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Esposizioni
IERI
Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.




Montagna blu
Paul Klee, Montagna blu, 1919








Quadro con rilievi spaziali (Immagine con due piccoli cani)
Kurt Schwitters, Quadro con rilievi spaziali (Immagine con due piccoli cani), 1920-1939








Macchia nera
Vasilij Kandinskij, Macchia nera, 1912








Gigli raggisti
Natalja Goncarova, Gigli raggisti, 1913








La danza dell'orso al Moulin Rouge Gino Severini, La danza dell'orso al Moulin Rouge, 1913







Costruzione spiralica Umberto Boccioni, Costruzione spiralica, 1913-1914
 




FUTURISMO 100


Illuminazioni

Avanguardie a confronto

Italia / Germania / Russia

MART - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto

17 gennaio - 7 giugno 2009


a cura di Ester Coen









MART











Ragioni di una mostra
Gabriella Belli


Cent'anni fa Filippo Tommaso Marinetti lanciava dalle pagine del quotidiano "Le Figaro", a Parigi, il Manifesto del Futurismo. Le sue parole scatenarono una vera e propria rivoluzione, perché toccavano nel vivo quel desiderio di radicale rinnovamento a cui l'arte italiana da almeno un decennio aspirava. Al suo incitamento risposero nel giro di pochi mesi gli artisti più vivaci e votati al cambiamento, come i giovanissimi Boccioni e Severini e i meno giovani Bonzagni, Romani, Balla e Russolo: tutti condividevano l'identica ansia di rinnovamento e soprattutto aderivano al grande rifiuto della tradizione artistica del passato, così come Marinetti aveva dichiarato nelle righe del suo primo manifesto.

Quella del futurismo fu una storia fondamentale dell'arte del Novecento, che vide la nascita di inimmaginabili novità nell'ambito della ricerca artistica, sia in pittura sia in scultura, ma fu anche un'avventura straordinaria, che incrociò talenti, passioni e aspirazioni di artisti appartenenti a quasi tutti i paesi del vecchio continente, compresa la Russia.

Per almeno due decenni il futurismo ebbe in Italia un ruolo di primo piano, poi, al colmo del Ventennio, dovette condividere la scena con i più retorici richiami all'ordine di "Novecento": non ne fu contagiato artisticamente parlando, perché tentò strade del tutto diverse approdando ai ben noti esperimenti cosmici e dell'aeropittura, ma la sua rotta spesso coincidente con la pruderie falsamente progressista del fascismo subì molti arresti e la sua fortuna critica ne ebbe un pessimo ritorno.

Alla fine della seconda guerra mondiale rimasero in pochi a credere ancora nella sua vitalità. Personaggi come Tullio Crali o Fortunato Depero (i più avevano da tempo abiurato) continuarono testardamente a propugnare le tesi ormai non più sovversive di Marinetti, mentre da più fronti, dall'America ma anche dalla vecchia Europa, il nuovo avanzava sotto le spoglie dell'astrazione, dell'action painting o del new dada.

La Storia aveva fatto il suo corso: il processo di storicizzazione poteva dunque iniziare.

Si studiò approfonditamente il ruolo avuto dal futurismo nell'ambito delle avanguardie del primo Novecento, le sue relazioni, le sue teorie, le opere e gli artisti; i risultati delle ricerche furono presentati via via in importanti rassegne in Europa e in America.

Già nel 1950 a Zurigo il futurismo ottenne la prima ribalta internazionale (in verità coniugato con la metafisica di de Chirico). Non si contano le mostre che da quella data in poi sono seguite in tutto il mondo, soprattutto in Italia, dove a partire dagli anni sessanta a oggi, gli studi non hanno dato tregua a nessun nome e a nessun'opera che avesse avuto anche il pur minimo contatto con la poetica futurista.

Nel Dizionario del Futurismo, pubblicato dal Mart nel 2001, possiamo contare ben più di mille nomi di artisti censiti - vivo Marinetti - come futuristi. Dopo la grande mostra di Filadelfia nel 1980 e quella ancora più esaustiva di palazzo Grassi a Venezia nel 1986, si può dire che non esiste ambito inesplorato 0 sconosciuto di questo movimento, fatto oggetto di una delle più meticolose e approfondite indagini storico-artistiche che la critica d'arte italiana abbia promosso nel corso del secondo Novecento.

Dunque, quale sarebbe la ragione che oggi spinge a proporre al pubblico una rassegna che ha ancora una volta come focus il futurismo, fatta salva la volontà di celebrare il centenario della sua fondazione e una forte volontà di esprimere una precisa vocazione del nostro museo nell'ambito degli studi specialistici sul futurismo? La risposta è contenuta nella ricchissima mostra e soprattutto nello straordinario catalogo dell'esposizione, un vero e proprio strumento di conoscenza che ha messo al centro non più le analisi critiche ma finalmente i documenti originali, testimonianze preziose e spesso inaccessibili tratte da archivi storici, carteggi familiari, epistolari e manoscritti inediti, appartenenti ai protagonisti del movimento ma anche a quei pittori e scultori del mondo russo e germanico che ebbero con loro strette e continuative relazioni.

Nata da un progetto di Ester Coen, la mostra si è voluta infatti ritagliare uno spazio specialistico di alto profilo scientifico, che coniuga l'interesse per i massimi protagonisti del futurismo cosiddetto storico (ante la morte di Boccioni) con la messa a fuoco delle contaminazioni e delle contiguità che essi stabilirono con alcuni tra i principali interlocutori dell'epoca, quegli artisti che dalla Russia e dalla Germania si confrontarono non occasionalmente ma con costanza e profondo interesse con le novità della poetica futurista.

Come in un crocevia dove ogni strada passa per il centro, così la rilettura del futurismo in chiave decisamente europea, ma anche d'oltre oceano, produce un identico schema di relazioni, sia in andata sia in ritorno: dalle non casuali somiglianze con gli artisti facenti parte di Der Sturm, alle altrettanto stupefacenti coincidenze con la ricerca dei cubo-futuristi russi, tutta la mostra ci parla dell'anima internazionale del futurismo, di quella sua straordinaria capacità di penetrazione nell'immaginario creativo dell'Europa a cavallo della prima guerra mondiale, dove non fu dunque solo il cubismo a dettare le nuove regole dell'arte, ma fu anche il futurismo a svolgere una parte altrettanto importante, vorrei dire fondamentale.

Catalogo edito da Mondadori Electa S.p.A. - Milano

 
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