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Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.
 




GIULIO D'ANNA:
Aeropittore


Bonhams, Londra

Londra, 22 febbraio – 1 marzo 2018



a cura di
Claudio Cantella
Anna Maria Ruta
Maurizio Scudiero
Salvatore Carbone
Galleria Matteotti
Anna Daelli
Antonio Armando Ranalli















Bonhams Art Gallery








INTRODUZIONE

Il periodo tra le due guerre in Italia fu un'epoca di enormi tumulti politici e culturali. L'arte giocò un ruolo significativo nell'aiutare a comprendere questi immensi cambiamenti. Quando si guarda all'arte italiana dei primi anni del XX secolo un malinteso comune è quello di ritenere che il Futurismo sia scomparso e abbia perso la sua importanza dopo la fine della prima guerra mondiale con la morte di figure chiave come Umberto Boccioni. Questo non accadde. Il Futurismo, quasi più di ogni altro movimento modernista, si è evoluto e sviluppato in varie direzioni. Marinetti ne rimase il leader e un gruppo di artisti attivi a Roma e in Sicilia negli anni '20 e ' 30 ne portò avanti la tradizione con entusiasmo. Forse il più coerente tra questi sviluppi del Futurismo fu l'Aeropittura. Ispirato dagli sviluppi nell'aeronautica e nella tecnologia ed esponendo la potenza della velocità, del volo e della modernità, questo movimento si consolidò nel Manifesto dell'Aeropittura futurista, redatto nel 1929 da Marinetti, Balla, Depero, Dottori, Prampolini, Fillia, Cappa-Marinetti, Tato e Somenzi. In quegli anni un giovane artista lavorava in una libreria a Messina, in Sicilia, osservando intensamente gli sviluppi di Marinetti e dei suoi compatrioti. Giulio D'Anna non fu firmatario del Manifesto, ma avrebbe continuato a personificare questo movimento attraverso la chiarezza della sua visione e la bellezza della sua esecuzione. Completò i suoi primi esperimenti di Aeropittura nel 1928 e, dopo aver incontrato Vittorio Corona e Pippo Rizzo, si dedicò completamente allo sviluppo di questo nuovo entusiasmante movimento. Continuò a rappresentare l'Italia alla Biennale di Venezia e catturò l'attenzione dello stesso Marinetti divenendo uno dei principali esponenti della seconda ondata del Futurismo. Le sue opere non hanno mai avuto una mostra dedicata nel Regno Unito. Siamo pertanto molto grati ai nostri prestatori e ad alcuni importanti studiosi del Futurismo per aver collaborato a questo progetto, che ha permesso a Bonhams di esporre a Londra una selezione di dipinti di Giulio D'Anna. Insieme, rappresentano alcuni degli esperimenti maggiormente riusciti di Aeropittura, e comunicano perfettamente la maestria che il giovane artista di Messina ha raggiunto nel perseguire la bellezza del volo.







ANNA MARIA RUTA
GLI AEREI LIRICI DI GIULIO D'ANNA




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Giulio D'Anna ha il gusto della sperimentazione nel proprio DNA ed è affascinato dalla modernolatria dell'aereo, caratteristiche che lo fanno ritenere uno dei più interessanti interpreti dell'aeropittura italiana. Apprezzatissimo da Marinetti, attraversa tutti e quattro i filoni dell'aeropittura da convinto futurista quale è, guardando solo a tratti ai maestri Prampolini e Fillia, perché in realtà personalissimo, essenzialmente mediterraneo. I suoi aerei in volo sono carichi di tutte le sfaccettature cromatiche, che sole, mare e colline dello Stretto gli suggeriscono conducendolo verso abbandoni spaziali lirici, propri della sua indole contemplativa: attraenti "scudisciate coloristiche", come vengono definite nel 1933. La sua sensibilità cosmica e insieme il suo gusto ludico, la gioiosa fascinazione dell'infinito lo portano ad idoleggiare quasi ossessivamente l'icona dell'aereo nella sua enciclopedia figurativa, facendogli dedicare nei primissimi anni Trenta all'aeropittura la maggiore e miglior parte della sua riflessione pittorica, anche se poi vario nel tempo è il suo catalogo iconografico. Nei suoi dipinti la modernità degli assemblaggi e le componenti positive della natura fanno perdere agli elementi meccanici il quoziente negativo della civiltà industriale proprio attraverso la loro proiezione in un paesaggio solare. La poesia del paesaggio, in cui mare e terra vengono attraversati da aerei rossi, gialli, verdi viola (il viola è simbolo di dinamismo e velocità), che intessono gare ludiche, rivelando tutta la gioiosa fascinazione dell'infinito, in cui le traiettorie dei motori sfreccianti trasfigurano la realtà animando una mutevole polidimensionalità di prospettive. I panorami si fondono e aprono direzioni nuove, che sono solo della fantasia, in un effervescente scoppiettio di curve, ondulazioni, rette. Emblema del dinamismo cosmico, l'aereo di D'Anna più che forza vitalistica è strumento di percezioni e umori figurativi, filtrati attraverso l'abile uso del colore e il dominio del distacco da terra, del librarsi libero e leggero per l'aria in un abbraccio col cosmo. Nei decolli, negli atterraggi, nei voli radenti, nelle trasvolate oceaniche, dall'alto, alberi, case, colline assumono dimensioni miniaturistiche in un caleidoscopio coloristico, che ha sottili richiami naif e guarda alla lezione figurale e cromatica di Balla e Depero, ma con una coniugazione tutta mediterranea. Sfiora a volte D'Anna, nel tentativo di scomporre simultaneamente la realtà, perfino l'astrattismo, ma sa assemblare armonicamente il complesso di fatti visivi disparati affidando talvolta al graduale predominio dell'elemento polimaterico - inserti filiformi, elementi cuprici, che ricoprono parti degli aerei, emergenze lignee - soluzioni linguistiche uniche in tutta l' aeropittura italiana in una riuscita sintesi di forma, colore, materia e volume. E giunge perfino a particolari montaggi di compenetrazione tra figura umana, femminile soprattutto, e aereo con esiti veramente singolari nella pittura futurista. Oggi, studiandolo con più penetrante attenzione, si scoprono sempre nuovi elementi stupefacenti nella sua aerepittura, dal momento che D'Anna sembra conoscere a fondo tutte le tipologie delle macchine degli anni Trenta rappresentandone le caratteristiche tecniche con una precisione tutta da scoprire nell'icona pittorica, solo apparentemente fantastica. Degli aerei in uso nell'aeronautica italiana segue le evoluzioni e le imprese con partecipazione documentale e psicologica. Perfino nell'aeropittura di guerra con cromie livide e scure, carica di significati luttuosi la macchina e il paesaggio. Ma forse sono da ricordare gli anni vissuti da D'Anna a Palermo, in cui a contatto con gli altri futuristi siciliani, Corona, Rizzo, Varvaro, poté vedere e conoscere vari aerei, soprattutto attraverso Vittorio Corona, che lavorava nell'Ufficio tecnico della ditta Ducrot, di cui era anche compropietario Caproni, e in cui si producevano eliche in legno e si montavano idrovolanti, i suoi cari idrovolanti. Ma lo attraevano anche i Savoia Marchetti, gli aerei con cui negli anni Trenta si facevano le famose trasvolate dell'Atlantico e che nel suo dipinto dedicato a quella di Italo Balbo divengono minuscole forme via via ingrandentisi in un ampio arco di cielo, fino a mostrare chiaramente i particolari tecnici che li caratterizzano. Nella terra sottostante si apre intanto un delicato panorama di monti e di laghi, attraversato dallo stormo, che entra in America dal nord del Canada e che rivela un nuovo risvolto cromatico nella sua enciclopedia pittorica. Un D'Anna che si rinnova continuamente, pur nella fedeltà ai suoi parametri di base.

Anna Maria Ruta




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SALVATORE CARBONE
GIULIO D' ANNA
FUTURISTA SICILIANO E PRIMO AEROPITTORE ITALIANO

Ho conosciuto Giulio D'Anna nel 1963. Avevo 10 anni e dai quadri che avevamo in casa, e nella mia mente di bambino, immaginavo di incontrare un artista ‘bohemiennè, capelli lunghi e basco in testa, pizzetto e baffoni. Invece, quando entrai con mio padre nella libreria D'Anna in viale San Martino a Messina, ci venne incontro l'impiegato storico della libreria, Giovanni, il quale ci annunciò a D'Anna e dal retrobottega uscì un signore di mezza età, timido, distinto, con capelli brizzolati e occhiali, che tutto a me sembrava meno che ‘l'artista' che immaginavo. Si abbracciò con mio padre e dopo le frasi di rito fra due vecchi amici che non si vedevano da tempo, ci invitò a prendere una granita al Caffè Irrera, uno dei caffè letterari più famosi della Sicilia dove si incontravano tutti gli intellettuali, poeti, scrittori, pittori che frequentavano la libreria D'Anna o che erano di passaggio a Messina. Mio padre mi raccontava che gli esponenti del gruppo futurista messinese, poeti, scrittori, ecc., capitanati da Guglielmo Jannelli, intellettuale e scrittore futurista, si riunivano spesso al caffè Irrera: anche F.T. Marinetti, Giacomo Balla e Fortunato Depero, invitati più volte nell'isola da G. Jannelli, erano frequentatori del Caffè. Negli anni a venire ebbi modo di tornare alla libreria D'Anna o con mio zio Tommaso, musicista e amico di D'Anna fin da ragazzi, o con il mio zio prete, Gaetano Carbone, molto conosciuto a Messina perchè fondatore della casa editrice S.E.M. (Siciliana Editrice Messina). Con il passar degli anni il mio interesse sulla storia di D'Anna e sul Futurismo, in particolare di quello siciliano, aumentò e nel novembre del 1979, un anno dopo la morte del maestro D'Anna, organizzai nella mia galleria La Palma di Siracusa la prima mostra personale di D'Anna, esponendo opere di proprietà della mia famiglia. La mostra destò molta curiosità, specialmente per le ‘aeropitture'. In effetti negli anni '80 e '90 il Futurismo era ancora considerato una corrente di nicchia conosciuta da poche persone e trattato solo da gallerie specializzate. In particolare, il ‘futurismo siciliano' era praticamente sconosciuto ed anche gli scrittori e i poeti come De Maria, Cavicchioli, Cardile, Gerbino ed altri siciliani, pur avendo aderito sin dal 1909 al primo manifesto futurista, erano poco menzionati nei testi di storia dell'arte riguardanti il futurismo. Solo grazie ad una grande storica dell'arte, Anna Maria Ruta, palermitana, l'avanguardia futurista siciliana è venuta alla luce e dopo 30 anni di studi e ricerche, mostre e libri, oggi si può dire che il ‘futurismo siciliano' si comincia a conoscere sia in Italia che all'estero. Nel mio piccolo anche io ho dato un contributo affinchè questo periodo storico fosse conosciuto dal grande pubblico, creando un ‘Archivio Storico del Futurismo Siciliano', organizzando mostre in Italia e all' estero, collaborando con la professoressa Anna Maria Ruta alla realizzazione di due monografie, una su Giulio D'Anna e una su Pippo Rizzo. Nella presente mostra abbiamo scelto delle opere che rappresentano tutto il percorso aeropittorico dell'artista D'Anna, che va dal 1927 al 1935. Nelle opere dipinte prima del manifesto dell'aeropittura (firmato nel 1931) D'Anna creò una sua aeropittura personalissima, molto apprezzata da Marinetti, basata su notizie ed elementi riferitigli da Mino Somenzi, ideatore del manifesto stesso in un incontro avvenuto nel 1927 a Reggio Calabria in occasione della Biennale di Reggio. Nelle opere dipinte invece dopo il 1931, D'Anna pur allineandosi parzialmente a quelli che erano i canoni aeropittorici dettati dal manifesto, contrariamente ai suoi colleghi aeropittori (Tato, Crali, ecc.) che si somigliavano tra loro, perchè guardavano al "già fatto", che era regola futurista come diceva Marinetti, D'Anna mantenne invece un suo stile inconfondibile usando anche il collage come linguaggio pittorico.

Salvatore Carbone
Curatore, "Archivio Storico dei Futuristi Siciliani"







CLAUDIO CANTELLA
GIULIO D'ANNA E ALTRI NEI RICORDI DI FAMIGLIA




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La casa della mia infanzia era immensa, un susseguirsi di stanze, come se si inseguissero, piene di luce. Sotto gli stucchi dorati vi erano appesi quadri racchiusi da cornici talvolta decorate o completamente piatte, semplici, minimali. Alcune erano nere. Custodivano disegni di case, di campi con alberi, vedute di marine a china, paesaggi immaginari, insiemi di piccoli trapezi sospesi nell'aria come fossero aereoplani, volti di uomini, madonne con bambino. In tutte le stanze i dipinti erano posti con ordine che rendevano le pareti come vestite in alta uniforme. Niente era casuale, tutto pensato e ben predisposto con semplice rigore che già da allora mi appariva convenzionale. Era la mia casa, dove tutto sembrava appartenermi, un involucro di protezione attento e circoscritto come non mi capitò più di avere nella vita. Quella casa, quel vivere, mi avevano inculcato lentamente e inesorabilmente quello che si sarebbe rivelato molti anni dopo come un virus: l'amore e il rispetto per la creatività, la proporzione, l'arte, la conservazione, il culto per i libri. I quadri che mi piacevano di più erano quelli ricchi di colori, con disegni semplici, quasi infantili disegnati su carta o dipinti su pannelli di legno che richiamavano vecchie porte o sportelli di armadi. Brillavano tra gli altri, emanavano una luce e una vibrazione che catturavano l'attenzione, quasi obligatoriamente. La maggior parte di questi quadri erano opera di nostri parenti: Eliano Polettini, fratello di mia madre, che aveva studiato al liceo artistico di Palermo ed era stato allievo di Giovanni Varvaro che aiutava soprattutto nei restauri; Orlando Polettini, padre di Eliano e mio nonno materno, che si dilettava a disegnare su cartoncino ulivi e muri di campagna con matite e carboncino; Giulio D'Anna, primo cugino di mio padre, la cui madre, Stefana Cantella [che in famiglia chiamavamo zia Stella], era sorella di mio nonno paterno Nicolò. Erano tutti belli questi quadri e a forza di vedermeli attor no erano diventati bellissimi ma anche normali allo stesso tempo. Tra i miei preferiti quelli di Giulio D'Anna mi trasmettevano gioia e curiosità e, seppur semplici nella composizione, non di rado ci trovavo dentro aspetti nuovi e sempre maggiore interesse. L'accoppiamento dei colori era la cosa che risaltava di più: sembravano tanti, troppi forse, ma erano armonici ed equilibrati. Erano arditi e rassicuranti allo stesso tempo. Ai miei occhi apparivano, comunque, strani e [ormai] familiari. Quei piccoli aerei, i monti con le case, le nuvole goffe, nel loro insieme mi facevano sognare mondi immaginari e fantastici. Allora non capivo cosa volessero esattamente esprimere ma la mia immaginazione si sprigionava con forza. Quei quadri stavano al loro posto da sempre. Quando li spostavano per pulire un'impronta squadrata restava impressa nella parete, indelebile. I quadri dello zio Giulio [così lo chiamavamo io e mio fratello] apparivano più importanti degli altri che erano talvolta imponenti e austeri. I colori vivi e luminosi gli conferivano un che di benevolenza che ti aiutava ad amarli. Dello zio Giulio ricordo poco. Non frequentava la nostra casa. Messina, dove lui viveva, e Caltanissetta, dove era la nostra casa, erano abbastanza distanti e non era facile, a quell'epoca, raggiungere le due città in poco tempo. Era un viaggio e lo era ancora di più se lo facevi in treno. Mio padre, anche per il suo lavoro, andava non di rado a Messina e incontrava, in quell'ultimo stadio di Sicilia, sia il cugino Giulio che il di lui fratello maggiore Giacomo di cui era coetaneo. Giacomo D'Anna aveva fondato una casa editrice e faceva libri per le scuole. Era un uomo molto formale, anche nel mostrare la propria ricchezza. Ricordo, la prima volta che lo vidi, un vistoso orologio d'oro che allacciato sopra il polsino sinistro della camicia ne metteva ancor di più in evidenza la mole e il luccichio. Giulio, di dodici anni più giovane del fratello, negli anni ‘20 lavorava nella libreria-casa editrice e conduceva una vita più misurata del fratello con la moglie e le due figlie che ricordo di non avere mai di incontrato. So per certo che mio padre, Giacomo Cantella, aveva una grande simpatia e affetto per il giovane cugino Giulio e che, data la confidenza e la stretta parentela, talvolta lo aiutava economicamente con elargizioni di denaro a titolo di regalo. Immagino che fosse quella la ragione per cui ogni tanto Giulio regalava a mio padre qualche quadro in segno di riconoscenza e pari affetto. Fatto sta che lo zio Giulio, con i suoi quadri, aveva regalato alla nostra casa la gioia di godere di colori che andavano a stimolare fantasia e immaginazione. I colori dello zio Giulio, in fondo, restituivano l'equilibrio cromatico della Sicilia. Ricordo che nel 1979 quando andai a trovare lo zio Jack Cantella a Beverly Hills, dove viveva, anch'egli mi disse qualcosa di simile. Mi mostrò delle lettere che custodiva gelosamente e soprattutto alcuni quadri dello zio Giulio che aveva avuto dal padre Gaetano e altri che gli aveva personalmente regalato il pittore futurista. Legava i quadri di Giulio ai discorsi nostalgici che solo gli emigrati sanno fare. Anche zio Jack come mio padre era cugino di primo grado dello zio Giulio dal momento che il padre, Gaetano Cantella, era fratello di mio nonno Nicolò e di Stefana, la madre di Giulio D'Anna. I Cantella e i D'Anna erano tutti nati a Villarosa, un piccolo paese dell'entroterra isolano, quasi il centro geografico della Sicilia, quando ancora questa "città di fondazione" faceva parte del territorio provinciale di Caltanissetta. Non c'era famiglia a Villarosa che non avesse qualcuno che era emigrato in America in cerca di fortuna. Lo zio Gaetano, che si era stabilito a Cleveland nell'Ohio, intratteneva con la sorella Stefania una corrispondenza fatta di lettere e pacchi e, quando ritornò per un nostalgico tour in Sicilia nei primi anni del cinquanta con la moglie Calogera, andò a trovarla a Partinico prima di venire da noi a Caltanissetta. I rispettivi figli, Giulio da un lato e Giacomo [Jack] dall'altro, quasi coetanei e entrambi nati a Villarosa, mantennero rapporti affettuosi fino alla morte di Giulio avvenuta nel novembre 1978. Quando andai a trovare lo zio Jack a Beverly Hills, nel 1979, mi parlò a lungo, tra le tante vicende di vita, anche della zia Stella e del cugino Giulio D'Anna. Tutte storie di famiglia che convogliano in me una grande nostalgia di cose, fatti e persone che non ci sono più. Tutte persone che si spostavano, in perpetuo movimento, come i soggetti dei quadri Futuristi. Un dinamismo di massa, all'epoca, sintonico con le intuizioni di Marinetti. Gente che girava il mondo, che cercava il posto giusto dove stare. Chi lo cercava in America chi nella stessa Sicilia, con mezzi che si autocreava, seguendo il proprio fiuto, il proprio istinto. Alcuni anni fa chiesi a mio zio Eliano cosa ne pensasse del Futurismo e quali ricordi conservasse, come giovane pittore dell'epoca, del movimento di Marinetti: "Ah, i futuristi, si, mi ricordo, si davano un gran da fare, cercavano quello che non c'era!" mi rispose lentamente ma con convinzione e immediatezza. E nel suo tono c'era stupore per la domanda. Non ho mai capito fino in fondo cosa alludesse, ma la sua risposta, ne sono certo, è, e sarà, motivo di riflessione per tutti noi che studiamo quell'epopea.

Claudio Cantella







MAURIZIO SCUDIERO
DEPERO E D'ANNA FILI E TRAME

Vorrei qui velocemente indagare sulle influenze che ebbe Fortunato Depero sul giovane D'Anna. Una delle opere più famose di Depero, che faceva bella mostra di se alla mostra Futurismo e Futurismi, a Palazzo Grassi di Venezia nel 1985, è il Treno partorito dal sole, un dipinto del 1924 che coniuga l'aspetto meccanico del Futurismo, con il ritorno verso la Natura che in Depero data proprio da quell'anno. Ebbene, è indubbio che D'Anna avesse guardato con ammirazione a quell'opera, tanto che ne redasse almeno un paio di sue versioni verso la fine del decennio: Treno oltre lo stretto e Treni in volo. Ma non si tratta solo di influenze formali. A fine agosto del 1926 Depero è in Calabria e poi in Sicilia, chiamato dagli amici Enzo Benedetto e Guglielmo Jannelli. Il primo lo invita a partecipare alla mostra futurista di Reggio Calabria, dove espone solo opere in stoffa di piccole dimensioni, che si è portato in treno, come bagaglio appresso. Con Jannelli, invece, vi è un'amicizia di lunga data, cioè sin dai suoi esordi futuristi, quando, nel 1915, Jannelli dirigeva il giornale futurista «La Balza», e gli pubblicò un disegno astratto. Con Jannelli, Balla e Prampolini, Depero aveva anche condiviso l'anno prima l'esperienza parigina, ed ora, invece, la sua presenza è richiesta per studiare arredi e decorazioni futuriste per abbellire il "Villino Mamertino" (come si chiamerà) che è in costruzione nella tenuta di Jannelli a Castroreale Bagni. Il soggiorno sarà fruttuosissimo per Depero, perché Jannelli lo introduce a importanti personaggi siciliani, primo fra tutti Crisafulli, che dirige la Camera Agrumaria di Messina, e che lo incarica di studiare vari bozzetti pubblicitari ed editoriali: i primi per locandine e manifesti, i secondi per le copertine della rivista «Il Limone» e, in seguito anche per «Citrus». Inoltre chiede e ottiene alcune opere pubblicitarie, ma dipinte, da collocare negli uffici, dove rimarranno sino ai tardi anni Sessanta. Infine, la mostra personale che allestisce presso la Libreria Principato di Messina, nel corso del suo secondo viaggio in Sicilia, nell'aprile del 1927, dove espone solo stoffe (arazzi e cuscini, sempre per motivi di facilità di trasporto). Tutto questo per dire che la presenza di Depero (e delle sue opere), in Sicilia nella seconda metà degli anni Venti è notevole, e D'Anna non può non aver notato l'uso estensivo che Depero fa delle tinte piatte, dagli accesi colori solari, appunto mediterranei, che Depero ha fatto suoi già nel corso del suo soggiorno a Capri nel 1917. Di fatto, D'Anna, a differenza di Pippo Rizzo e Vittorio Corona, è l'unico che mutua la pratica delle tinte piatte, solari, proprio come Depero, e forse anche per questo ha avuto a livello nazionale una maggior visibilità ed anche fortuna commerciale.

Maurizio Scudiero
"Curatore Archivio Depero"







Paesaggio + aerei
GIULIO D'ANNA - Paesaggio + aerei





Uomo in corsa
GIULIO D'ANNA - Aerei in picchiata+aeroporto, 1931 ca.





Picchiata
GIULIO D'ANNA - Picchiata sull'Aeoporto, 1931





Aerei Caproni
GIULIO D'ANNA - Aerei Caproni, 1933-34 ca.





Stormo aereo sullo stretto
GIULIO D'ANNA - Stormo aereo sullo stretto, 1932-33 ca.





Paesaggio
GIULIO D'ANNA - Paesaggio, 1928





Santuario della Madonna di Tindari+aerei Caproni
GIULIO D'ANNA - Santuario della Madonna di Tindari+aerei Caproni, 1928-29 ca.





Stormo aereo+paesaggio
GIULIO D'ANNA - Stormo aereo+paesaggio, 1931-32 ca.





Alba+treno+stazione
GIULIO D'ANNA - Alba+treno+stazione , 1934 ca.





Paesaggio siciliano + aerei caproni
GIULIO D'ANNA - Paesaggio siciliano + aerei caproni , 1928-29 ca.





Aerei
GIULIO D'ANNA - Aerei , 1933-34 ca.





Popolo dItalia
GIULIO D'ANNA - Popolo d'Italia , 1934-35 ca.





Ascensione aerea
GIULIO D'ANNA - Ascensione aerea , 19301-31 ca.








Bonhams
101 New Bond Street
London, W1S 1SR

Thursday 22 February, 9am to 5pm
Friday 23 February, 9am to 5pm
Saturday 24 February, 11am to 4pm
Sunday 25 February, 11am to 4pm
Monday 26 February, 9am to 5pm
Tuesday 27 February, 9am to 3pm
Wednesday 28 February 9am to 5pm
Thursday 1 March, 9am to 2pm

ENQUIRIES
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