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Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.







Feu d'artifice
(1916-17)







Feu d'artifice
(1916-17)








Macchina tipografica
(1914 ca.)










Macchina tipografica
(1914 ca.)








Mimica sinottica (primavera)
(1915)








Mimica sinottica (primavera)
(1915)
 

 

Giacomo Balla: Futurismo in scena

 

Museo teatrale alla Scala - Milano

9 Maggio – 29 Settembre 2001

 









Museo teatrale alla Scala Milano







Giacomo Balla: futurismo in scena. Con questo titolo si apre la Museo Teatrale alla Scala una mostra dedicata all’attività scenografica del geniale artista, che vede esposta una corposa rassegna di suoi bozzetti per il teatro.

Le opere, di alto valore pittorico, appartengono alla raccolta del Museo Teatrale alla Scala, a cui sono state donate nel 1978 da Luce ed Elica Balla, figlie dell’artista.

La mostra è stata curata con competenza e passione da Ada Masoero, che firma anche uno dei tre saggi in catalogo, nel quale sono state riprodotte a colori tutte le opere esposte.

Nel suo testo dal titolo Balla: luci, forme, suoni, colori, la Masoero, ricostruisce l’affascinante "avventura" teatrale di Balla partendo dai progetti, spesso su carta di recupero, e da alcuni bozzetti, lucenti per i colori vivi e le carte argentate, elaborati per il balletto Feu d’artifice di Stravinskij, messo in scena il 12 aprile 1917 al Teatro Costanzi di Roma.

La portata rivoluzionaria dell’invenzione scenica di Balla è stata ben descritta da Margherita Sarfatti: "Appariranno sul palcoscenico, non scenari dipinti né persone, ma niente altro che forme. Costruzioni in legno e stoffa, a punta, a cono rovesciato, mostruosità geometriche, mezzo sferiche mezzo cilindriche, come le creature mitiche della favola, metà umani e metà bestiali; organate secondo un’architettura alogica e, nel senso proprio della parola, eccentrica, proietteranno sulla scena ombre e luci asimmetriche, in rispondenza con gli accordi enarmonici di Stravinskij (...). Continui giochi di luce e sbattimenti d’ombre variate, raggi colorati e riflettori elettrici potentissimi, imprimeranno espressione di mutevole dinamica alla statica dell’apparecchio scenico. Il singolare spettacolo dura non più di cinque minuti ed è composto esclusivamente dalle vibrazioni dell’etere, onde luminose e onde acustiche, concorrenti attraverso l’occhio e l’orecchio a determinare nel riguardante la suggestione magnetica di stati di sensibilità ora lieti ora tristi, ora di agitazione, ora di riposo."

In mostra si possono ammirare tre bozzetti a colori di Feu d’artifice su carta, due ad olio, uno a tempera (fig. 1 e 2). Uno illustra la scena nella sua interezza, gli altri due zoomano sui dettagli di quelle "mostruosità geometriche, mezzo sferiche mezzo cilindriche" che tanto avevano colpito Margherita Sarfatti. Tutte queste invenzioni di Balla sono supportate da un rigoroso lavoro di progettazione, come si può facilmente apprendere da un corpus di schizzi a matita presenti in mostra. Le preziose indicazioni del genio futurista hanno, così, permesso ad un artista contemporaneo, Elio Marchegiani, assistito sapientemente dal Professor Maurizio Fagiolo dell’Arco, di ricostruire un modello in scala della scenografia di Feu d’artifice.

 

Come ricorda la Masoero nel suo saggio, Feu d’artifice fu l’unica scenografia di Balla ad essere realizzata, ma non l’unica progettata dal vulcanico artista. Verso il 1914 "aveva abbozzato scena e costumi per una sintesi teatrale intitolata Macchina tipografica, con testo, scena e coreografia di sua invenzione." Di questo lavoro restano il bozzetto della scena, sulla quale sono riportati a caratteri cubitali le lettere della parola TIPOGRAFIA, uno schizzo della coreografia (fig. 4), il testo dell’onomatopea rumoristica che avrebbe costituito la colonna sonora dello spettacolo e il bozzetto di un costume (fig. 5).

Poco si conosce, invece, della sintesi scenica Inferno, "della quale ci restano il bellissimo bozzetto di un personaggio avvolto da simboliche fiamme, che pare uscire da una pastiche neomedievale, tracciato da Balla sul verso di un foglio intestato Istituto Editoriale del Littorio, e due idee per la scena, in una delle quali Balla fonde le rigide punte delle Compenetrazioni iridescenti con le lingue sinuose delle fiamme."

In mostra sono presenti, poi, quattro dei sei bozzetti di Primavera o Mimica sinottica del 1915: quello della scena e i tre relativi ai costumi della Donna Cielo (fig. 8), delle due Donne Valle e delle Donne Albero (fig. 9). "Balla inventa per il balletto forme organiche, morbide e sinuose, che sembrano da un lato concludere i cicli dei dipinti sulla prediletta stagione primaverile avviati negli anni prefuturisti nella casa di via Paisiello, dall’altro anticipare le ricerche sulle stagioni condotte a partire dal 1917, accanto a quelle sulle Linee-forza di paesaggio."

Chiude la rassegna espositiva, una tela di piccole dimensioni di Balla, ascrivibile alla metà degli anni Venti, raffigurante un bozzetto per balletto futurista, riletto attraverso le influenze delle tendenze dell’art déco.

Il secondo saggio presente in catalogo, intitolato Una lettera per Ada Masoero, reca la firma di uno dei massimi studiosi dell’opera di Giacomo Balla: il Professor Maurizio Fagiolo dell’Arco. A quest’ultimo si devono numerosissime pubblicazioni, saggi, mostre che analizzano l’intero arco della complessa e poliedrica attività artistica di Balla e il catalogo generale dell’opera dell’artista, di prossima pubblicazione.

Nella sua lettera aperta alla curatrice della mostra, Fagiolo dell’Arco ripercorre i suoi replicati incontri con la ribalta di Balla durante tre decenni. "Tutto partì – ricorda Fagiolo – dal ritrovamento in casa Balla di molti fogli e foglietti che erano sfuggiti al capillare censimento della mostra curata nel 1963 da Enrico Crispolti nel Museo di Torino. Ovviamente, si era data la precedenza all’esposizione delle scene colorate, l’intero e le vedute parziali. In quei foglietti si potevano ritrovare, invece, tutte le fasi delle progettazione (e oggi le rivedo emozionato): dallo schizzo germinale della scena all’idea per le singole forme alla ribalta, dai progetti esecutivi per i falegnami alla sequenza delle luci sulla scena."

Fagiolo prosegue raccontando l’affascinante e appassionata avventura di Balla con il teatro, vicenda da lui illustrata esaustivamente in occasione della mostra Sipario del 1997, presso il Castello di Rivoli, insieme a Ida Gianelli.

Lo studioso, quindi, si avvia alla conclusione del suo intervento in catalogo, illustrando le novità emerse dopo Sipario, come un bozzetto di costume per Piedigrotta di Cangiullo progettato da Balla per Léonide Massine nel 1915 e riapparso sul mercato londinese, presso la casa d’asta Christie’s.

Fagiolo illustra, infine, alcune preziose anteprime sul tema: un libro di Ida Gianelli, Feu d’artifice e i Balli Russi – Un’altra utopia di Giacomo Balla, che ricostruirà l’intricata vicenda romana dei Balli Russi; e una grande mostra, a cura del Teatro San Carlo di Napoli, dedicata ai rapporti tra i Balli Russi di Sergej Diaghilev e l’Italia, evidenziandone i rapporti con la città partenopea.

Ultimo saggio presente in catalogo, dedicato alla sfera musicale, è a firma di Matteo Sartorio e s’intitola Igor Stravinskij: Feu d’artifice, fantasia per orchestra op. 4.

 

Cesare Biasini Selvaggi




Museo Teatrale alla Scala
Via Filodrammatici, 2
20121 Milano
Tel. 028053418  Fax 0286463170
e-mail: scala@energy.it




 

Catalogo edito dal museo teatrale alla Scala, Milano

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