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Esposizioni
IERI
Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.

MEDARDO ROSSO
Bambino malato (1893)



















MEDARDO ROSSO
La portinaia (1883)



















UMBERTO BOCCIONI
Forme uniche della continuità nello spazio (1913)



















ADOLFO WILDT
Anima gentile (1912)
 

 

La seduzione della materia
 

Scultori italiani da Madardo Rosso alle generazioni recenti

 

 

Spazio Oberdan, Milano
Palazzo Isimbardi, Milano
23 Marzo - 12 Maggio 2002









Palazzo Isimbardi









 

Tema della rassegna – che è già stata ospitata nei più importanti musei giapponesi (Yokohama, Kagoshima, Mito, Sapporo, Matsue) per iniziativa del nostro Ministero degli Affari Esteri e dalla Fondazione Italia in Giappone 2001 – è la centralità della materia nella ricerca plastica del XX secolo, dei suoi significati e della sua capacità di coinvolgimento attraverso una selezione di opere scelte nei momenti di maggiore incidenza storica provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, fondazioni e archivi degli artisti stessi.

Il percorso espositivo muove dall’inizio del Novecento (da Medardo Rosso, Adolfo Wildt, Duilio Cambellotti, a Giacomo Balla e Umberto Boccioni); prosegue negli anni tra le due guerre, documentando sia le diverse interpretazioni della tradizione classica (Arturo Martini, Marino Marini, Francesco Messina e altri artisti) sia le ricerche espressioniste di Giacomo Manzù, Luigi Broggini e della Scuola Romana (da Mirko Basaldella a Pericle Fazzini a Antonietta Raphael Mafai e Leoncillo).

Tra le sculture esposte figurano alcune rare testimonianze del periodo futurista, come Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni. Ne parlò con esaltazione Roberto Longhi nel 1944: “Mai si era giunti ad un’imitazione più alta ed imperativa della visione puramente plastica. Sintesi di articolazione – fissata nell’Espansione spiralica – sintesi carnosa – nei Muscoli in velocità – si uniscono qui in un solo corpo, di costruzione perfetta. Le qualità freddamente enumerate nell’analisi del dinamismo si intrecciano fra loro inesprimibilmente”. Lo stesso Boccioni considerava quest’opera come il suo lavoro “più liberato”. Effettivamente l’artista è riuscito in quest’opera a dare la sintesi più coesa e balzante del suo sistema costruttivo a linee spiraliche intrecciate a segmenti. Le fusioni di questa opera eseguite nelle varie epoche sono sei o sette.

Altra scultura paradigmatica dell’Avanguardia futurista in mostra è opera di Giacomo Balla, Linee-forza del pugno di Boccioni (1915-1956). Quest’opera ha un’importanza storica senza pari perché rappresenta la sintesi estrema della concezione delle forme di Balla e di tutto il movimento futurista. Essa assurge, infatti, a emblema del Futurismo sulla carta intestata del gruppo; viene pubblicata su “Italia futurista” in occasione della morte di Boccioni nel 1916; è presente sul manifesto della mostra futurista alla Galleria Reinhardt di Parigi nel 1921. In quegli anni il “pugno argomento” entra a far parte degli idoli futuristi insieme all’eroismo, alla guerra, allo sport, alla velocità. Balla stesso definisce il pugno come “base fondamentale delle mie forme pensiero” mentre Boccioni è il grande artista del movimento, allievo a Roma di Balla, al quale aveva scritto l’anno stesso della sua morte nel 1916: “Carissimo e grande amico! I tuoi quadri mi hanno entusiasmato! Sei grande! Sei sopra una linea sempre più alta! Bravo! Tu sei capace di qualsiasi prodigio di genio e volontà!”. Dell’opera ci sono un cartone e diversi studi più un acquerello, mentre l’originale, fatto di cartone e legno (da cui sono state tratte una decina di copie in lamiera di ottone) è conservato nella collezione Winston nel Michigan ed è l’unica scultura autografa rimastaci di Balla (a parte i fiori futuristi del 1920-30, in legno colorato ad incastro, più simili ad oggetti di design e d’arredo che a vere e proprie sculture).

Linee-forza del pugno di Boccioni mima l’impatto del pugno di un uomo in corsa (Boccioni stesso) riducendo graficamente lo slancio nella sua traiettoria nello spazio. È un simbolo dell’irruenza e della prorompente energia che Balla ha sempre cercato di riversare nel quotidiano, se si pensa che questo coinvolgimento emotivo delle forme e dei colori lo aveva adattato totalmente all’arredamento della sua abitazione e lo aveva sperimentato in studi e realizzazioni di vestiti, cravatte, maglioni, vasi di fiori, buste per dischi, cornici. Una ricerca di sintesi plastiche e dinamiche che lo ha visto impegnato anche in ambito teatrale, musicale e cinematografico, come nella realizzazione delle scenografie per i balletti di Diaghilev sulla musica di Feu d’artifice di Stravinskij (1916) e nel film Vita futurista (1917). Nel 1921 apre al pubblico, la domenica, la sua casa futurista, uno spazio abitabile che incarnava le sue teorie sul colore, le forme, la luce, l’arte, il mondo. (dal catalogo della mostra, Milano, 2002)

Altri due capolavori della scultura del XX secolo sono a firma di Arturo Martini (Nena, proveniente dalle raccolte della Presidenza della Repubblica) e di Marino Marini (Gentiluomo a cavallo , di proprietà della Camera dei Deputati).

Il primo Astrattismo è documentato da Lucio Fontana e da Fausto Melotti con la Scultura n. 21 del Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano e, nel secondo Dopoguerra, da Umberto Mastroianni, Lorenzo Guerrini, Alberto Viani, Pietro Consagra, Andrea Cascella, Umberto Milani, Edgardo Mannucci, Arnaldo Pomodoro, Francesco Somaini, Ettore Colla, Giuseppe Uncini. Una nuova coscienza civile trova esiti figurativi nelle opere di Agenore Fabbri e di Luciano Minguzzi.

Per gli anni Sessanta e Settanta sono presenti le opere ambientali di Mario Ceroli, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali  di cui si propone lo spettacolare  allestimento di 9 mq di pozzanghere della Pinacoteca Provinciale di Bari, opera recentemente restaurata, e quelle di Giuseppe Spagnulo.

La mostra prosegue con i lavori degli artisti legati all’esperienza dell’Arte Povera (Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio) e con le opere di Giuliano Vangi, di Alik Cavaliere, di Luigi Mainolfi e di Roberto Gnozzi, che documentano il recupero concettuale e materico della scultura.

Le generazioni recenti sono rappresentate da Nunzio, Giacinto Cerone, Sergio Ragalzi, Claudio Palmieri, Lucilla Catania, Maria Dompè, artisti che hanno colto, pur nella novità delle soluzioni proposte, la persistenza della forma e della materia, ovvero i fondamenti espressivi della scultura.

La sezione di mostra ospitata nel chiostro di Palazzo Isimbardi è dedicata ad una scelta di scultura en plein air, realizzate a partire dagli anni Cinquanta da artisti quali Milani, Guerrini, Somaini, Consagra, Cascella, Mannucci, Pomodoro, Viani, Uncini, Spagnulo, fino a Alik Cavaliere con il suo grande Albero rovesciato del 1970 .


a cura di Cesare Biasini Selvaggi      





 

Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto, 2
Milano

Orario: 10-19.30, martedì e giovedì fino alle 22.00
           chiuso il lunedì
Ingresso: intero € 6.20 / ridotto € 4.10 - 3.10


Palazzo Isimbardi
Corso Monforte, 35
Milano

Orario: 10.00-13.00 / 14.00-18.30 da martedì a domenica
           chiuso il lunedì.
Ingresso: libero

Ufficio stampa:
Provincia di Milano
Tel. 0277406358/63598/2217

Informazioni al pubblico:
Spazio Oberdan

Catalogo edito da Silvana Editoriale, Milano - tel.: 0261836330, fax: 0261836392, prezzo: € 36.00

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