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14/02/2018l'universo futurismi. Da Depero al postmoderno

Febbraio 1909, sabato 20: su Le Figaro Filippo Tommaso Marinetti in un ottimo francese spiega al mondo cosa sia il Futurismo. Roba forte che si propone di «distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie e combattere contro il moralismo». Roba tosta per pittori, scultori, poeti, attori, scrittori e giornalisti. Insomma, creativi. Reazionari e rivoluzionari al tempo stesso, luddisti e conservatori: cambieranno il modo di guardare e vivere l'arte. Una svolta epocale. Pavia la ritrova.

Ci sono radici forti da queste parti se non fosse perche' proprio Filippo Tommaso Marinetti aveva casa a Godiasco e fu testimone di nozze di Pino Masnata (il chirurgo stradellino, poeta-visuale ante litteram). Qui ritrovi le tracce di Gino Soggetti (di Santa Giuletta) che con Angelo Rognoni di Pavia si cimenta nel mondo colorato e poliedrico delle parole che diventano immagini.

Futurismi, ieri. Futurismi, oggi. Fino al 26 febbraio nella sala espositiva del Broletto di piazza Vittoria a Pavia una mostra (che vede in prima linea il Collegio Valla con la scelta d'arte e cultura del rettore Maurio Maccarini), dalle contaminazioni intriganti, cerchera' di rileggere l'esperienza futurista nella prospettiva contemporanea del Nuovo futurismo e del Postmodermo.

Due squadre in campo a Pavia, ma con radici che si intrecciano. Una squadra storica e mitica che schiera Andreoni (il milanese dell'aeropittura), Depero (il precursore di tutti i designer pubblicitari), Gerardo Dottori (il perugino che mise in contatto la modernita' del volo con le tradizioni della vita rurale), Munari (un genio assoluto che fa sbarcare l'innovazione futurista nella vita dei nostri giorni), Enrico Prampolini (il modenese che porto' il futurismo nella sfera dell'inconscio), Pippo Rizzo (il siciliano dai vortici dinamici), Luigi Russolo (il veneto tra musica e pittura), Aligi Sassu (il milanese futurista-progressista) poi i i gia' citati pavesi Rognoni, Masnata e Soggetti.

L'altra squadra e' quella del Nuovo Futurismo e del Postmoderno con artisti della contemporaneita' in grado di reinterpretare il testimone futurista. Come scrive Edoardo di Mauro (uno dei curatori della mostra al Broletto), il nuovo Futurismo nasce negli anni Ottanta, quelli in cui «l'individualismo ritrovato si immergeva in un mondo in rapida ed effimera mutazione, riscoprendo in chiave liberatoria la propria dimensione ludica, la volonta' di regredire piu' o meno consapevolmente al soffice mondo dell'infanzia».

Ecco in mostra i lavori di Dario Brevi, Gian Antonio Abate, Gianni Cella (l'artista pavese che rilegge il manifesto Futurista come esaltazione di una perenne e filosofica infanzia), il gruppo pavese dei Plumcake, signori del fiberglass e delle resine. Il viaggio prosegue con Davide Ferro (pavese, in grado di far tracimare il futurismo nella distorsione del fumetto per raccontare il suo oggi). E poi Lonardo Santoli, Gianfranco Sergio e il fuori scala padre Costantino Ruggeri, un «oltre» di cui l'arte pavese non puo' fare a meno.

Il campo di questa sfida di futurismi e' il Broletto (la mostra e' aperta con il seguente orario: martedi'/venerdi' 16-19, sabato e domenica 10.30-12.30, 16-19, l'ingresso e' gratuito). Il contesto ideale e' quello descritto da Leonardo Gallina (l'altro curatore della mostra), l'ingegnere di Voghera che da tempo e' il «nume pavese» della memoria futurista: «Nella storia dell'arte il Futurismo occupa, finalmente, un ruolo molto importante. Anche i piu' accaniti detrattori, che avevano tentato di oscurarlo confinandolo in un ghetto politico, hanno compreso che questo movimento e' stata la piu' grande avanguardia del Novecento».