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Esposizioni
IERI
Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.






U. BOCCIONI
Materia (1912)









 


G. BALLA
Forme - Rumore (1913)







 


F. DEPERO
Bozzetto di manifesto per la Casa d'Arte Bragaglia, con costume di banditore (1921)










 


G. SEVERINI
Natura morta - La "Ciociara" (1914 ca.)









 


E. PRAMPOLINI
Ritmi spaziali (1913)










 


A. BURRI
Sacco (1953)










 


L. FONTANA
Concetto spaziale (1952)

 

 

L'Avventura della Materia

Una linea Italiana dal Futurismo al Laser

Kunstforum in der GrundkreditBank - Berlin

15 febbraio - 29 Aprile 2001

 

 

 

 

Il processo che nell’ambito della pittura e della scultura ha portato all’introduzione di materie diverse da quelle tradizionali fino, sempre più frequentemente, alla loro totale sostituzione, con il ricorso ai materiali più vari e ad oggetti, è una delle caratteristiche dell’arte del XX secolo e prende le mosse dalle prime avanguardie, soprattutto dal Cubismo e dal Futurismo.

 

Nell’arte italiana, il polimaterismo futurista dà il via ad una serie di ricerche che si sviluppano nel secondo dopoguerra con la pittura di Alberto Burri e proseguono, tra l’altro, nella vicenda dell’ arte povera.

 

La mostra si articola in quattro sezioni.


 

La prima sezione è dedicata al "Polimaterismo futurista".


 

L’iniziatore è Umberto Boccioni, che nel manifesto Scultura futurista (1912) propone di adottare piani di legno o di metallo, immobili o meccanicamente mobili per un oggetto, forme sferiche pelose per i capelli, semicerchi di vetro per un vaso, fili di ferro e reticolati per un piano atmosferico, ecc..

 

Aggiunge poi Boccioni: “Il tic-tac e le sfere in moto di un orologio, l’entrata o l’uscita di uno stantuffo nel cilindro, l’aprirsi e il chiudersi di due ruote dentate, (…) la furia di un volante o il turbine di un’elica, sono tutti elementi plastici e pittorici, di cui un’opera scultoria futurista deve valersi. L’aprirsi e il richiudersi di una valvola crea un ritmo altrettanto bello ma infinitamente più nuovo di quello di una palpebra animale”.

 

Successivamente Balla e Depero nel manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” (1915), progettano dei “complessi plastici” composti di “fili metallici, di cotone, lana, seta, (…) tessuti, specchi,lamine metalliche, stagnole colorate,  (…) liquidi chimicamente luminosi di colorazione variabile” ed altro, nonché “congegni meccanici ed elettronici”, atti a metterli in moto, farli suonare o addirittura scoppiare.

 

I “ complessi plastici” interpretavano l’invito di Marinetti a produrre un’ “arte azione” e a introdurre nell’arte, oltre al movimento, la “realtà brutale”, come già lo stesso Marinetti aveva fatto con le onomatopee in letteratura e Russolo in musica con l’ “intonarumori”.

 

Più volte, infatti, Marinetti aveva parlato di sostituire la “psicologia dell’io” con l’ “ossessione lirica della materia”, con le sue forze di comprensione, le sue torme di molecole o i suoi turbini di elettroni”, mentre i pittori futuristi citavano i raggi X e l’elettricità.

 

In effetti, la visione dinamica futurista, interessata alla manifestazione dell’energia, trovava nell’indagine e nell’impiego della materia uno sfocio, non solo alla propria ambizione di realizzare il movimento nell’opera d’arte, ma anche di entrare in sintonia con le ricerche della scienza moderna, non a caso toccata, proprio allora, dal nuovo principio della materia-energia. Sempre in Italia, Guglielmo Marconi, partendo dalle indagini delle onde elettromagnetiche studiate da Hertz, aveva intanto realizzato un primo sistema di radiotrasmissione a distanza.

 

Negli anni Venti e Trenta, particolarmente con Enrico Prampolini a Roma (dove Enrico Fermi conduceva le sue prime ricerche sulla liberazione dell’energia nucleare), il “polimaterismo” futurista trova una larga applicazione, con l’impiego dei materiali più vari. Prampolini contrassegna i suoi dipinti con titoli come “Guglielmo Marconi” e “Quanta B. Moto dell’elettrone”, mentre Marinetti parla già nel 1930 della “immensa rete di onde corte lunghe lanciate sopra oceani e continenti”.

 

Questa prima sezione, oltre agli artisti già citati, comprende Severini, Carrà, Soffici, Sironi, Zatkova, Dottori, Farfa, Diulgheroff, Bot. Le sculture polimateriche di Boccioni e i “complessi plastici” di Balla e Depero, in gran parte distrutti saranno rappresentati attraverso le opere rimaste, i disegni, la documentazione fotografica.

 

Il polimaterismo di Prampolini fa da ponte con le ricerche della seconda metà del secolo.

 

 

 

La seconda sezione , intitolata “La presenza della materia”, si apre con le opere di Alberto Burri, erede in forme del tutto nuove del polimaterismo dei futuristi. Dalle materie di coinvolgimento esistenziale, come i famosi “sacchi”, i “legni” e i “ferri”, Burri passa in seguito all’uso di materie industriali come la plastica e il cellotex.

 

Eredi del futurismo sono Fausto Melotti e Lucio Fontana, che è attento in modi molto espliciti ai rapporti con la scienza. Oltre a sperimentare diverse materie che riflettono ed emanano luce, come i vetri e i lustrini, Fontana crea “ambienti” in cui usa la luce del neon e di Wood.

 

L’arte di Burri ha riflessi nelle prime sperimentazioni di Rauschenberg e, in Italia, apre una stagione di ricerche materiche che è testimoniata, già negli anni Cinquanta e poi nei Sessanta, dall’opera di artisti come Colla, Manzoni, Scarpitta, Rotella, Mauri, Angeli, Tacchi, Festa. Questi artisti operano ormai, in clima neo-dadaista con tangenze pop, al di fuori di un rapporto diretto con la scienza.

 

 

 

La terza sezione, “La materia entra nello spazio”, presenta gli artisti che di queste ricerche hanno gettato le nuove basi, operando nell’ambito del gruppo dell’ “arte povera” o fuori di esso (Anselmo, Calzolari, Fabro, Kounellis, Merz, Paolini, Penone, Pistoletto, Zorio, Pascali, Ceroli, Mattiacci, Parmiggiani, Vettor Pisani, Ontani).

 

 

 

Con la quarta sezione, “La materia e l’immateriale”, s’impone l’uso della luce, la più immateriale delle materie, delle labili immagini video e della comunicazione interattiva. La linea italiana delle ricerche sulla materia si ricongiunge in qualche modo agli interessi originari dei futuristi per i fenomeni dell’elettricità, della materia come radiazione di energia, della comunicazione via etere. Questa sezione presenta le opere di Mochetti, Studio Azzurro e dei più giovani Albanese, Cornli, Messina e Modica.


 

La mostra, curata da Maurizio Calvesi e Rossella Siligato, è promossa dal Ministero degli Affari Esteri Italiano e dall'Istituto Italiano di Cultura di Berlino.
Il catalogo è a cura di Rosella Siligato.

 

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