Palazzo Zabarella

Futurismo 1910 1915

La nascita dell’avanguardia


Palazzo Zabarella, Padova

1 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023

A cura di Fabio Benzi, Francesco Leone, Fernando Mazzocca










“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto”…

Così si legge nel manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo, pubblicato a Milano l’11 marzo 1915 a opera di Giacomo Balla e Fortunato Depero, “astrattisti futuristi”, come loro stessi si firmano. Il manifesto costituisce la prima teorizzazione e testimonianza della tendenza non figurativa dell’arte d’avanguardia in Italia prefigurando un’arte “polimaterica”, un’arte nuova che diventa arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia, splendore geometrico delle forze, proiezione in avanti.
Ed è proprio il manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo, a siglare il punto d’arrivo di una stagione artistica, quella del Futurismo, che è l’anima e l’essenza di una mostra d’eccezione che indaga in modo assolutamente inedito le origini del movimento.
“Futurismo 1910-1915. La nascita dell’avanguardia”, allestita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova, con la curatela di Fabio Benzi, Francesco Leone, Fernando Mazzocca, si impone infatti, come “sguardo altro”, offrendo una visione nuova ed originale e invitando alla scoperta di una realtà artistica fino a ora poco, o per niente, svelata. Sebbene negli ultimi quarant’anni si siano succedute molteplici rassegne dedicate al Futurismo, nessuna si è mai focalizzata in termini critici ed esaustivi sui presupposti culturali e figurativi, sulle radici, sulle diverse anime e sui molti temi che hanno concorso prima alla nascita e poi alla deflagrazione e alla piena configurazione di questo movimento che ha caratterizzato in modo così dirompente le ricerche dell’arte occidentale della prima metà del Novecento.
“Futurismo”, innanzitutto, significa “arte del futuro”, e infatti, tra le avanguardie del ‘900 è quella maggiormente animata da un sentimento rivoluzionario di rinnovamento, di ribellione nei confronti della tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche. Gli artisti della prima generazione di futuristi - Umberto Boccioni, in primis, e poi Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini - si pongono come obiettivo di risvegliare l’arte figurativa poiché non è più immaginabile che continui a dar voce a tematiche lontane dalla realtà, spesso vincolate a soggetti religiosi e mitologici. E per farlo, guardano al Divisionismo, tanto che nel “Manifesto” della fondazione artistica del Futurismo (1910) si dichiara l’ammirazione per i pittori di questa corrente che hanno messo a punto una elaborata tecnica mutuata dal Post-Impressionismo e dal Puntinismo. I futuristi si approprieranno quindi della loro pennellata, pur non nascondendo la loro attrazione per le forme sintetiche, la scomposizione dei piani e la distruzione della prospettiva del Cubismo (di cui però rinnegano la staticità), e senza dimenticare che dal Neoimpressionismo prendono in prestito la luminosità cromatica e dai Nabis il simbolismo dei temi. È partendo da questi presupposti tecnici che il Futurismo, si pone come chiave di rottura verso gli schemi del passato, assurgendo anche a precursore di idee ed esperienze del Dadaismo, delle avanguardie russe e delle neo avanguardie del secondo Novecento. Diventa così l’interprete di una vera “rivoluzione” artistica che vede quale ideale un’opera d’arte “totale” che supera i confini troppo angusti del quadro e della scultura per coinvolgere tutti i sensi, facendo di massimo contrasto cromatico, simultaneità (per determinare l’effetto dinamico) e compenetrazione (per liberare l’oggetto dai suoi confini), i suoi tratti salienti.
Raccontano tutto questo e molto altro ancora, snodandosi in un percorso in crescendo, le oltre 121 opere che animano le sale di Palazzo Zabarella, tutte appartenenti a un arco cronologico piuttosto ristretto, dal 1910, anno di fondazione del movimento in ambito pittorico, al 1915, quando la pubblicazione del manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo e l’ingresso in guerra dell’Italia tracciarono un netto spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento. Opere d’eccezione, alcune delle quali esposte raramente, provenienti da gallerie, musei e collezioni internazionali, per un totale di oltre 45 prestatori differenti, un corpus davvero unico che già definisce il prestigio della mostra.
A siglare l’avvio della mostra, le radici simboliste del Futurismo e i legami con l’arte divisionista grazie al confronto tra i lavori di Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo tra gli altri, e quelli dei padri fondatori del movimento da Umberto Boccioni a Giacomo Balla, da Gino Severini a Carlo Carrà, da Luigi Russolo a Mario Sironi. Un “dialogo” che attesta come questi primi futuristi siano accomunati da una formazione artistica di natura secessionista, legata alla tecnica divisionista e alla temperie simbolista di tardo Ottocento e di inizi Novecento. Poi si scoprirà lo “Spiritualismo” con la meraviglia di Stati d’animo di Boccioni del 1911 e altri capolavori di Balla e Russolo tra gli altri. Di sala in sala si giunge nel cuore della mostra, che vede protagonista il “Dinamismo”, in cui si fronteggiano le opere di Boccioni, Balla, Severini, Sironi, Carrà, Russolo e quelle di Gino Rossi, Gino Galli, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. Ci si tufferà poi nella “Simultaneità”, con opere di Carrà, Boccioni, Fortunato Depero, Russolo ed Enrico Prampolini. Lo spirito rivoluzionario e di completa rottura con i canoni del passato, è il fulcro della “Vita moderna”, con opere di Sironi, Carrà, Boccioni, Antonio Sant’Elia, Fortunato Depero, ma anche di Aroldo Bonzagni e Achille Funi, emblemi del desiderio di una nuova vita, lontana da immobilismo e tradizione. Si indagheranno poi i temi della “Tridimensionalità” della scultura e del “Polimaterismo” dove, a testimonianza dell’utilizzo in arte di materiali diversi, troveremo Forme uniche della continuità nello spazio e Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Boccioni, Complesso plastico colorato di linee-forza di Balla (appositamente ricreato per questa rassegna poiché andato perduto) e le Marionette dei Balli plastici di Depero. Dopo una sezione sulle “Parolibere” il percorso si snoda fino a toccare il tema della “Guerra”, vista dai Futuristi come mezzo che permette di sbarazzarsi del vecchio e noioso passato e di far prevalere la gioventù. Troveremo in mostra capolavori firmati Carrà, Balla, Sironi e Severini. Chiude il percorso appunto la “Ricostruzione futurista dell’universo”, con il concetto di ‘arte totale’ che si impossessa del mondo degli uomini e delle cose e che ha trovato proprio con i futuristi la prima, piena configurazione in seno ai movimenti d’avanguardia.


Le sezioni della mostra

Con un taglio critico innovativo che propone letture inedite e nuove prospettive, la mostra indaga i presupposti culturali e figurativi, le diverse anime e i molti temi che hanno caratterizzato la nascita e poi la piena configurazione del Futurismo, fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. Attraverso oltre 120 opere, si mette a fuoco il periodo centrale e formativo del primo grande movimento d’avanguardia italiano e uno dei maggiori europei (partendo dal 1910, anno d’inizio delle ricerche in ambito pittorico, e arrivando al 1915, che vide la pubblicazione del manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo e contemporaneamente l’entrata in guerra dell’Italia). Nel costruire la loro rivoluzione estetica, i giovani futuristi partirono tuttavia da due pagine dell’arte italiana di fine Ottocento in cui si erano raggiunti esiti straordinari: da un lato il Simbolismo; dall’altro il Divisionismo di Segantini e soprattutto di Previati, artista amato da Boccioni. La tecnica divisionista, ribattezzata “complementarismo congenito” nel Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910, sta quindi alla base del linguaggio futurista. Infatti i primi protagonisti del Futurismo, come Balla, Boccioni, Carrà e Severini, hanno avuto una fase divisionista. I concetti cardine del dinamismo e della simultaneità, lo spiritualismo, le nuove frontiere psichiche della memoria e degli stati d’animo entrarono da protagonisti nelle indagini del movimento, alla ricerca di una formulazione – in pittura e in scultura, ma anche nella musica, nella poesia, nel teatro e nel cinema – che potesse restituire una sintesi universale della moderna condizione umana. Parallelamente a queste riflessioni, i futuristi – in alcuni casi con un linguaggio dirompente che tende all’astrazione – predilessero i temi della modernità e gli scenari della città contemporanea, determinata dalle industrie e dalle macchine. Con il manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo, il movimento si aprì a nuovi esiti: l’idea rivoluzionaria di “arte totale”, il legame tra arte e vita quotidiana, moda, comportamento, ebbero con il Futurismo un compimento e una forza di espansione che influenzò in maniera decisiva tutte le contemporanee avanguardie europee.

1 – LE RADICI SIMBOLISTE DEL FUTURISMO
Tutti i singoli artisti che aderirono al movimento futurista, nella loro fase precedente si erano identificati nelle ideologie del Simbolismo, attingendo alla cultura visiva mitteleuropea, delle Secessioni e dell’estetismo di fine secolo, sulla spinta della ricerca e dell’esigenza di caratterizzare in senso anti-realistico e psicologico la propria arte. Attraverso diverse declinazioni – panteistica quella di Segantini, antimodernista e antiborghese quella di Cambellotti – gli artisti simbolisti aspiravano a realizzare una ‘pittura d’idee’, che riuscisse a sganciarsi dalla quotidianità e dal naturalismo, per innalzarsi nel regno della spiritualità o per esplorare l’ignoto oltrepassando la percezione comune. Avevano contribuito a questa tendenza, tra i primi futuristi, Romani attraverso la rappresentazione di fenomeni psichici che si irradiano dai corpi come onde, come anche Russolo con le sue prime opere cupe e misteriose. Balla, Boccioni, Severini e Carrà, sia pur in diversa misura, avevano visto nel Simbolismo il modo di evitare un’arte borghese e trita, attraverso un’aspirazione già avanguardista. Ma l’indiscusso “precursore in Italia della rivoluzione idealista” era riconosciuto in Previati, la cui pittura evanescente così vicina all’astrazione musicale avrebbe esercitato su Boccioni un’influenza indelebile.

2 - DIVISIONISMO
“Non può sussistere pittura senza divisionismo”, avevano dichiarato nel 1910 i firmatari del Manifesto tecnico della pittura futurista: Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini. Fin dal 1902, insieme a Severini e al più giovane Sironi, Boccioni iniziò a frequentare lo studio romano di Balla, incoraggiato dal maestro a sperimentare la “nuova tecnica moderna del divisionismo”. Balla già da tempo dipingeva “con colori separati e contrastanti”, alla ricerca di una resa fotografica della visione, basata sui principi del movimento e della luce.
Le “tele meravigliose del Segantini, arditissime del Previati e degne quelle di Fornara ed altri” (Boccioni), ma anche di Pellizza da Volpedo e Grubicy, nella loro declinazione simbolista della tecnica a colori divisi (a pennellate lunghe e filamentose, più espressive di quelle del corrispondente pointillisme francese), avrebbero dischiuso ai futuristi le possibilità di questo linguaggio, sperimentato nella rappresentazione di soggetti di forte valenza sociale, come pure di paesaggi carichi di trascendenza.
La frammentazione della materia nella vibrazione luminosa diventerà allora lo strumento privilegiato per rivelare l’interdipendenza tra le figure e lo spazio, punto di avvio per restituire l’esperienza emozionale dell’uomo moderno attraverso la rappresentazione dello stato d’animo.

3 - SPIRITUALISMO
La sensibilità futurista affonda le sue radici nella propensione all’occulto e nell’interesse per le dottrine mistico-esoteriche diffuse nella cultura fin de siècle.
Tra i futuristi della prima ora attivi a Milano c’era Russolo – pittore, musicista e appassionato di scienze occulte – che nelle sue opere cercò di cogliere i moti dello spirito, in un’ottica sinestetica rivolta a valorizzare le risonanze musicali dei dipinti. Sottoscrittore (per breve tempo) del primo Manifesto dei pittori futuristi (febbraio 1910) fu anche Romani, che, con le sue rappresentazioni di sensazioni psichiche, precorse l’astrazione avvicinandosi ai concetti divulgati da celebri teosofi quali Leadbeater e Steiner. Teso a indagare le energie occulte irradiate nell’universo fu poi Balla, che ebbe intense frequentazioni con i circoli teosofici di Roma. L’impulso di Balla a considerare il carattere mistico della luce e della visione influenzò il belga Schmalzigaug, Evola – artistafilosofo collaboratore della rivista teosofica “Ultra” – e Ginna, che avviò esperimenti pittorici ‘astratti’ basati su metafore musicali e sull’esteriorizzazione di stati psichici. Anche la poetica degli ‘Stati d’animo’ di Boccioni fu influenzata dall’idea della ‘quarta dimensione’, un concetto che passò, attraverso la mediazione di Apollinaire, alle contemporanee teorie cubiste francesi.




BOCCIONI - Quelli che vanno (Studio grande “Stati d’animo”),1911







RUSSOLO - Profumo, 1910







BALLA - Dissolvimento autunnale, 1918


4 - DINAMISMO
Il concetto di dinamismo – inteso sia come slancio verso la modernità sia come stimolo a fondare una nuova visione del mondo basata su diverse coordinate spazio-temporali – pervade ogni manifestazione del Futurismo. Marinetti, nel manifesto del 1909, inneggiava alla “bellezza della velocità” rivendicando il valore estetico dell’automobile. La rappresentazione del moto venne risolta dai futuristi in stilemi inizialmente uniformati su una pennellata divisionista e, in un secondo tempo, su un linguaggio più sintetico. Comune fu l’attenzione a temi connessi alla sequenzialità del moto (si pensi al plasticismo dei ‘dinamismi’ di Boccioni, alle ballerine di Severini, alle Velocità d’automobile di Balla, ai ‘simultaneismi’ di Carrà). Per suggerire il dinamismo fu poi trasversale il ricorso a cromie accese e a compenetrazioni di flussi grafici (le cosiddette ‘linee di forza’) e di scomposizioni plastiche. Condivisa fu, inoltre, l’accezione identitaria attribuita all’idea di dinamismo che servì ai futuristi per differenziarsi dai cubisti francesi.
La sintassi delle opere futuriste fu, per un breve periodo, influenzata dagli esperimenti cronofotografici di Muybridge, Marey e, specie per l’opera di Balla, anche dalle fotodinamiche di Bragaglia che, in un unico fotogramma, registravano la traiettoria progressiva di un’azione.




BALLA - Oggi e domani, compenetrazione iridescente, 1913







BALLA - Espansione per velocità (velocità d’automobile), 1913







CARRÀ - Cavallo e cavaliere, 1915







BOCCIONI - Natura morta di terraglie, posate e frutti, 1915-1916







SIRONI - Testa Femminile, 1913







SEVERINI - Ballerina (Danseuse), 1914 circa







SIRONI - Ballerina, 1915 circa







PRAMPOLINI - Danzatrice, 1916







SOFFICI - Sintesi di un pese primaverile, 1913


5 - VITA MODERNA
Dalla teoria della relatività all’invenzione dell’automobile, dalla psicoanalisi al ‘flusso di coscienza’, negli anni di passaggio tra la fine dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale si assiste a una vera e propria rivoluzione scientifica, tecnologica e filosofica, che sovverte il modo di concepire lo spazio e il tempo, rivelando la complessità del reale oltre il visibile. In quest’epoca di cambiamenti si inscrive il desiderio dirompente del Futurismo di “rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa”.
Il mondo nuovo futurista è percorso dal “vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche”, è occupato da “stazioni ingorde, officine appese alle nuvole, ponti, piroscafi, locomotive, aeroplani”, animato da danze sfrenate e da una febbrile vita notturna illuminata da luci artificiali. All’architettura monumentale dei “vecchi palazzi crollanti e lebbrosi” si contrappone quella moderna futurista: la Città Nuova immaginata – e mai realizzata – da Sant’Elia ha il potente respiro di un meccanismo in perenne movimento, il cui punto di partenza non può essere la costruzione isolata, ma il sistema delle relazioni e connessioni (ponti, strade, ascensori) che innerva senza sosta lo spazio e gli edifici svettanti verso il cielo.




CARRÀ - Ciò che mi ha detto il tram, 1911







DEPERO - Ritmi di ballerina + clowns, 1914







BALLA - La costellazione di Orione, 1910







SANT’ELIA - Stazione d’aerei e treni con funicolari e ascensori su tre piani stradali, 1914







SANT’ELIA - Casa con ascensori esterni e sistemi di collegamento su più piani stradali, 1914


6 – TRIDIMENSIONALITÀ-POLIMATERISMO
Indicazioni a uscire dai confini del quadro e della scultura sono contenute nel Manifesto tecnico della scultura futurista (1912), in cui Boccioni invoca le potenzialità del polimaterismo. Nella mostra presso la galleria La Boétie di Parigi (1913), egli presentò delle innovative sculture in gesso – in gran parte perdute – con rivoluzionarie addizioni polimateriche. Attorno al 1912-1913 realizzò Sviluppo di una bottiglia nello spazio e Forme uniche della continuità nello spazio, due autentici capolavori – noti in varie fusioni bronzee – dove, mediante la modellazione dei vuoti e dei pieni, riuscì a fissare l’espansione dinamica di un oggetto inanimato nello spazio e l’incedere di una sorta di idolo moderno proteso in una marcia ideale verso il futuro.
L’urgenza di trascendere la distinzione classica tra pittura e scultura portò Balla a declinare in ottica astratta il polimaterismo e la tridimensionalità: nel 1914, insieme a Depero, ideò i cosiddetti ‘Complessi plastici’, singolari creazioni immaginate per invadere lo spazio e per stimolare la percezione degli osservatori. Sono legate, invece, al precedente del balletto di Stravinsky “Le chant du Rossignol” commissionato dai ‘Ballets russes’ di Diaghilev e dei ‘Balli plastici’ andati in scena a Roma nel 1918 le ludiche marionette geometrizzate di Depero.

7- SIMULTANEITÀ
Ricorrendo alla nozione di simultaneismo, già presente nel catalogo della mostra presso la galleria Bernheim-Jeune di Parigi (febbraio 1912), i futuristi vollero farsi promotori di una nuova idea di rappresentazione della realtà, costruita sulla sintesi di elementi visivi oggettivi e sensazioni emotive impalpabili; sull’unione, cioè, di componenti desunte dal mondo fisico e stimoli legati all’io interiore.
Richiami più o meno vaghi alla simultaneità cominciarono a popolare anche le tele dei primi seguaci del Futurismo (ad esempio Dudreville) e a essere dibattuti nei cenacoli d’avanguardia di tutta Europa. I futuristi rivendicarono non solo di aver formulato per primi il concetto di ‘simultaneità’ ma anche di averlo esteso nella loro pratica artistica. Soprattutto Boccioni – in antitesi alle appropriazioni indebite compiute, in seno al ‘cubismo orfico’, da Robert e Sonia Delaunay con il supporto teorico del poeta Apollinaire – tenne a rimarcare l’origine italiana dell’idea di simultaneità e, tra il 1913 e il 1914, scrisse una serie di articoli polemici su “Lacerba”, rivista fiorentina fiancheggiatrice del Futurismo animata da Papini e Soffici.




RUSSOLO - Sintesi plastica dei movimenti di una donna, 1912







DUDREVILLE - Vetrina di fioraio, 1915







BALLA - Il ponte della velocità, 1913-1915







DEPERO - Movimento d’uccello, 1918


8 - PAROLIBERE
Dal verso libero simbolista alla sintesi provocatoria dei Manifesti, fino alle parole in libertà, il fondatore del futurismo Filippo Tommaso Marinetti è l’artefice di un processo rivoluzionario di rifondazione del linguaggio, che prevede l’abolizione della grammatica, della sintassi, della punteggiatura.
Inizialmente concepite per essere soltanto declamate, le parolibere assumono una forma visiva già nel corso del 1913, quando Marinetti invoca “una nuova concezione della pagina tipograficamente pittorica”. Quello futurista diventa, così, un linguaggio verbale e visuale. La scrittura si fa segno e forma (pittogrammi, onomatopee, simboli matematici), capace di rappresentare la gravità, il suono, l’odore di una frase o di una parola, ma soprattutto la simultaneità delle sensazioni visive, sonore e sinestetiche, degli stati d’animo.
Nella sua evoluzione la parola futurista assume toni dissacranti e irriverenti o si carica della forza giocosa e dirompente della parodia, giungendo fino a trasformarsi – nell’interpretazione radicale dell’avanguardia russa – nella voce dell’inconscio e dell’irrazionale, pura espressione fonetica privata di ogni significato.

9 – LA GUERRA
Il rapporto dei futuristi con la guerra – e nello specifico con la Prima guerra mondiale – viene spesso ricondotto alla fraintesa frase di Marinetti “guerra sola igiene del mondo”, citata nel manifesto di fondazione del Futurismo (1909). In realtà l’assioma aveva un risvolto estetico-simbolico: per i futuristi l’impeto bellico funzionava da metafora della creazione artistica. Mentre sul piano sociale e culturale l’inno alla guerra equivaleva al desiderio di radicale rinnovamento cui il movimento ambiva. Va detto che l’interventismo bellico fu una corrente trasversale che coinvolse intellettuali europei di sinistra come di destra.
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra. Quello stesso anno, con una decisa sensibilità astratta, Balla realizzò la serie delle Dimostrazioni patriottiche (o Manifestazioni interventiste). Contemporaneamente anche Severini dipinse quadri rappresentanti la mobilitazione bellica, poi esposti a Parigi in una mostra monografica del pittore nel 1916. In un’ottica vicina al collage cubista, Carrà realizzò una serie di opere costruite mediante la combinazione di pittura, suggestioni parolibere e prelievi di carte stampate. Originale fu poi la grafica di Sironi a soggetto militare, influenzata da caratteri espressionisti e costruttivisti russi, incentrata su una precoce concezione di arte meccanica.




SEVERINI - Cannoni in azione, 1914-1915







BALLA - Dimostrazione XX settembre, 1915

10 – RICOSTRUZIONE FUTURISTA DELL’UNIVERSO
Con la genialità di Balla, la creazione artistica futurista poté esondare nella moda, nell’ambientazione domestica, nella grafica, nell’editoria, nella progettazione di oggetti, arredi e giocattoli. Questi sviluppi del Futurismo ebbero notevole influenza sulle avanguardie europee, aprendo il campo a sperimentazioni di arte comportamentale, ambientale, processuale che hanno innovato profondamente l’espressione artistica fino ai giorni nostri. Premesse fondamentali per l’estetizzazione del quotidiano vennero postulate nel manifesto Le vêtement masculin futuriste (20 maggio 1914) – riedito in lingua italiana e riadattato in vista della Grande Guerra con il titolo Il vestito antineutrale (11 settembre 1914) – in cui Balla intese l’abito maschile come traslato dell’uomo nuovo futurista, emblematicamente rappresentato dal Genio futurista di Balla.
L’aspirazione a riformulare il vissuto culminò nel manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo (11 marzo 1915) redatto da Balla e Depero. “Troveremo – affermarono i due artisti nel manifesto – degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione”. Il dipinto e la scultura cessarono di essere le uniche espressioni artistiche deputate a definire l’estetica del contemporaneo.







Info Mostra
Futurismo 1910 1915 La nascita dell’avanguardia
1 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023
Padova, Palazzo Zabarella

Orari di apertura
Dal martedì alla domenica 9.30 – 19.00
La biglietteria chiude alle 18.15
Chiuso lunedì

BIGLIETTI E TARIFFE
Singoli
Intero: € 15,00
Ridotto: € 12,00
Valido per over 65; ragazzi dai 18 ai 25 anni; persone disabili o con invalidità; membri del FAI e del “Touring Club Italia” o titolari di “Padova Card”; docenti e personale dell’Università degli Studi di Padova e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia; dipendenti del Comune di Padova.
Ridotto Speciale: € 10,00
Valido per ragazzi dai 6 ai 17 anni; studenti dell’Università degli Studi di Padova e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Biglietto Famiglia
Adulti: € 12,00 Ragazzi: € 6,00

Valido per 2 adulti e per ragazzi dai 6 ai 14 anni fino ad un massimo di 5 persone. Ingresso gratuito
Valido per bambini fino ai 5 anni (non in gruppo scolastico); accompagnatori di visitatori disabili; i giornalisti possono accedere previa richiesta di accredito via email all'ufficio stampa stefania.bertelli@artemidepr.it, con indicazione della testata e del giorno previsto per la visita.
Biglietto Aperto: € 17,50
Salta la fila ed entra in qualsiasi giorno e orario di apertura della mostra.
Biglietto Online
Permette la prenotazione della visita in una data ed un orario prestabiliti e non modificabili, nonché di evitare eventuali code alla biglietteria (il diritto di prevendita è pari ad € 1,50). La prenotazione non è obbligatoria.
Gruppi
La prenotazione è obbligatoria tramite Call Center
Adulti: € 13,00
Under 18: € 10,00

(min. 15 - max. 20 persone, con un capogruppo gratuito)
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(massimo 22 studenti, con 2 insegnanti accompagnatori gratuiti)
Visita guidata in italiano: € 60,00 (per visite effettuate il sabato e la domenica viene applicata la tariffa gruppi)
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Biglietteria
La biglietteria di Palazzo Zabarella è attiva dalle ore 9.30 fino a 45 minuti prima della chiusura della struttura.