Nelle prime mostre collettive della fine degli anni Sessanta allestite dalla Galleria Editalia compaiono opere di Balla e Severini. Il Futurismo era stato audacemente riscoperto dalla giovane critica italiana da pochi anni. Lidio Bozzini aveva invece avviato un discorso con gli astrattisti Capogrossi, Colla, Fontana, Leoncillo e Sadun con i quali fondò nel 1966 la rivista "Qui Arte Contemporanea". Quegli artisti furono anche i primi ad esporre nella Galleria. Anche loro erano debitori, più o meno consapevoli, della rivoluzione estetica futurista. I pregiudizi sul Movimento marinettiano sussistevano ancora e il mercato declinava il Futurismo con pochi nomi.
Bozzini guarda lontano e nel 1970 cura come editore una monografia di Gerardo Dottori (con un testo dì Guido Ballo), un artista considerato prima di allora di secondo piano. Gli allestisce anche una mostra, la prima che nel suo spazio dedica a un futurista. Alla presentazione intervengono Corrado Marsan, Enrico Crispolti e Mario Verdone. Il mite artista perugino conosce da allora una consistente rivalutazione critica e di mercato. Le sue opere sono tornate spesso alla Editalia e all'Edieuropa. Si contano tre personali (due
post mortem) e almeno sette presenze in collettive, dedicate prevalentemente al Futurismo. Dunque, un artista della Galleria, al quale viene dedicata questa mostra di opere inedite o raramente esposte a corollario della pubblicazione del catalogo
Gerardo Dottori. Catalogo generale ragionato (2006), e come preludio alle celebrazioni del prossimo anno per i trent'anni dalla scomparsa. L'opera omnia sviluppa e precisa i contenuti della prima monografìa di Bozzini e molte delle opere presentate sono venute alla luce proprio durante la redazione del
Catalogo. In questo senso, la mostra è un omaggio, insieme, a Bozzini e a Dottori.
Rari disegni adolescenziali documentano le brillanti attitudini artistiche dottoriane manifestate nei malsopportati anni all'Accademia. Gli esordi figurativi sono testimoniati da un bel ritratto a china della sorella dei primi anni Dieci. Il Futurismo Dottori lo incontra presto, anche se da una postazione provinciale centro italiana, rurale e culturalmente arretrata. Nel 1910 del resto già scriveva per "La Difesa dell'Arte" di Firenze e a Perugia organizzava ribellioni antiaccademiche per il rinnovamento dell'arte. Delle prime prove futuriste sono presenti un raro
Ciclista del 1913 e Festa di carnevale di un anno dopo. Seppure certa critica lo abbia sempre ritenuto esponente del "Secondo Futurismo", il
Catalogo generale documenta i numerosi esiti pittorici entro il 1918, che non si rivelano semplici intenzioni futuriste. Indubbiamente Dottori "esplode" dopo la guerra, inventando nel 1928 con Mino Somenzi e poi con Marinetti la teoria e l'applicazione pittorica dell'Aeropìttura: visioni dall'alto del paesaggio prima statiche, poi dilatate, distorte e in movimento dall'aeroplano. Il pittore perugino esalta non solo il nuovo linguaggio, ma la nuova condizione mentale consentita dal volo. Di questo sviluppo futurista Dottori si rivela figura centrale, per stessa ammissione del Manifesto del 1929-1931, come fondamentale fu il suo ruolo a Roma dal 1926 al 1939, accanto a Marinetti, di comunicatore del Futurismo. Negli anni Venti, quando indossava il distintivo esposto in mostra, l'artista era impegnato ancora in opere astratto-futuriste, come
Forze ascensionali, mentre avviava l'esperienza dell'Aeropittura che dispiegherà appieno negli anni Trenta e Quaranta, della quale si presentano alcuni esempi come il rarissimo "arazzo" del 1925, con una eccezionale visione totale del Lago Trasimeno. Unica nel suo genere la versione su vetro dell'aeropittura col
San Francesco del 1933. Altre scoperte qui messe in luce sono i bozzetti scenografici e le copertine per riviste. Questa sintetica, ma articolata esposizione consente una lettura del vasto impegno di Dottori nel Futurismo e più in generale nella grande pittura del Novecento italiano.
MASSIMO DURANTI
GERARDO DOTTORI è nato a Perugia nel 1884.
Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Perugia, lavora inizialmente come riquadratore di stanze. Dopo il diploma, nel 1906, si trasferisce a Milano, ma per la scarsità di lavoro dopo sei mesi torna nella sua città natale, cosciente dei limiti e del ritardo culturale della provincia. Prosegue nella sua attività di decoratore ed entra in contatto con gli intellettuali fiorentini Settimelli, Carli e Scattolini. Nel 1909 invia
Aurora umbra alla XIII Biennale di Venezia, ma viene rifiutata. Nel 1911 incontra a Roma Giacomo Balla e matura la sua adesione al Futurismo, suggellata nel 1914 con una serata futurista al Politeama Turreno di Perugia, presenti Marinetti, Buzzi e altri.
La parentesi bellica, il suo impegno al fronte e la morte di Boccioni non lo demoralizzano. Nel 1917 gli era arrivata la nomina ad accademico di merito che aveva accettato, senza tuttavia rinnegare le sue posizioni contro gli insegnamenti accademici. Nel 1920 fonda a Perugia la rivista "Griffa!" e nello stesso anno tiene la sua prima mostra a Roma da Bragaglia.
Da quel momento sarà sempre presente alle mostre e manifestazioni futuriste. Nel 1923 decora gli interni del ristorante Altro Mondo di Perugia, precoce esempio di ambientazione futurista. Nel 1924 viene accettato alla Biennale di Venezia, con la contrarietà di Marinetti, risultando il primo futurista ammesso. Nel 1926 si trasferisce a Roma per alcuni lavori di decorazione; vi rimarrà fino al 1939, quando rientrerà a Perugia chiamato alla cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti.
Tra le opere romane gli importantissimi dipinti nell'Idroscalo di Ostia del 1928, elogiati da Marinetti come esempio esaltante di aeropittura futurista. Nella capitale lavora come giornalista, intensificando il suo legarne con l'avanguardia futurista. Nel 1931 su "II Giornale della Domenica" esce il
Manifesto dell'aeropittura futurista, firmato da Marinetti e sottoscritto
realizza allestimenti per la Mostra della Rivoluzione Fascista. Nel 1933 è vincitore del Premio Nazionale di Pittura Golfo della Spezia.
Dopo il suo rientro nel capoluogo umbro del 1939 rafforza i contatti con il gruppo dei futuristi umbri e nel 1941 pubblica il
Manifesto umbro delì'Aeropittura. La fine della guerra segna la fine del Futurismo storico; Dottori continua a insegnare all'Accademia e prosegue nella
e la fine dell'avventura futurista, approda a una pittura più contemplativa.
Nel 1957 dona alcuni dei suoi capolavori al Comune di Perugia. Nel 1970 per Editalia di Roma esce la grande monografia curata da Tancredi Loreti con testo di Guido Ballo.
Info Mostra
GERARDO DOTTORI
opere inedite o raramente esposte
GALLERIA EDIEUROPA
QUI arte contemporanea
Viale Bruno Buozzi, 64
00197 Roma
tel.: 06322055/6 - fax 063220556
e-mail: edieuropa@tiscali.it
sito: www.amorarte.it
Orario della Galleria
dalle ore 15,30 alle 19,30
mattina per appuntamento
chiuso festivi e lunedì
Depliant disponibile in galleria.