BULGARI

RIFLESSI DI DONNA


Boutique Roma

4 - 9 maggio 2022







L’esposizione Riflessi di Donna celebra le mille sfaccettature dell'universo femminile con una selezione di opere pittoriche di maestri del Primo Novecento: Giacomo Balla e sua figlia Elica Balla, Joan Mirò, Andre Masson, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Giulio D'Anna, Roberto Marcelle Baldessari e De Pistoris. Eleganti, sensuali, radiose e sicure di sé, le donne ritratte da questi grandi artisti esprimono il dinamismo e il carisma di muse incredibilmente moderne ancora oggi. In Depero, D'Anna, De Pistoris, Prampolini e Baldessari, vibranti tocchi di colore si combinano con ipnotiche scomposizioni geometriche che invitano l'occhio ad un accattivante gioco d'inversione di punti di vista e di prospettive. Sono donne che guardano a noi e al futuro con la consapevolezza dei propri desideri. Nella lirica composizione di Giacomo Balla, un sapiente gioco di luci immortala la quieta dolcezza della moglie del pittore Elisa che accompagna ed incoraggia l'entusiasmo della figlia Luce mentre impara a leggere. Ai primi passi nella cultura della piccola Luce si contrappone la giovane donna ritratta dalla secondogenita del pittore, l'artista Elica Balla: il vestito rosso, la posa volitiva e lo sguardo disincantato la svelano pronta ad affrontare le sfide della vita con tutto lo slancio del suo stile personale. Infine, gli essenziali e potenti tratti di Masson e Mirò delineano l'infinito mistero del corpo femminile, che, nella dualità della dimensione di donna e madre, dona la vita e fa entrare a contatto con l'inconscio. Una sinfonia di donne dal fascino unico: un omaggio alla complessità, ricchezza ed energia del mondo femminile di ieri, di oggi, di sempre.








FORTUNATO DEPERO- Costruzione di donna con fiore giallo, 1917 ca.

La donna futurista, nonostante il suo attivismo, può anche essere una mamma. Una mamma che, Fortunato Depero ritrae nell'emblematica"Costruzione di donna con fiore giallo" o "Donna - Fiore",come una madre che può avere molti figli ed allattarli tutti.La figura rappresentata è difatti dotata di molti seni, comela statua di Artemide Efesia del Museo Archeologico diNapoli. Una mamma dinamica, piena di energia e colore.

Prof. Maurizio Scudiero









GIULIO D'ANNA- Idillio lunare, 1930

In questo dipinto si riscontra una differente idealizzazione della donna da parte di D’Anna. Il pennello dell'artista si muove con preponderanza di segmentazioni geometriche, di serpentine e di curve a partire dalla sottolineatura delle anche e dei seni della donna esplodenti in una forte carica sensuale; interessante anche il volto, con quei segni metallici che non escludono una componente lirica in quel fascio di luce lunare che rende argentea la testa e la parte sottostante del corpo, fondendolo con il cielo stellato.

Salvatore Carbone, curatore dell'Archivio Storico dei Futuristi Siciliani









GIULIO D'ANNA- Aerodinamica femminile, 1934

D'Anna è uno dei pochi aeropittori che hanno considerato la donna al centro dell'Universo. In questo dipinto la figura femminile si compenetra nella sagoma dell'aereo; seno e grembo sono in asse con il sole, datore di vita come la donna/madre. Il tutto è immerso in un paesaggio fiabesco dove l'elemento nazionalistico, il tricolore (a sinistra), si contrappone all'arcobaleno, (a destra), simbolo di ottimismo e rinascita. Il volto della donna, delineato con segni rapidi e approssimativi, richiama come in qualche altro caso in D'Anna, l'iconografia di Adele Gloria, aeropittrice e musa ispiratrice dell'artista.

Salvatore Carbone, curatore dell'Archivio Storico dei Futuristi Siciliani









GIACOMO BALLA - Affetti, 1910

Dalla natia Torino, Giacomo Balla arriva a Roma nel 1895 e dal 1904 abita con la moglie Elisa nella casa-convento di via Nicolo Porpora dove nasce la piccola Lucia (nel decennio futurista il suo nome diventerà Luce). Saliamo la scaletta di ferro che ci immette in questi locali illuminati solo dalla luce riflessa: nella sala grande, oltre al tavolo e al mantello da pittore buttato sulla sedia, una mamma insegna a leggere alla sua piccola. La luce entra dalla finestra e va ad illuminare il volto della piccola Lucia appoggiata sulle ginocchia della mamma Elisa: eccoci, quindi, davanti al soggetto della tavola qui presentato. Sulla "Tribuna" del 1908, Ugo Antonelli aveva definito Balla "il dipintore della luce [la cui arte], impeccabile e vivida, è materiata tutta di luce; in pochi pittori questa raggia come in lui". La peculiarità del trittico Affetti, che ritroviamo anche nel suo bozzetto, è la quasi totale assenza del colore, l'equivalente potremmo dire di un bianco e nero fotografico. E' un sapiente gioco di luci e di ombre che plasma le forme, come farebbero un attento fotografo o un sapiente direttore della fotografia - non dimentichiamo cha Balla, nella natia Torino, frequenta lo studio del pittore e fotografo Oreste Bertieri. Dalla penombra della stanza, la luce che entra dalla finestra fa risaltare il volto dell'amatissima moglie Elisa Marcucci e avvolge poi quello della piccola Luce, quasi un'aura magica che illumina e mette in evidenza i beni più cari al pittore, i suoi Affetti.

Elena Gigli









ELICA BALLA - Ritratto di giovane donna in rosso, 1934

Il Ritratto di giovane donna in rosso viene dipinto dalla secondo genita di Giacomo Balla, nata al Policlinico di Roma il 30 ottobre 1914, Elica: nel suo nome il pittore del movimento fissa l'idea dinamica della velocità e quella guerresca del volo. Balla sperava vivamente che gli nascesse un maschio, il quale potesse essere più vicino a lui: che le ragazze hanno altre storie per la testa, diceva. L'undici marzo 1920 Filippo Tommaso Marinetti pubblica il manifesto futurista contro il lusso femminile: al punto 10, declama che ogni donna bella, lasciando alle anziane e alle brutte il lusso come unica difesa, deve inventare una sua foggia di vestito e tagliarla da sé, facendo del suo corpo, semplicemente adorno, un originalissimo poema vivente. Le figlie di Giacomo Balla, in primis la primogenita Lucia (nata nel 1904, il suo nome negli anni del futurismo diventerà Luce) realizzeranno per tutta la vita gli abiti seguendo le indicazioni del papa Giacomo, come declamato dall'amico Marinetti. Negli anni Trenta la Casa Balla ospitava le amiche delle figlie, modelle e/o pittrici come possiamo vedere nell'olio qui esposto, dove la ventenne Ballelica ritrae una sua amica (non ancora identificata) proprio nell'abitazione di via Oslavia. Alle sue spalle, infatti, possiamo riconoscere il paravento con il disegno geometrico in color oro ancora oggi presente in Casa Balla. Da notare anche la particolarità della preparazione della tavola: seguendo la tecnica sperimentale iniziata dal papa Giacomo all'inizio degli anni Trenta, anche Elica pone una rete sulla tavola per creare l'effetto luminoso della trasparenza e del movimento tanto caro al Balla futurista. Quasi ottantenne, Elica si spegne improvvisamente, in seguito a un infarto, il 14 gennaio 1993 a Roma. Verrà seppellita (per sua volontà) nel cimitero di Isola Farnese vicino a Roma, dove aveva acquistato (e decorato) una casetta immersa nella natura e lontano dalla frenetica Capitale.

Elena Gigli









MASSON - Nu a la femme noire, 1944

Masson fece parte del movimento Cubista e dal 1924 di quello Surrealista. Nel 1914, con l'inizio della prima guerra mondiale, l'artistafu chiamato a combattere, uscendone gravemente ferito e inviato a Parigi per la guarigione. Dedicò la sua arte all'indagine nel mondo dell'irrazionale visto come elemento sublimante dei conflitti tra le forze primarie che abitano l'inconscio. Sperimentò diverse tecniche legate alla casualità, che aveva cominciato a mettere in pratica dopo il trauma subito in guerra. In quest'opera ciò che viene rappresentato è il corpo nudo di una donna-madre in cui le parti intime sono particolarmente marcate. Notiamo al centro del corpo la figura del feto, rappresentato con un'immagine più scura che riprende lo sfondo, ciò potrebbe stare ad indicare sia il contesto in cui nascerà il bambino, un mondo danneggiato dalla guerra, sia lo stato d'animo della madre da una parte felice per la nascita, ma al contempo angosciata per la negatività e la minaccia del mondo esterno.

Dr.ssa Beatrice Salazar









MIRO' - Senza titolo, 1930

Barcellona 1893, Palma di Maiorca 1983. Mirò era un artista dallo stile personale ed originale, giocato nella convivenza sulla tela di segni e colori molto vivaci. Le sue opere sono astratte e frutto di fantasia. Nel 1924 aderì al movimento Surrealista diventandone uno dei più convinti teorici. La sua pittura parte sempre da elementi concreti, come una mano o una luna, per poi lasciare spazio allo stile surrealista. I suoi lavori sono spesso organizzazione di linee geometriche che vanno a rappresentare facce o parti del corpo. Ciò che viene dipinto è scomposto e disposto nello spazio dando la sensazione di movimento. Nel movimento surrealista la figura della donna/madre viene vista come mediatrice tra uomo e natura, come mezzo per accedere al mondo dell'irrazionale, come fonte di sogni e desideri. In quest'opera possiamo osservare il corpo di una donna in forma geometrica, paragonabile ad un triangolo irregolare con al vertice superiore una piccolissima testa. In alto a destra la figura della luna (che potrebbe rappresentare il mondo onirico) e il corpo della donna con in mezzo un cerchio che potrebbe rappresentare sia la donna incinta sia il sole. Infine possiamo notare in basso l'imperfezione del triangolo con di lato a sinistra tre simboli, l'ultimo più simile ad una luna capovolta, che possono stare a rappresentare i tre feti persi o che stanno per nascere.

Dr.ssa Beatrice Salazar









ENRICO PRAMPOLINI - Donna + luce + ambiente, 1915

Tra il 1914 e la fine degli anni Venti la ricerca pittorica di Enrico Prampolini si svolge su due fronti. Il primo è quello della materia pittorica: ne è emblema il "Beguinage", opera sulla cui superficie troviamo piume, trine, paglia. Siamo al confine tra la poetica futurista e quella dadaista: il colore non corre in soccorso della rappresentazione, ma è presente nella realtà di oggetti e di materiali incollati sulla tela e che rappresentano sé stessi. È l'anticipazione di quella che Prampolini denominerà pittura polimaterica e si ritroverà fino alle ultime opere di astrazione pura degli anni Cinquanta. Il secondo fronte, più inerente alla poetica futurista, è quello della scomposizione e ricomposizione geometrica dell'oggetto rappresentato, si trattasse di un paesaggio naturale, urbano o d'una figura femminile. Un altro tema, quest'ultimo, che rimase costante nelle opere di Prampolini fino alla fine degli anni Quaranta. Attenzione, però: se i moduli di queste scomposizioni e ricomposizioni geometriche sono quelli della geometria classica (triangoli, cerchi, piani obliqui), la loro articolazione è invece tutta futurista, vale a dire dinamica. Questo significa che le figure che compaiono in "Donna + luce + ambiente" (1915) e in "Architettura di nudo" (1916) si leggono allo stesso modo in cui si animano e si compongono le figure di un caleidoscopio, o i flash di una proiezione stroboscopica.

MP









ENRICO PRAMPOLINI - Architettura di nudo, 1916

Il vortice della pittura futurista non è solo frutto del pennello dell'artista, ma sollecita lo spirito dell'osservatore, al quale viene chiesto davanti alla tela prima di tutto un occhio dinamico, che deve allenarsi a un perenne gioco d'inversione di punti di vista e di prospettive. Quanto al tema della figura femminile, i due dipinti esposti sono coerenti con l'originaria concezione severa e bellicosa della donna futurista, in consonanza con la Grande Guerra e in aperta contrapposizione all'immagine della femminilità celebrata nel tardo Liberty e nel Déco. A questa Prampolini sostituirà già dalla metà degli anni Trenta, una figura di donna ancora vigorosa ma sempre più seducente e fortemente carnale.

MP









DE PISTORIS - Donna ambiente, 1922

La donna futurista di De Pistoris (Federico Pfister) è ritratta in una sorta di compenetrazione cromatica con l'interno della sua casa. È infatti il titolo di questo dipinto : "Donna + ambiente". La posa è ieratica, solenne, e vuole trasmettere la sicurezza di questa figura femminile che si sente realizzata, e che si pone non come l'angelo del focolare ma come la vera regina della casa, che probabilmente ha modellato lei, con i suoi colori, cioè con i colori che emana la sua personalità. Come non pensare che questa donna, realizzata, non sia anche mamma?

Prof. Maurizio Scudiero









ROBERTO MARCELLO BALDESSARI - Salotto giapponese, 1918

Roberto Marcello Baldessari ci ha dipinto probabilmente, una mamma in posa nel suo "Salotto giapponese". È agghindata in una vestaglia di seta gialla, che in Giappone è il colore simbolo del coraggio, della bellezza e della nobiltà. Non si sa chi sia, ma dalla forma degli occhi potrebbe essere la moglie di un diplomatico giapponese che stava a Roma all'epoca. La vestaglia è leggermente aperta e ci fa vedere un seno prosperoso e, azzardiamo, che forse le sue sedute di posa spesso possano essere interrotte per allattare il suo bambino? Chissà!

Prof. Maurizio Scudiero







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