GIULIO D'ANNA:
Aeropittore
Bonhams, Londra
Londra, 22 febbraio – 1 marzo 2018
a cura di
Claudio Cantella
Anna Maria Ruta
Maurizio Scudiero
Salvatore Carbone
Galleria Matteotti
Anna Daelli
Antonio Armando Ranalli
INTRODUZIONE
Il periodo tra le due guerre in Italia fu un'epoca di enormi
tumulti politici e culturali. L'arte giocò un ruolo significativo
nell'aiutare a comprendere questi immensi cambiamenti.
Quando si guarda all'arte italiana dei primi anni del XX secolo
un malinteso comune è quello di ritenere che il Futurismo
sia scomparso e abbia perso la sua importanza dopo la fine
della prima guerra mondiale con la morte di figure chiave
come Umberto Boccioni. Questo non accadde. Il Futurismo,
quasi più di ogni altro movimento modernista, si è evoluto e
sviluppato in varie direzioni. Marinetti ne rimase il leader e un
gruppo di artisti attivi a Roma e in Sicilia negli anni '20 e ' 30
ne portò avanti la tradizione con entusiasmo.
Forse il più coerente tra questi sviluppi del Futurismo fu
l'Aeropittura. Ispirato dagli sviluppi nell'aeronautica e nella
tecnologia ed esponendo la potenza della velocità, del volo e
della modernità, questo movimento si consolidò nel Manifesto
dell'Aeropittura futurista, redatto nel 1929 da Marinetti, Balla,
Depero, Dottori, Prampolini, Fillia, Cappa-Marinetti, Tato e
Somenzi.
In quegli anni un giovane artista lavorava in una libreria a
Messina, in Sicilia, osservando intensamente gli sviluppi
di Marinetti e dei suoi compatrioti. Giulio D'Anna non
fu firmatario del Manifesto, ma avrebbe continuato a
personificare questo movimento attraverso la chiarezza della
sua visione e la bellezza della sua esecuzione. Completò
i suoi primi esperimenti di Aeropittura nel 1928 e, dopo
aver incontrato Vittorio Corona e Pippo Rizzo, si dedicò
completamente allo sviluppo di questo nuovo entusiasmante
movimento. Continuò a rappresentare l'Italia alla Biennale
di Venezia e catturò l'attenzione dello stesso Marinetti
divenendo uno dei principali esponenti della seconda ondata
del Futurismo.
Le sue opere non hanno mai avuto una mostra dedicata nel
Regno Unito. Siamo pertanto molto grati ai nostri prestatori
e ad alcuni importanti studiosi del Futurismo per aver
collaborato a questo progetto, che ha permesso a Bonhams
di esporre a Londra una selezione di dipinti di Giulio D'Anna.
Insieme, rappresentano alcuni degli esperimenti
maggiormente riusciti di Aeropittura, e comunicano
perfettamente la maestria che il giovane artista di Messina ha
raggiunto nel perseguire la bellezza del volo.
ANNA MARIA RUTA
GLI AEREI LIRICI DI GIULIO D'ANNA
Giulio D'Anna ha il gusto della sperimentazione nel proprio
DNA ed è affascinato dalla modernolatria dell'aereo,
caratteristiche che lo fanno ritenere uno dei più interessanti
interpreti dell'aeropittura italiana. Apprezzatissimo da
Marinetti, attraversa tutti e quattro i filoni dell'aeropittura
da convinto futurista quale è, guardando solo a tratti ai
maestri Prampolini e Fillia, perché in realtà personalissimo,
essenzialmente mediterraneo. I suoi aerei in volo sono carichi
di tutte le sfaccettature cromatiche, che sole, mare e colline
dello Stretto gli suggeriscono conducendolo verso abbandoni
spaziali lirici, propri della sua indole contemplativa: attraenti
"scudisciate coloristiche", come vengono definite nel 1933.
La sua sensibilità cosmica e insieme il suo gusto ludico, la
gioiosa fascinazione dell'infinito lo portano ad idoleggiare
quasi ossessivamente l'icona dell'aereo nella sua
enciclopedia figurativa, facendogli dedicare nei primissimi
anni Trenta all'aeropittura la maggiore e miglior parte della
sua riflessione pittorica, anche se poi vario nel tempo è il suo
catalogo iconografico.
Nei suoi dipinti la modernità degli assemblaggi e le
componenti positive della natura fanno perdere agli elementi
meccanici il quoziente negativo della civiltà industriale proprio
attraverso la loro proiezione in un paesaggio solare. La poesia
del paesaggio, in cui mare e terra vengono attraversati da
aerei rossi, gialli, verdi viola (il viola è simbolo di dinamismo
e velocità), che intessono gare ludiche, rivelando tutta la
gioiosa fascinazione dell'infinito, in cui le traiettorie dei motori
sfreccianti trasfigurano la realtà animando una mutevole
polidimensionalità di prospettive. I panorami si fondono e
aprono direzioni nuove, che sono solo della fantasia, in un
effervescente scoppiettio di curve, ondulazioni, rette.
Emblema del dinamismo cosmico, l'aereo di D'Anna più
che forza vitalistica è strumento di percezioni e umori
figurativi, filtrati attraverso l'abile uso del colore e il dominio
del distacco da terra, del librarsi libero e leggero per l'aria
in un abbraccio col cosmo. Nei decolli, negli atterraggi,
nei voli radenti, nelle trasvolate oceaniche, dall'alto, alberi,
case, colline assumono dimensioni miniaturistiche in un
caleidoscopio coloristico, che ha sottili richiami naif e guarda
alla lezione figurale e cromatica di Balla e Depero, ma con
una coniugazione tutta mediterranea. Sfiora a volte D'Anna,
nel tentativo di scomporre simultaneamente la realtà, perfino
l'astrattismo, ma sa assemblare armonicamente il complesso
di fatti visivi disparati affidando talvolta al graduale predominio
dell'elemento polimaterico - inserti filiformi, elementi cuprici,
che ricoprono parti degli aerei, emergenze lignee - soluzioni
linguistiche uniche in tutta l' aeropittura italiana in una riuscita
sintesi di forma, colore, materia e volume. E giunge perfino
a particolari montaggi di compenetrazione tra figura umana,
femminile soprattutto, e aereo con esiti veramente singolari
nella pittura futurista.
Oggi, studiandolo con più penetrante attenzione, si scoprono
sempre nuovi elementi stupefacenti nella sua aerepittura, dal
momento che D'Anna sembra conoscere a fondo tutte le
tipologie delle macchine degli anni Trenta rappresentandone
le caratteristiche tecniche con una precisione tutta da
scoprire nell'icona pittorica, solo apparentemente fantastica.
Degli aerei in uso nell'aeronautica italiana segue le evoluzioni
e le imprese con partecipazione documentale e psicologica.
Perfino nell'aeropittura di guerra con cromie livide e scure,
carica di significati luttuosi la macchina e il paesaggio. Ma
forse sono da ricordare gli anni vissuti da D'Anna a Palermo,
in cui a contatto con gli altri futuristi siciliani, Corona, Rizzo,
Varvaro, poté vedere e conoscere vari aerei, soprattutto
attraverso Vittorio Corona, che lavorava nell'Ufficio tecnico
della ditta Ducrot, di cui era anche compropietario Caproni,
e in cui si producevano eliche in legno e si montavano
idrovolanti, i suoi cari idrovolanti. Ma lo attraevano anche
i Savoia Marchetti, gli aerei con cui negli anni Trenta si
facevano le famose trasvolate dell'Atlantico e che nel
suo dipinto dedicato a quella di Italo Balbo divengono
minuscole forme via via ingrandentisi in un ampio arco di
cielo, fino a mostrare chiaramente i particolari tecnici che
li caratterizzano. Nella terra sottostante si apre intanto un
delicato panorama di monti e di laghi, attraversato dallo
stormo, che entra in America dal nord del Canada e che
rivela un nuovo risvolto cromatico nella sua enciclopedia
pittorica.
Un D'Anna che si rinnova continuamente, pur nella fedeltà ai
suoi parametri di base.
Anna Maria Ruta
SALVATORE CARBONE
GIULIO D' ANNA
FUTURISTA SICILIANO E PRIMO AEROPITTORE ITALIANO
Ho conosciuto Giulio D'Anna nel 1963.
Avevo 10 anni e dai quadri che avevamo in casa, e nella
mia mente di bambino, immaginavo di incontrare un artista
‘bohemiennè, capelli lunghi e basco in testa, pizzetto e
baffoni. Invece, quando entrai con mio padre nella libreria
D'Anna in viale San Martino a Messina, ci venne incontro
l'impiegato storico della libreria, Giovanni, il quale ci annunciò
a D'Anna e dal retrobottega uscì un signore di mezza età,
timido, distinto, con capelli brizzolati e occhiali, che tutto a
me sembrava meno che ‘l'artista' che immaginavo.
Si abbracciò con mio padre e dopo le frasi di rito fra due
vecchi amici che non si vedevano da tempo, ci invitò a
prendere una granita al Caffè Irrera, uno dei caffè letterari più
famosi della Sicilia dove si incontravano tutti gli intellettuali,
poeti, scrittori, pittori che frequentavano la libreria D'Anna o
che erano di passaggio a Messina.
Mio padre mi raccontava che gli esponenti del gruppo
futurista messinese, poeti, scrittori, ecc., capitanati da
Guglielmo Jannelli, intellettuale e scrittore futurista, si
riunivano spesso al caffè Irrera: anche F.T. Marinetti, Giacomo
Balla e Fortunato Depero, invitati più volte nell'isola da G.
Jannelli, erano frequentatori del Caffè.
Negli anni a venire ebbi modo di tornare alla libreria D'Anna
o con mio zio Tommaso, musicista e amico di D'Anna fin
da ragazzi, o con il mio zio prete, Gaetano Carbone, molto
conosciuto a Messina perchè fondatore della casa editrice
S.E.M. (Siciliana Editrice Messina).
Con il passar degli anni il mio interesse sulla storia di D'Anna
e sul Futurismo, in particolare di quello siciliano, aumentò e
nel novembre del 1979, un anno dopo la morte del maestro
D'Anna, organizzai nella mia galleria La Palma di Siracusa
la prima mostra personale di D'Anna, esponendo opere di
proprietà della mia famiglia. La mostra destò molta curiosità,
specialmente per le ‘aeropitture'.
In effetti negli anni '80 e '90 il Futurismo era ancora
considerato una corrente di nicchia conosciuta da poche
persone e trattato solo da gallerie specializzate. In particolare,
il ‘futurismo siciliano' era praticamente sconosciuto ed anche
gli scrittori e i poeti come De Maria, Cavicchioli, Cardile,
Gerbino ed altri siciliani, pur avendo aderito sin dal 1909 al
primo manifesto futurista, erano poco menzionati nei testi di
storia dell'arte riguardanti il futurismo.
Solo grazie ad una grande storica dell'arte, Anna Maria Ruta,
palermitana, l'avanguardia futurista siciliana è venuta alla luce
e dopo 30 anni di studi e ricerche, mostre e libri, oggi si può
dire che il ‘futurismo siciliano' si comincia a conoscere sia in
Italia che all'estero.
Nel mio piccolo anche io ho dato un contributo affinchè
questo periodo storico fosse conosciuto dal grande pubblico,
creando un ‘Archivio Storico del Futurismo Siciliano',
organizzando mostre in Italia e all' estero, collaborando con
la professoressa Anna Maria Ruta alla realizzazione di due
monografie, una su Giulio D'Anna e una su Pippo Rizzo.
Nella presente mostra abbiamo scelto delle opere che
rappresentano tutto il percorso aeropittorico dell'artista
D'Anna, che va dal 1927 al 1935.
Nelle opere dipinte prima del manifesto dell'aeropittura
(firmato nel 1931) D'Anna creò una sua aeropittura
personalissima, molto apprezzata da Marinetti, basata su
notizie ed elementi riferitigli da Mino Somenzi, ideatore del
manifesto stesso in un incontro avvenuto nel 1927 a Reggio
Calabria in occasione della Biennale di Reggio.
Nelle opere dipinte invece dopo il 1931, D'Anna pur
allineandosi parzialmente a quelli che erano i canoni
aeropittorici dettati dal manifesto, contrariamente ai suoi
colleghi aeropittori (Tato, Crali, ecc.) che si somigliavano tra
loro, perchè guardavano al "già fatto", che era regola futurista
come diceva Marinetti, D'Anna mantenne invece un suo
stile inconfondibile usando anche il collage come linguaggio
pittorico.
Salvatore Carbone
Curatore, "Archivio Storico dei Futuristi Siciliani"
CLAUDIO CANTELLA
GIULIO D'ANNA E ALTRI NEI RICORDI
DI FAMIGLIA
La casa della mia infanzia era immensa, un susseguirsi di
stanze, come se si inseguissero, piene di luce. Sotto gli
stucchi dorati vi erano appesi quadri racchiusi da cornici
talvolta decorate o completamente piatte, semplici, minimali.
Alcune erano nere. Custodivano disegni di case, di campi
con alberi, vedute di marine a china, paesaggi immaginari,
insiemi di piccoli trapezi sospesi nell'aria come fossero
aereoplani, volti di uomini, madonne con bambino.
In tutte le stanze i dipinti erano posti con ordine che
rendevano le pareti come vestite in alta uniforme. Niente era
casuale, tutto pensato e ben predisposto con semplice rigore
che già da allora mi appariva convenzionale. Era la mia casa,
dove tutto sembrava appartenermi, un involucro di protezione
attento e circoscritto come non mi capitò più di avere nella vita.
Quella casa, quel vivere, mi avevano inculcato lentamente
e inesorabilmente quello che si sarebbe rivelato molti anni
dopo come un virus: l'amore e il rispetto per la creatività, la
proporzione, l'arte, la conservazione, il culto per i libri.
I quadri che mi piacevano di più erano quelli ricchi di colori,
con disegni semplici, quasi infantili disegnati su carta o
dipinti su pannelli di legno che richiamavano vecchie porte
o sportelli di armadi. Brillavano tra gli altri, emanavano una
luce e una vibrazione che catturavano l'attenzione, quasi
obligatoriamente.
La maggior parte di questi quadri erano opera di nostri parenti:
Eliano Polettini, fratello di mia madre, che aveva studiato
al liceo artistico di Palermo ed era stato allievo di Giovanni
Varvaro che aiutava soprattutto nei restauri; Orlando Polettini,
padre di Eliano e mio nonno materno, che si dilettava a
disegnare su cartoncino ulivi e muri di campagna con matite
e carboncino; Giulio D'Anna, primo cugino di mio padre, la
cui madre, Stefana Cantella [che in famiglia chiamavamo zia
Stella], era sorella di mio nonno paterno Nicolò.
Erano tutti belli questi quadri e a forza di vedermeli attor no
erano diventati bellissimi ma anche normali allo stesso tempo.
Tra i miei preferiti quelli di Giulio D'Anna mi trasmettevano
gioia e curiosità e, seppur semplici nella composizione, non
di rado ci trovavo dentro aspetti nuovi e sempre maggiore
interesse.
L'accoppiamento dei colori era la cosa che risaltava di
più: sembravano tanti, troppi forse, ma erano armonici ed
equilibrati. Erano arditi e rassicuranti allo stesso tempo. Ai
miei occhi apparivano, comunque, strani e [ormai] familiari.
Quei piccoli aerei, i monti con le case, le nuvole goffe, nel loro
insieme mi facevano sognare mondi immaginari e fantastici.
Allora non capivo cosa volessero esattamente esprimere ma
la mia immaginazione si sprigionava con forza. Quei quadri
stavano al loro posto da sempre. Quando li spostavano per
pulire un'impronta squadrata restava impressa nella parete,
indelebile.
I quadri dello zio Giulio [così lo chiamavamo io e mio fratello]
apparivano più importanti degli altri che erano talvolta
imponenti e austeri. I colori vivi e luminosi gli conferivano un
che di benevolenza che ti aiutava ad amarli.
Dello zio Giulio ricordo poco. Non frequentava la nostra
casa. Messina, dove lui viveva, e Caltanissetta, dove era la
nostra casa, erano abbastanza distanti e non era facile, a
quell'epoca, raggiungere le due città in poco tempo. Era un
viaggio e lo era ancora di più se lo facevi in treno.
Mio padre, anche per il suo lavoro, andava non di rado a
Messina e incontrava, in quell'ultimo stadio di Sicilia, sia il
cugino Giulio che il di lui fratello maggiore Giacomo di cui era
coetaneo. Giacomo D'Anna aveva fondato una casa editrice
e faceva libri per le scuole. Era un uomo molto formale,
anche nel mostrare la propria ricchezza.
Ricordo, la prima volta che lo vidi, un vistoso orologio
d'oro che allacciato sopra il polsino sinistro della camicia
ne metteva ancor di più in evidenza la mole e il luccichio.
Giulio, di dodici anni più giovane del fratello, negli anni ‘20
lavorava nella libreria-casa editrice e conduceva una vita più
misurata del fratello con la moglie e le due figlie che ricordo
di non avere mai di incontrato. So per certo che mio padre,
Giacomo Cantella, aveva una grande simpatia e affetto per
il giovane cugino Giulio e che, data la confidenza e la stretta
parentela, talvolta lo aiutava economicamente con elargizioni
di denaro a titolo di regalo. Immagino che fosse quella
la ragione per cui ogni tanto Giulio regalava a mio padre
qualche quadro in segno di riconoscenza e pari affetto.
Fatto sta che lo zio Giulio, con i suoi quadri, aveva regalato
alla nostra casa la gioia di godere di colori che andavano a
stimolare fantasia e immaginazione. I colori dello zio Giulio, in
fondo, restituivano l'equilibrio cromatico della Sicilia.
Ricordo che nel 1979 quando andai a trovare lo zio Jack
Cantella a Beverly Hills, dove viveva, anch'egli mi disse
qualcosa di simile. Mi mostrò delle lettere che custodiva
gelosamente e soprattutto alcuni quadri dello zio Giulio
che aveva avuto dal padre Gaetano e altri che gli aveva
personalmente regalato il pittore futurista. Legava i quadri di
Giulio ai discorsi nostalgici che solo gli emigrati sanno fare.
Anche zio Jack come mio padre era cugino di primo grado
dello zio Giulio dal momento che il padre, Gaetano Cantella,
era fratello di mio nonno Nicolò e di Stefana, la madre di
Giulio D'Anna.
I Cantella e i D'Anna erano tutti nati a Villarosa, un piccolo
paese dell'entroterra isolano, quasi il centro geografico della
Sicilia, quando ancora questa "città di fondazione" faceva
parte del territorio provinciale di Caltanissetta.
Non c'era famiglia a Villarosa che non avesse qualcuno che
era emigrato in America in cerca di fortuna. Lo zio Gaetano,
che si era stabilito a Cleveland nell'Ohio, intratteneva con la
sorella Stefania una corrispondenza fatta di lettere e pacchi
e, quando ritornò per un nostalgico tour in Sicilia nei primi
anni del cinquanta con la moglie Calogera, andò a trovarla a
Partinico prima di venire da noi a Caltanissetta.
I rispettivi figli, Giulio da un lato e Giacomo [Jack] dall'altro,
quasi coetanei e entrambi nati a Villarosa, mantennero
rapporti affettuosi fino alla morte di Giulio avvenuta nel
novembre 1978. Quando andai a trovare lo zio Jack a Beverly
Hills, nel 1979, mi parlò a lungo, tra le tante vicende di vita,
anche della zia Stella e del cugino Giulio D'Anna.
Tutte storie di famiglia che convogliano in me una grande
nostalgia di cose, fatti e persone che non ci sono più. Tutte
persone che si spostavano, in perpetuo movimento, come
i soggetti dei quadri Futuristi. Un dinamismo di massa,
all'epoca, sintonico con le intuizioni di Marinetti. Gente che
girava il mondo, che cercava il posto giusto dove stare. Chi lo
cercava in America chi nella stessa Sicilia, con mezzi che si
autocreava, seguendo il proprio fiuto, il proprio istinto.
Alcuni anni fa chiesi a mio zio Eliano cosa ne pensasse del
Futurismo e quali ricordi conservasse, come giovane pittore
dell'epoca, del movimento di Marinetti: "Ah, i futuristi, si, mi
ricordo, si davano un gran da fare, cercavano quello che non
c'era!" mi rispose lentamente ma con convinzione e
immediatezza. E nel suo tono c'era stupore per la domanda.
Non ho mai capito fino in fondo cosa alludesse, ma la sua
risposta, ne sono certo, è, e sarà, motivo di riflessione per
tutti noi che studiamo quell'epopea.
Claudio Cantella
MAURIZIO SCUDIERO
DEPERO E D'ANNA FILI E TRAME
Vorrei qui velocemente indagare sulle influenze che ebbe
Fortunato Depero sul giovane D'Anna.
Una delle opere più famose di Depero, che faceva bella
mostra di se alla mostra Futurismo e Futurismi, a Palazzo
Grassi di Venezia nel 1985, è il Treno partorito dal sole,
un dipinto del 1924 che coniuga l'aspetto meccanico del
Futurismo, con il ritorno verso la Natura che in Depero data
proprio da quell'anno.
Ebbene, è indubbio che D'Anna avesse guardato con
ammirazione a quell'opera, tanto che ne redasse almeno un
paio di sue versioni verso la fine del decennio: Treno oltre lo
stretto e Treni in volo.
Ma non si tratta solo di influenze formali.
A fine agosto del 1926 Depero è in Calabria e poi in
Sicilia, chiamato dagli amici Enzo Benedetto e Guglielmo
Jannelli. Il primo lo invita a partecipare alla mostra futurista
di Reggio Calabria, dove espone solo opere in stoffa di
piccole dimensioni, che si è portato in treno, come bagaglio
appresso. Con Jannelli, invece, vi è un'amicizia di lunga data,
cioè sin dai suoi esordi futuristi, quando, nel 1915, Jannelli
dirigeva il giornale futurista «La Balza», e gli pubblicò un
disegno astratto.
Con Jannelli, Balla e Prampolini, Depero aveva anche
condiviso l'anno prima l'esperienza parigina, ed ora, invece,
la sua presenza è richiesta per studiare arredi e decorazioni
futuriste per abbellire il "Villino Mamertino" (come si chiamerà)
che è in costruzione nella tenuta di Jannelli a Castroreale
Bagni.
Il soggiorno sarà fruttuosissimo per Depero, perché Jannelli
lo introduce a importanti personaggi siciliani, primo fra tutti
Crisafulli, che dirige la Camera Agrumaria di Messina, e che
lo incarica di studiare vari bozzetti pubblicitari ed editoriali:
i primi per locandine e manifesti, i secondi per le copertine
della rivista «Il Limone» e, in seguito anche per «Citrus».
Inoltre chiede e ottiene alcune opere pubblicitarie, ma dipinte,
da collocare negli uffici, dove rimarranno sino ai tardi anni
Sessanta.
Infine, la mostra personale che allestisce presso la Libreria
Principato di Messina, nel corso del suo secondo viaggio in
Sicilia, nell'aprile del 1927, dove espone solo stoffe (arazzi e
cuscini, sempre per motivi di facilità di trasporto).
Tutto questo per dire che la presenza di Depero (e delle
sue opere), in Sicilia nella seconda metà degli anni Venti è
notevole, e D'Anna non può non aver notato l'uso estensivo
che Depero fa delle tinte piatte, dagli accesi colori solari,
appunto mediterranei, che Depero ha fatto suoi già nel corso
del suo soggiorno a Capri nel 1917.
Di fatto, D'Anna, a differenza di Pippo Rizzo e Vittorio
Corona, è l'unico che mutua la pratica delle tinte piatte,
solari, proprio come Depero, e forse anche per questo ha
avuto a livello nazionale una maggior visibilità ed anche
fortuna commerciale.
Maurizio Scudiero
"Curatore Archivio Depero"
GIULIO D'ANNA - Paesaggio + aerei
GIULIO D'ANNA - Aerei in picchiata+aeroporto, 1931 ca.
GIULIO D'ANNA - Picchiata sull'Aeoporto, 1931
GIULIO D'ANNA - Aerei Caproni, 1933-34 ca.
GIULIO D'ANNA - Stormo aereo sullo stretto, 1932-33 ca.
GIULIO D'ANNA - Paesaggio, 1928
GIULIO D'ANNA - Santuario della Madonna di Tindari+aerei Caproni, 1928-29 ca.
GIULIO D'ANNA - Stormo aereo+paesaggio, 1931-32 ca.
GIULIO D'ANNA - Alba+treno+stazione , 1934 ca.
GIULIO D'ANNA - Paesaggio siciliano + aerei caproni , 1928-29 ca.
GIULIO D'ANNA - Aerei , 1933-34 ca.
GIULIO D'ANNA - Popolo d'Italia , 1934-35 ca.
GIULIO D'ANNA - Ascensione aerea , 19301-31 ca.
Bonhams
101 New Bond Street
London, W1S 1SR
Thursday 22 February, 9am to 5pm
Friday 23 February, 9am to 5pm
Saturday 24 February, 11am to 4pm
Sunday 25 February, 11am to 4pm
Monday 26 February, 9am to 5pm
Tuesday 27 February, 9am to 3pm
Wednesday 28 February 9am to 5pm
Thursday 1 March, 9am to 2pm
ENQUIRIES
India Phillips
+44 (0) 20 7468 8328
india.phillips@bonhams.com
PRESS ENQUIRIES
+44 (0) 20 7468 5871
andrew.currie@bonhams.com
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