa con i veli seduta sul divano nella carta da spolvero acquistata dal maestro Rinaldi nel 1915; luce che ci sottolinea un dubbio alle spalle di Elisa nel capolavoro della Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale, luce che permette a Elisa mamma di insegnare a leggere alla piccola Lucia nel trittico Affetti, visibile alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Morirà a Roma, in Casa Balla, il 28 ottobre 1947 e sarà sepolta nella tomba di famiglia al Pincetto, nel cimitero monumentale romano del Verano. Lucia Balla. Il 13 dicembre 1904 nasce la primogenita Lucia: nel periodo futurista il suo nome diventerà Luce. "Ora poi che Elisa aspettava la sua prima bambina, la suocera [nonna Gianna] inacerbiva le sue sgarbatezze perché sentiva che con la nascita di un figlio ormai nulla poteva dividere i due giovani" scrive la sorella Elica nel 1984. A poco più di vent'anni viene ritratta nella sua Verginità sul retro della tela dove circa dieci anni prima l'artista aveva realizzato uno dei quadri dedicati all'intervento in guerra: "Vedevo mio padre studiare le trasparenze dei veli colorati" scrive Elica Balla nel 1986. E ancora, la primogenita è la modella di un altro esperimento balliano legato all'interferenza luce-colore nella Figlia del sole, dove ritrae "mia sorella che ha la pelle abbronzata e lui vuole ottenere in pittura quel bel colore caldo e luminoso, lo dipinge in casa dove tutto è chiaro, illuminato da grandi fi nestroni" scrive ancora Elica nel 1986. Elica Balla. Nasce al Policlinico di Roma il 30 ottobre 1914: nel suo nome il pittore del movimento fi ssa l'idea dinamica della velocità e quella guerresca del volo. Balla sperava vivamente che gli nascesse un maschio, che potesse essere più vicino a lui: "che le ragazze hanno altre storie per la testa" diceva… All'inizio degli anni trenta "posavo per papà, sotto una lampada nello studio, indossando una maglia di seta rossa e stoffe anche rosse erano disposte nello sfondo con giuochi di luce e ombre, quel colore così vitale incantava l'artista che osava ritrarlo nelle sovrapposizioni del suo stesso tono" scrive Elica nel 1986. Nell'olio qui esposto, acquistato direttamente presso l'artista dal vecchio amico Osvaldo Pardo, Balla pone la sua fi rma sulla lettera bianca tenuta in mano da Elica. Si spegne improvvisamente, in seguito a un infarto, il 14 gennaio 1993 a Roma. Verrà seppellita (per sua volontà) nel cimitero di Isola Farnese vicino a Roma, dove aveva acquistato (e decorato) una casetta immersa nella natura e lontano dalla frenetica capitale. Una nota. L'11 marzo 1920 Filippo Tommaso Marinetti pubblica il Manifesto futurista Contro il lusso femminile: al punto 10 declama che "ogni donna bella, lasciando alle anziane e alle brutte il lusso come unica difesa, deve inventare una sua foggia di vestito e tagliarla da sé, facendo del suo corpo, semplicemente adorno, un originalissimo poema vivente".




Quiete operosa
Quiete operosa (Ritratto di Elisa; Primo ritratto di Elisa che cuce), circa 1898








Ritratto di Elisa
Ritratto di Elisa (Elisa sulla porta; Ritratto), estate 1904








Dubbio
Dubbio, 1907-1908








Elisa con i veli
Elisa con i veli (Nudo di donna), circa 1907








Verginità
Verginità, 1925








Fanciullettera
Fanciullettera, circa 1930








Figlia del sole
Figlia del sole, Terracina 1933









Drammatico



    Nel Primo Manifesto politico futurista per le elezioni generali del 1909, Filippo Tommaso Marinetti incita "noi futuristi" che, "avendo per unico programma politico l'orgoglio, l'energia e l'espansione nazionale, vogliamo una rappresentanza nazionale che, sgombra di mummie, libera da ogni viltà pacifista, sia pronta a sventare qualsiasi agguato, a rispondere a qualsiasi oltraggio". 28 giugno 1914: scoppia la Prima guerra mondiale. L'Italia si proclama neutrale, mentre i futuristi sono a favore dell'intervento: intendono la guerra come "igiene del mondo". Giacomo Balla, dal canto suo, considera l'interventismo come una posizione morale, ma anche come colorata sintesi dell'entusiasmo giovanile. Per i futuristi si tratta di un'occasione di rottura con il mondo passatista; le nazioni in guerra sono defi nite "popoli-poeti" e tutto è vissuto come una colossale operazione estetica (anche se, coerentemente, Marinetti, Boccioni e Sant'Elia sono tra i primi a partire volontari per il fronte). Umberto Boccioni avverte nel clima di guerra una nuova possibilità di rottura nella resa dell'immagine, Gino Severini approfondisce una ricerca simbolica. Nell'estate del 1914, Balla elabora un Manifesto sulla moda che viene in seguito adattato da Marinetti al nuovo clima interventista. Appare l'11 settembre Il vestito antineutrale. Manifesto futurista: è illustrato con sei disegni di vestiti futuristi e "modifi canti guerreschi e festosi", modelli per il sarto Giacomo Foà, amico di Balla, che realizzerà gli abiti nei colori della bandiera italiana. Dopo la sottoscrizione dei Manifesti pittorici, Balla si schiera coi futuristi per l'intervento in guerra. Siamo al 1915: da un anno si combatte la Prima guerra mondiale, l'Italia è ancora neutrale. Balla viene arrestato ben due volte, insieme a Marinetti e Mussolini. Nel Manifesto di Pratella dell'11 dicembre si legge: "ANNO 1915. – Marinetti, Cangiullo, Jannelli, Balla, Depero dirigono le dimostrazioni interventiste di Roma. 19 Febbraio. – Marinetti, Cangiullo, Jannelli, Balla e Auro D'Alba sono arrestati a Roma davanti a Montecitorio, alla riapertura della Camera. – 12 Aprile. – Marinetti e Benito Mussolini, Bruno Corra e Settimelli sono arrestati a Roma". Realista e attento alle vicende politiche, Balla resta colpito da questi avvenimenti patriottici al punto da trasferire sulla tela le sue "sensazioni", le sue "forme-pensiero". Sono di quest'anno le realizzazioni delle principali opere interventiste, dove Balla rievoca la manifestazione alla Stazione Termini del 9 maggio 1915 contro Giolitti (Le insidie del 9 maggio) o la dimostrazione interventista del 21 maggio guidata dal sindaco di Roma (Forme-volume del grido "Viva l'Italia"). Il 24 maggio 1915 l'Italia entra in guerra. Balla, in un appunto riportato dalla figlia Elica, scrive: "Tutti i futuristi sempre in prima linea danno la loro energia per la grandezza dell'Italia. Dalla casa di Balla partono bandiere, cartelli, con scritte eccitanti, manifesti paroliberi, simultaneità di partenze ed arrivi". I primi quadri dedicati alle manifestazioni interventiste appaiono in dicembre nella sala Angelelli in corso Umberto 53 a Roma (Esposizione fu Balla e Futurista, volantino con un autoritratto, fi rma e titolo Autostato-d'animo). L'amico- allievo Umberto Boccioni scrive: "Ho visitato a Roma lo studio di Giacomo Balla. Ho ritrovato e studiato a mio agio le numerose opere già esposte un mese fa nella sua esposizione riassuntiva che ha avuto grande successo a Roma, Corso Umberto I. L'evoluzione di questo artista è un fenomeno così violento di personalità e di lavoro" ("Gli Avvenimenti", 30 gennaio - 6 febbraio 1916). La tematica interventista si presenta anche nelle illustrazioni per le copertine della citata rivista milanese "Gli Avvenimenti", dove questi quadri vengono esaltati da Umberto Boccioni. Il tema interventista è naturalmente frequentissimo nelle cartoline colorate che raggiungono gli amici futuristi tra il 1914 e il 1915: i colori squillanti e le forme semplifi cate portano anche al fronte gli incoraggiamenti e la fede di Balla. Una profonda eco di questi quadri dalle grandi superfi ci colorate e quasi smaltate si trova nella scena di Feu d'artifice per i Balletti Russi di Sergej Djagilev, rappresentato a Roma il 17 marzo 1917. Nel foyer del Teatro Costanzi viene esposta la collezione del primo ballerino Leonide Massine: al numero 4 figura La guerre, il grande collage della collezione di UniCredit qui esposto, realizzato da Balla con la tematica della guerra e acquistato proprio da Djagilev per il suo primo ballerino. Sono più di sessanta i lavori schedati sul tema dell'intervento: vanno dai disegni preparatori alle tele del 1915, dagli schizzi ai bozzetti fi niti per opere non realizzate (alcuni ancora da ritrovare). In questa mostra viene presentata una tela dipinta da Balla su ambedue le facciate a distanza di dieci anni: da una parte il dramma della guerra con al centro il bianco del nodo sabaudo realizzato a collage, mentre dall'altra parte, dieci anni dopo, ritrae la figlia Luce nella sua piena Verginità (Roma 1925).




La guerre
La guerre, 1916








Dimostrazione interventista (studio)
Dimostrazione interventista (studio), circa 1915








Dimostrazione interventista
Dimostrazione interventista, circa 1915









Autonomo



    Giacomo Balla nato Torino verde violetto – sfaccettato uomo – intuitivo trascendentale Pittore Futurista – dinamismo. astrazione – stato d'animo. equivalenti plastici – compenetrazioni ed altro che poi si vedrà. Vita turbine tempesta. maree – vittorie – allenamento lotta x lotta batte record indifferenza contro avversità. divertimenti o godimenti milioni noie O x O – Soddisfazioni esistere per dare. difetti – semicircolari
Scrive così Giacomo Balla su un foglio di carta da lettera tagliata a metà: è un effi cace autoritratto, databile al 1915 per le allusioni nel testo e per la grafi a della fi rma. Rispecchiando il suo volto sulla tela, sulla carta, sulla tavola, attraverso l'uso dei più diversi accorgimenti tecnico-pittorici, Balla arriva anche a sdoppiare tutta la sua vita e la sua pittura, con tutti i cambiamenti di stile, fi no quasi alla conclusione della sua vita. Ovviamente, questi autoritratti vanno sempre integrati con quelli che il pittore ha realizzato con le parole e la scrittura: soltanto in questo modo si comprenderà la sua ironia, la sua coscienza di sperimentalista assoluto, il suo sorriso che si tramuta in smorfi a o in ghigno. Intorno al 1922 si presenta con il sorriso sornione e gli occhietti brillanti in almeno cinque autoritratti: in quello presentato in mostra si traveste da cuoco, impugnando il mestolo come un pennello. Scrive Emilio Cecchi, volto a cogliere il valore sperimentale dell'Autoritratto in veste di cuoco: "Documenta l'arte del Balla nell'aspetto realistico più intenso e spiritoso. Nella fi gura e nell'ambiente, il qual assedia e punge la fi gura con svolazzi di panni e lustri di metalli, la ricerca del movimento e della concordanza luminosa è così esasperata che sembra trovarsi davanti al Balla dei notissimi ed ingegnosi esperimenti futuristi". "Nel 500 mi chiamavo Leonardo o… Tiziano. Dopo 4 secoli di decadenza artistica, son riapparso nel 900 per gridare ai miei plagiatori che è ora di fi nirla con il passato perché son cambiati i tempi. Mi dissero pazzo: poveri tonti!!!!!!!!! Ò già creato una nuova sensibilità nell'arte espressione [cancellato intuizione] dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii. FuturBalla": un altro autoritratto dell'epoca del Futurismo, che va oltre gli anni dieci, arrivando fi no a noi sulle note dello "sperimentalismo (arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii"). Da queste note non è lontano il monito che Balla pubblica nel 1937 sul giornale "Perseo": "Avevo dedicato con fede sincera tutte le mie energie alle ricerche rinnovatrici, ma a un certo punto mi sono trovato insieme a individui opportunisti e arrivisti dalle tendenze più affaristiche che artistiche; e nella convinzione che l'arte pura è nell'assoluto realismo, senza il quale si cade in forme decorative ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana"; a illustrare questo monito, Balla stesso cita e riproduce il suo Autocaffè, prestato dalla Galleria degli Uffi zi di Firenze. Un ghigno contro l'arte del Novecento è l'espressione della tavola proveniente dalla collezione della signora Grassi di Como (la stessa famiglia che donò nel 1962 molti capolavori dell'arte italiana al Comune di Milano): tanto ci crede Balla che si fa fotografare con la moglie Elisa e la giovane Elica mentre tiene in mano l'Autoghigno: sul retro scrive che "in questo tempo l'arte è assassinata – 1938". A chiusura del periodo drammatico della Seconda guerra mondiale (come a chiusura di questa sezione), Balla ritrova la sua luminosità nell'Auto ballarioso della Galleria d'Arte Moderna di Torino, realizzato nel 1946 sul suo terrazzo a Roma, con la fi oritura dei gigli rossi, in via Oslavia: "L'arte è scienza, scienza del reale". Una nota personale di Elena Gigli. Autonomo = autoritratto. Da quando ho iniziato a occuparmi di Balla, prima con la tesi proprio sugli Autoritratti, poi seguendo gli insegnamenti di Maurizio Fagiolo dell'Arco, studiare e inserire nelle mostre una sezione dedicata al volto del pittore diventa il nucleo della mostra stessa. È l'ecce homo direbbe Fagiolo, è l'autonomo spirito che aleggia nelle sale e ci accompagna a visitare la sua casa, la nostra mostra. Il pittore allo specchio è il Balla che, anche qui, guarda se stesso, si guarda dentro e attraverso i pennelli ci rende partecipi della sua festa in cucina (Autoritratto in veste di cuoco), della sua pausa caffè (Autocaffè), della sua smorfi a all'arte del Novecento (Autoghigno), del suo sorriso dalla terrazza di via Oslavia (Auto ballarioso).




Autoritratto in veste di cuoco
Autoritratto in veste di cuoco, estate 1922








Autocaffè
Autocaffè, circa 1928








Autoghigno
Autoghigno, 1938








Auto ballarioso
Auto ballarioso (Autoritratto), 1946








Pittore Futurista
Pittore Futurista (Nato Torino), 1915-1916








Nel 500 mi chiamavo Leonardo
Nel 500 mi chiamavo Leonardo, 1915-1918








Mia biografia
Mia biografia, 16 dicembre 1925









Trasparentissimo



    Giacomo Balla – figlio della natura – ha sempre vissuto a contatto con essa. Quando nel 1895 si trasferisce a Roma da Torino, dopo vari, piccoli e veloci traslochi (nel 1896 lo troviamo in via Piemonte 121), va ad abitare con l'anziana madre e la giovane sposa Elisa Marcucci nella casa-convento tra via Parioli 6 (oggi via Paisiello) e via Nicolò Porpora: dal balcone che unisce le varie stanze-cella, Balla studia e dipinge la natura di villa Borghese, le statue della villa, le fontane dalle acque ricche di rifl essi, il sole come la luna, la giovane Elisa sorridente o la piccola Luce che raccoglie le margherite. La natura, con i suoi cambiamenti atmosferici di luce e di colore, ha sempre interessato Balla (non a caso non troviamo quasi mai rappresentato l'inverno): diventa proprio "una ricerca di ritmo e di colori, di linee forza e di stati d'animo, un modo per sentirsi nella storia secolare dell'arte", come ne ha scritto Maurizio Fagiolo dell'Arco nel 1998. Vediamo i capolavori delle Stagioni, dove se nella Primavera usa ancora tinte sfumate per rendere – con l'effetto della trasparenza – il risveglio della natura e il divenire della vita, nel rappresentare l'Estate Balla si concentra invece su una tavolozza dai forti colori luminosi entro forme geometriche ben defi nite: "Una pittura giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta", come si legge nel Manifesto del colore. Giovanni Lista nel 2008 così defi nisce questo trittico: "Intensifi ca le forme, le linee e i colori in Estate, dipingendo dei fasci di luce tesi verso il cielo, mentre rovescia il movimento e i colori in Autunno, dove i fasci sono più aperti e diretti verso il basso e i colori freddi si trovano in lotta coi colori caldi. Cerca insomma di visualizzare un campo d'energia disegnandone la dinamica interna delle forze e dei fl ussi in espansione". L'espansione vitale e allo stesso tempo ideale, l'idea luminosa appunto, viene infi ne visualizzata da Balla nell'iconografi a di Sorge l'idea, presente in mostra, capolavoro della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (Donazione Luce ed Elica Balla, 1984) e nel bozzetto del 1920, già esposto nella mostra dedicata al Futurismo e alla pittura metafi sica di Amburgo nel 1963. Proprio all'inizio del 1920, Balla sottoscrive il Programma a sorpresa pel 1920 dove attraverso un testo più politico che artistico ci offre anche qualche illuminazione per la sua nuova ricerca fi gurativa: "Siamo creatori geniali non articolisti. Con la tipica elasticità futurista ci tufferemo nella nostra grande arte sorprendente e luminosissima per poi dipingere l'atmosfera momentaneamente grigia coi colori dei nostri cervelli italianissimi. Sicuri di renderci così molto utili all'Italia", si legge al centro della pagina del settimanale "Roma futurista". La sperimentazione del tema Trasformazioni forme spiriti inizia nel 1916, quando Balla ha concluso i cicli che hanno a che fare con le forze celesti: dalle Orbite Celesti agli Spessori d'atmosfera, da Mercurio che passa davanti al sole al Dinamismo dell'elica. Ora invece l'atmosfera è soltanto spirituale, come ricorda ancora Elica nella biografi a del padre: "Balla è anche interessato dai fenomeni psichici e frequenta le riunioni di una società di teosofi ci presieduta dal generale Ballatore; si fanno in detta società anche sedute spiritiche. Un artista così intuitivo e appassionato studioso di leggi universali non poteva non interessarsi alle misteriose forze che il mondo invisibile suscita in quelle visibili, ma l'equilibrio e la saldezza del suo temperamento non lasciano che egli venga trascinato da quel mondo psichico così affascinante". L'iconografi a di questo ciclo è rappresentata in mostra da un lavoro realizzato a matita che accompagna tre lavori a olio e a tempera; ci viene bene spiegata da Elica sempre nel suo libro di memorie: "Nel dipinto gli spiriti sotto forma di raggi, partendo dalla curvatura della terra, attraversano spazi blu trasformandosi in altre forme su altri piani (forse gli spiriti che ascendono si trasformano purifi candosi). Da un lato raggi di altro colore; raggi cosmici che alimentano quelle forme. Traccia alcuni bozzetti su quel soggetto e poi un quadro più grande intitolato, appunto, Trasformazione forme spiriti". Giovanni Lista, parlando della serie Trasformazioni forme spiriti, descrive il soggetto come la rappresentazione attraverso dei "cunei" della "salita verso il cielo dell'anima dei morti e con dei raggi di luce la discesa degli spiriti purifi cati per una nuova incarnazione sulla terra". Attualmente sono noti quattordici capolavori con questo soggetto: dalle opere colorate che fanno capo alla Donazione Balla alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, dove le piramidi di luce variano dal giallo al rosa, a contrasto con il blu del cielo e i verdi delle forme celesti, ad altri esempi (realizzati a bianco e nero) dove Balla ritorna alla semplicità dei non-colori, come nei primi esperimenti delle Velocità di automobile. Il movimento azzera i colori e li porta alla sublime essenzialità della meditazione trascendentale. L'atmosfera spirituale, indicata nel titolo, si riallaccia alla fi losofi a tedesca dell'"empatia" (Einfühlung) e all'idea di Stimmung (che sarà familiare a Giorgio de Chirico, come è stata essenziale per lo Spirituale nell'arte di Kandinskij).







Espansione di primavera
Espansione di primavera (Tenerezze primaverili), 1918








Estate
Estate, circa 1918





Dramma dissolvimento autunnale
Dramma dissolvimento autunnale (Dissolvimento autunnale), 1918








Paesaggio con figura
Paesaggio con figura, anni venti





rasformazione forme spiriti n. 2
Trasformazione forme spiriti n. 2, 1918








Trasformazioni forme e spiriti
Trasformazioni forme e spiriti, 1918








Trasformazioni forme e spiriti
Trasformazioni forme spiriti, circa 1918








Sorge l idea
Sorge l'idea (bozzetto) circa 1920








Sorge l idea (Idea luminosa)
Sorge l'idea (Idea luminosa; Idea), 1920








Coloratissimo e Luminosissimo



    Siamo al 4 ottobre 1918: Giacomo Balla espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia in via Condotti 21, in quell'elegante palazzo dove ora c'è il negozio Céline. Vi troviamo ben quaranta opere, tutte colorate: sedici quadri sono dedicati alla serie Forze di paesaggio + sensazioni varie; sette dipinti trattano la tematica dell'intervento (XX Settembre, Dimostrazione antitedesca, Corazzata + vedova + vento, Le insidie del 9 maggio, Forme-volume del grido "Viva il Re", Forme-volume del grido "Viva l'Italia", Battimani + gridi patriottici); poi le Stagioni dell'estate e della primavera. Aprendo il catalogo della Mostra del pittore futurista Balla, ci soffermiamo su alcuni punti del Manifesto del colore: "2. Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse semi-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano"; "4. La pittura futurista italiana, essendo e dovendo essere sempre più un'esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bucato, dinamica, violenta, interventista"; "6. La pittura futurista è una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa"; "7. Pittura dinamica: simultaneità delle forze. G. BALLA futurista". Con questo Manifesto entriamo proprio nel clou del momento artistico di Balla, ricco di lavori colorati, presentati in questa sezione attraverso quattro capolavori del ciclo Linee forze di paesaggio + sensazioni di varia natura. L'unione dei suoi stati d'animo, delle sue sensazioni davanti al paesaggio nei vari momenti del giorno e dell'anno trova nelle due opere qui esposte – Forze di paesaggio + sera e Linee forze di paesaggio + giardino – la colorata rappresentazione di quello stato d'animo vissuto da Balla quasi cent'anni fa. Colpito dal turchese e dal cretonne, Balla esprime il suo stato d'animo coloratissimo e luminosissimo nell'olio qui presentato ed esposto già da Bragaglia, al n. 4: Forze di paesaggio + cretonne e turchesi. Infi ne, il semplice gesto del taglio del cocomero avvenuto in Casa Balla durante l'estate colpì tanto lo stato d'animo del pittore da trasferire la sua gioia – la festa del tricolore – nella tempera dal titolo Forze di paesaggio + cocomero, acquistata direttamente alla mostra di Bragaglia dalla contessa Carolina Maraini Sommaruga e passata poi con tutto il villino di via Ludovisi all'Istituto Svizzero di Roma. Le stesse forme colorate, le stesse linee forze di paesaggio presenti nelle opere esposte da Bragaglia le ritroviamo non a caso nei due progetti realizzati da Balla per la mostra, ora conservati in Casa Balla. Vi si legge: "Mostra futurista Balla Casa d'Arte Bragaglia via Condotti". Anche in una sua dichiarazione autografa – Autobiograf. Balla – il pittore proprio in questi anni (1915-1918) declama: "o' già creato una nuova sensibilità nell'arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii". Chiudono la sezione due studi per la scenografi a dello spettacolo Feu d'artifice (tutti i progetti colorati e gli studi dettagliati per realizzare le forme, oltre allo schema per la programmazione delle luci, sono stati donati da Luce ed Elica Balla al Museo Teatrale alla Scala di Milano nel 1978) messo in scena al Teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917. Tutto lo spettacolo, della durata di appena 5 minuti, viene così raccontato da Margherita Sarfatti: "Appariranno sul palcoscenico non scenari dipinti né persone, ma niente altro che delle forme soltanto: costruzioni in legno e stoffa, a punta, a cono rovesciato, mostruosità geometriche, mezzo sferiche e mezzo cilindriche, e, nel senso proprio della parola, proietteranno sulla scena ombre e luci asimmetriche, in rispondenza con gli accordi enarmonici dello Strawinsky. Continui e forti giuochi di luce e sbattimenti d'ombre variate, raggi colorati di rifl ettori elettrici potentissimi, imprimeranno espressione di mutevole dinamica alla statica dell'apparecchio scenico. Il singolare spettacolo durerà non più di cinque minuti" (in "Gli Avvenimenti",1917). "Avevo dedicato con fede sincera tutte le mie energie alle ricerche rinnovatrici, ma a un certo punto mi sono trovato insieme ad individui opportunisti e arrivisti dalle tendenze più affaristiche e artistiche; e nella convinzione che l'arte pura è nell'assoluto realismo, senza del quale si cade in forme decorative ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana che attraverso la spontanea sensibilità dell'artista è sempre infi nitamente nuova e convincente" scrive Balla nel 1937, ma questo è un altro capitolo della sua vicenda artistica. Vicenda, tuttavia, sempre intrisa di colore anche quando interpreta la realtà nuda e sana nelle nature morte e nei ritratti alle fi glie (come consueta nota cromatica accesa inserita negli sfondi colorati). E di fronte alla frenesia quotidiana, resta sempre valido il consiglio del vecchio caro amico di Balla, Gino Galli: "Caro lettore, ti consiglio, quando ti senti un po' stanco, moralmente un po' abbattuto, per le crudeli lotte della vita quotidiana, di andare a trovare nel suo studio il pittore futurista Giacomo Balla e, quasi sempre, lo vedrai calmo, sereno al lavoro, e, se lo vorrai, con un entusiasmo del tutto infantile, egli ti mostrerà le sue nuove creazioni, tutte graziose, tutte linde, vivamente colorate, che ti metteranno nel sangue un po' di quel necessario buon umore che occorre per fare tutte le grandi cose".




Feu d artifice
Feu d'artifice (bozzetto per scena) (foglio del taccuino n. 3), circa 1916








Feu d artifice
Feu d'artifice (bozzetto per scena), circa 1916








Forze di paesaggio + cocomero
Forze di paesaggio + cocomero, 1917-1918








Forze di paesaggio + cretonne e turchesi
Forze di paesaggio + cretonne e turchesi 1917-1918








Linee forze di paesaggio + giardino n. 2
Linee forze di paesaggio + giardino n. 2, 1917








Linee forza di paesaggio + sera
Linee forza di paesaggio + sera, 1917-1918








Scoppiante



    Giacomo Balla si è sempre proposto la ricerca di una sintesi, ma vuole raggiungerla dopo innumerevoli analisi: scientificamente. Attraverso molti studi particolari (il moto relativo, il volo, le compenetrazioni della luce, il dinamismo), ecco un probabile approdo. Si tratta della "linea di velocità": una forma sintetica che solo la mentalità del tutto "surreale" di Giacomo Balla può ritenere tale. Esatta e scientifi ca come la dimostrazione d'un manuale d'ingegneria, ma poetica come una frustata liberty, la linea di velocità diventerà nella sua opera una specie di personale marchio di fabbrica. La forma più importante del suo vocabolario, tanto è vero che arriverà a qualifi carla "base fondamentale delle mie forme-pensiero". Nel momento in cui Balla studia la velocità astratta, non ci troviamo soltanto di fronte all'emozione per il mistero moderno della velocità, ma anche al tentativo del pittore sperimentalista di verifi care e trasmetterci la struttura segreta del movimento, lo scheletro ingegneresco del dinamismo. Negli anni seguenti, possiamo constatare come la linea di velocità si coniughi con altri fattori naturali o psicologici: il paesaggio, il cielo, il vortice. Come sempre, Balla alterna il dinamismo e la stasi, il soggettivo e l'oggettivo, il pensare e l'esistere. La gloriosa sigla della linea di velocità si misura così con l'ambiente di sempre, con lo spazio terreno e infi ne con i misteri del cielo (fi sico e metafi sico). E proprio da quel primo gruppo di opere, realizzate nel 1913, Balla estrae quella linea, tesa e compressa come una molla, ricavata dal confronto con l'automobile in corsa, movimentando la ricerca con le linee simboliche del rumore per verifi care l'idea della "creazione di forme veloci". Alla fi ne di questo ciclo sperimentale, la linea di velocità viene coniugata con altri fattori. E saranno volta a volta lo spazio, il ritmo, il paesaggio, le forme-rumore, il cielo: tutti elementi prima analizzati singolarmente e poi compenetrati tra di loro. La linea di velocità si insinua in altri cicli di Balla, si realizza con altre tecniche: si allarga all'idea di progetto architettonico (avveniristico), viene applicata all'arredamento (l'eccezionale paravento di Casa Balla), diventa la struttura segreta per alcune straordinarie Tavole parolibere, diventa il soggetto della scultura fi liforme nello spazio come dei Complessi plastici, per diventare scoppiante nella scultura rossa Pugno di Boccioni. In questa sezione, quindi, si è cercato di ricostruire – a seguito del ritrovamento di una serie di acquerelli su carta – la progettazione di quelle tre sculture che hanno nel tema della linea di velocità la chiara elaborazione in 3D. Enrico Crispolti, esponendo per la prima volta nel 1963 alcuni di questi progetti, viene a considerare Balla l'antesignano della scultura astratta contemporanea insieme allo scultore russo Vladimir Tatlin (1885-1953). Nel Manifesto Ricostruzione futurista dell'Universo, Balla pubblica la fotografi a del Complesso plastico colorato di frastuono + velocità, da lui realizzato nel 1914 assemblando legno, cartone e lamine di stagno colorate a olio in una linea di velocità che taglia come una molla scoppiante i poliedri irregolari di cartone colorato. Giovanni Lista, scrivendo del Complesso nel 2008 per la mostra milanese a Palazzo Reale, defi nisce l'opera già una scultura, "poiché supera la superfi cie piatta della tela facendo entrare le forme nella terza dimensione dello spazio". Già nel Manifesto di fondazione del Futurismo, Marinetti celebra il gesto del pugno nella lotta artistica: "Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno". Il soggetto – Pugno di Boccioni – nasce proprio dall'analisi metaforica della rappresentazione del pittore futurista che scaglia il suo pugno contro il passatismo (di lì a poco la stessa lotta del bene e del male diventerà la rappresentazione del ciclo Pessimismo e ottimismo). Da una immagine fi gurativa e simbolica al tempo stesso – un groviglio di linee dinamiche per il Futurismo contro un vecchio cadente tra colonne e archi per il passatismo – Balla sviluppa quello che diventerà l'emblema per la carta intestata del movimento futurista: il Pugno di Boccioni. Vari e diversi sono gli studi realizzati con questo tema: a matita come acquerellati, piccoli e grandi, appena abbozzati o colorati di rosso. Infi ne lo troviamo sotto il necrologio di Marinetti per Umberto Boccioni sulla rivista "L'Italia Futurista" (Firenze, 25 agosto 1916) e diventerà il logo del movimento futurista attraverso la sua divulgazione sulla carta intestata del movimento di Marinetti. Una prima versione della scultura viene realizzata da Balla a ridosso della fine del primo confl itto mondiale in cartone tamburato, con anima in legno dipinto di rosso (83,8 x 78,7 x 31,8 cm). Questa scultura è visibile per la prima volta in una fotografi a dello studio di Balla a Roma in via Oslavia, pubblicata sulla rivista "Il Futurismo" del 2 ottobre 1932. Nel gennaio del 1958 è ancora conservata in Casa Balla, nella parte alta dello studiolo rosso, come appare nella fotografi a pubblicata su "L'Illustrazione Italiana" (gennaio 1958, p. 59). Nel 1959 viene acquistata da Lydia Winston Malbin di New York: nel 1990 verrà messa all'asta con tutta la sua collezione (Sotheby's, New York, 16 maggio 1990, lot. 18).




Vortice + forme + volume
Vortice + forme + volume (progetto per la visione frontale), circa 1914








Linea di velocità + vortice
Linea di velocità + vortice (progetto per la visione frontale), circa 1914








Linea di velocità + forma rumore
Linea di velocità + forma rumore (progetto per il profi lo), circa 1914








Linea di velocità + forma rumore
Linea di velocità + forma rumore (progetto per la pianta), circa 1914








Linea di velocità + forma rumore
Linea di velocità + forma rumore (progetto per la visione frontale), circa 1914








Linee di velocità + forme rumore ideazione 1914
Linee di velocità + forme rumore ideazione 1914, realizzazione anni sessanta








Complesso plastico colorato di frastuono + velo
Complesso plastico colorato di frastuono + velo








Pugno di Boccioni (due studi)
Pugno di Boccioni (due studi) circa 1916








Pugno di Boccioni (progetto esecutivo)
Pugno di Boccioni (progetto esecutivo), circa 1916








Linee forza del Pugno di Boccioni II
Linee forza del Pugno di Boccioni II esemplare numero 6/9 ideazione 1916, realizzazione 1968








Trasformabile



    "La casa di Balla tutta iridescente e scintillante di colori, di vetri fracassati dal sole e da tutte le parti, in tutte le ore, la casa di Balla traforata dall'aria e dal cielo azzurro cinguettante… il suo studio ingombro di quadri geniali, di costruzioni dinamiche, di svariate architetture diaboliche, fantastico di ogni magia […]. La camera da pranzo coi piatti gialli, verdi, rossi, le tazze viola, lilla, le mensole smaglianti di lacche multicolori […]. Tutto un campionario fi ammante di colori in quella casa!… magia caleidoscopica di colori aggressivi. Carte variopinte sgargianti che si rifl ettevano in lamine di stagnole, occhi di celluloide che lucevano tremolanti in un quadro, lampade fantastiche di carta velina gialla e verde, accese dal sole, studi futuristi di velocità astratte, e lacche vermiglie, vernici cristalline di ratti e Paramatti, velluto, raso, damaschi, e Balla che vivifi cava vertiginosamente il suo ambiente pirotecnico, cantando ballando e suonando…". Questa è l'atmosfera che Francesco Cangiullo respira entrando nella casa di Balla quando abitava ai Parioli durante gli anni dieci: questa è l'idea che Balla ci racconta nei progetti colorati per gli arredamenti, nei mobili smontabili, nel mobiletto acchiappafumo, nei fi ori futuristi dai colori sgargianti. La casa di Balla – ai Parioli fi no al 1926, poi al quartiere Delle Vittorie – si presenta sempre come una fucina dove inventare, progettare e realizzare oggetti utili al lavoro, ma anche belli e magici; non dobbiamo scordare gli abiti e gli accessori, anche femminili: dall'abito asimmetrico verde e giallo indossato da Giacomo con le scarpe bicolori, al cappello verde decorato per Elica, alla borsa futurista per Luce. Occorrono dei mobili per la camera dei bambini con gli angoli smussati affi nché non ci si faccia male e si usano bambini schematizzati a formare le gambe… occorrono dei fi ori per rallegrare la casa e allora si tagliano dei legni e si incastrano tra loro senza viti né chiodi fi no a darci l'immagine di un tulipano rosa o di un cactus giallo… occorrono mobili pratici ma anche utili ad abbellire l'utile, il mobiletto per il fumo viene costruito insieme a un portariviste dai colori più diversi… una proposta di semplicità e di montaggio, scomposizione e ricomposizione, movimento e compenetrazione come in ogni ciclo del continuare a mutare che è la vita. Quando nel giugno del 1929 la famiglia Balla si trasferisce defi nitivamente nell'abitazione di via Oslavia, il pittore porta con sé quadri, oggetti, utensili, mobili. La sala da pranzo verde e gialla dei Parioli diventa la camera da letto di Elica Balla, un piccolo locale con la fi nestra sulle scale viene decorato in rosso e diventa lo studiolo rosso, pieno fi no all'inverosimile di oggetti e di quadri, di panchetti e libri, il grande salotto ospita i grandi quadri fi gurativi prefuturisti attendendo i grandi ritratti degli anni trenta. Sempre, imperterrita, vigila sulla famiglia Balla l'anziana mamma del pittore, Lucia Gianotti, ritratta sopra "una latta arrugginita imbollettata ad una tavola", per dare "con quella superfi cie rugosa il senso della vecchiaia". All'ingresso del salotto, appena superato il lungo corridoio decorato con le linee andamentali e con le tele quadrate dalle tematiche futuriste a coprire i tubi dell'acqua calda (una trovata da "ricostruzione futurista dell'Universo"), ci dà il buongiorno la tela Auto balmoglie fi glie, un magico ritratto allo specchio realizzato nell'ottobre del 1945. Per introdurci meglio in questa magia caleidoscopica di colori aggressivi, ecco una testimonianza di chi nel lontano 1966 è entrato in Casa Balla, Elio Marchegiani: "Ritorniamo nella casa di Balla tutta eseguita da lui: tavoli, sedie, sgabelli, portaceneri, oggetti vari, pareti e paraventi, cornici, abiti. Nella coerenza, una esecuzione parziale della ricostruzione futurista dell'universo ad uso personale, un suo universo vissuto, anche in diffi cili situazioni economiche, con la moglie e le fi glie alle quali spesso soleva ripetere ‘vedrete verranno nuove possibilità di ricostruire le mie idee. Vedrete verranno anche nuovi materiali'. Questo raccontavano le fi glie e quando a conferma, scritto di suo pugno, sotto un fi ore progettato in cartone lessi: ‘Ricostruitelo coi materiali della vostra epoca', esclamai sicuro: ‘Questo è un testamento futurista a cui va dato riscontro'". Infi ne, sentiamo cosa ha da dirci lo stesso Balla: "Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, a rivederci tra qualche secolo!".




Progetto arredamento rosa
Progetto arredamento rosa, circa 1918








Progetto arredamento verde
Progetto arredamento verde, circa 1918








Progetto arredamento celeste
Progetto arredamento celeste, circa 1918








Progetto salone rosso e nero
Progetto salone rosso e nero, 1918








Fiore futurista giallo da appendere
Fiore futurista giallo da appendere, circa 1918








Mobiletto per il fumo
Mobiletto per il fumo, circa 1916








Fiori futuristi 1
Fiori futuristi, circa 1918








Fiori futuristi 2
Fiori futuristi, circa 1918








Fiori futuristi 3
Fiori futuristi, circa 1918








Fiori futuristi 4
Fiori futuristi, circa 1918








Sgabello verde chiaro e giallo
Sgabello verde chiaro e giallo, anni venti








Portariviste smontabile 1
Portariviste smontabile, anni venti








Portariviste smontabile 2
Portariviste smontabile, anni venti








Abito futurista giallo e verde
Abito futurista giallo e verde, 1918-1920








Scarpe da uomo bicolori
Scarpe da uomo bicolori, 1916-1918








Blusa futurista con due tasche
Blusa futurista con due tasche, 1920-1930








Borsa futurista
Borsa futurista, anni venti








Cappello femminile a cloche
Cappello femminile a cloche, anni venti








Giacca futurista con bottoni
Giacca futurista con bottoni, anni venti








Quattro stampelle di legno
Quattro stampelle di legno, anni venti








Ritratto della madre
Ritratto della madre (Lo scialle rosso), 1925








La famiglia del pittore
La famiglia del pittore (Noi quattro allo specchio; Auto balmoglie figlie), ottobre 1945














Info Mostra
Giacomo Balla Astrattista Futurista

Mamiano di Traversetolo
Parma
Fondazione Magnani Rocca
tel. 0521 848327 / 848148 Fax 0521 848337
info@magnanirocca.it  www.magnanirocca.it 


Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17)
           sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18).
           Lunedì chiuso, aperto lunedì 7 dicembre. Aperto anche tutti i festivi.

Ingresso: € 9,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 5,00 per le scuole.

Informazioni e prenotazioni gruppi:

Il martedì ore 15.30 e la domenica ore 16, visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria; costo € 12,00 (ingresso e guida).

Ristorante e Caffetteria nella corte del museo tel. 0521 848135.

Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Elena Gigli e Stefano Roffi.
Catalogo con saggi dei curatori, di Giovanni Lista e di Antonio Carnevale.