GIACOMO BALLA
Canto Patriottico, 1915
Una promessa mantenuta: quella di realizzare una grande mostra sul tema della Libertà nell'anno del 60' anniversario della Liberazione.
War Is Over è l'approdo di un cammino intrapreso diversi mesi fa e che ha potuto divenire realtà grazie alla sensibilità e alla professionalità dimostrata dai responsabili della GAMeC verso le sollecitazioni dell'Amministrazione comunale di Bergamo, decisa a dare un forte risalto alle celebrazioni per i 60 anni di libertà.
Una mostra sulla Libertà intesa nel senso più ampio del termine, con la speranza e la consapevolezza che il linguaggio dell'arte può arrivare più a fondo, può farci capire di più, può aprire spazi di senso anche laddove non sembra più esserci posto per la comprensione.
Libertà come emancipazione. Libertà come pretesa di un mondo diverso e migliore. Libertà come libertà negata. Libertà come lotta contro la guerra e la violenza. Libertà come riflessione sulle sorti del nostro Paese dopo sessant'anni di democrazia. Sono solo alcuni fra gli spunti di riflessione che la mostra, divisa per sezioni tematiche, suggerisce, attraverso la scelta di più di cento opere di autori moderni e contemporanei, alcuni universalmente conosciuti, tutti fra i più significativi.
Da Picasso a Warhol a Cattelan, appunto.
War Is Over 1945-2005. Proprio nel tentativo di analisi sul "cammino" della Libertà risiede uno degli obiettivi più ambiziosi di questa mostra: 1945-2005 non è solo un arco cronologico di riferimento o, riduttivamente, il periodo all'interno del quale è stata realizzata buona parte delle opere esposte
È uno stimolo per un bilancio sulle trasformazioni sociali, politiche, soprattutto culturali che hanno riguardato gli ultimi sessanta anni di storia, molte delle quali compiute in nome della Libertà. Se il Novecento è stato definito "il secolo breve”, ma violento quale nessun'altro in precedenza, secolo delle ideologie e delle utopie degenerate, il nuovo millennio si apre certamente sosto i segni dell'incertezza, figlio di un passato che pare ormai lontano, ma distratto nella confusione dei concetti, incapace di indicare vie certe e di tenere il passo dei cambiamenti in atto.
La Libertà come “bene da difendere” ricorre anche troppo frequentemente nel dibattito politico, ma forse non ci si interroga a sufficienza sui doveri, le responsabilità e le emozioni che l'essere liberi comporta. Dalle atrocità della sopraffazione e della guerra alla difficoltà del dialogo interculturale, esemplificato dalla chiusura sui simboli identitari, dalla vertigine del sentirsi liberi al vigore che si prova quando si avverte dì marciare con la storia, la Libertà e il concetto che di essa di volta in volta ci creiamo continuano ad essere temi attuali perché non mai risolti e forse nemmeno risolvibili, che devono continuamente rispondere a domande antiche e al tempo stesso confrontarsi con problematiche sempre nuove.
La mostra e gli incontri ad essa correlati, per la ricchezza dei contenuti e per l'ampia trattazione del tema, alla quale hanno dato il loro contributo personalità del calibro di Franco Farinelli, Giorgio Galli, Ugo Morelli, Carlo Jean, Eugenio Borgna, Tommaso Pincio, Mauro Cerati con Giuseppe Fornari, Roberto Dì Caro, Enzo Rutigliano, Brunella Antomarini e Achille Sonito Oliva possono considerarsi una sorta di compendio del lavoro che sì è fatto nel corso di tutto il 2005. l'anno che il Comune dì Bergamo ha voluto dedicare al tema della Libertà. Un 'indagine appassionata e, per l'appunto, libera, che vuole essere da stimolo all'apertura della città , senza preconcetti ma con più coraggio.
Per questo è ancora più importante che una sezione della mostra, quella che tratta del dialogo per la pace, abbia trovato ospitalità all'interno del prestigioso Palazzo della Ragione e che la città tutta sia stata coinvolta nel progetto sin dall'inizio dell'anno, con i manifesti appositamente realizzati (fra gli altri da Fabio Mauri, Michelangelo Pistolero, vedovamazzei) affissi in diversi luoghi e che trovano conclusione, durante il periodo della mostra, con la firma d'eccezione di John Lennon e Yoko Ono. Per queste ragioni e per il tema trattato, sarebbe bello che
War Is Over fosse percepita come mostra "civile" e "impegnata". L'augurio è che il percorso espositivo possa far riflettere e perché no anche provocare, certamente emozionare.
Enrico Fusi
Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo
Info Mostra
War Is Over
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