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Esposizioni
IERI
Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.

Ritmi spaziali (1913)


Costruzione spaziale - Paesaggio (1919)


Studio per la scenografia "Rose di carta" di Luciano Folgor (1920)


Architettura nello spazio (1920 ca.)
 

Studio di maschera teatrale (1920)


Simultaneità architettonica (1921)


Simultaneità di paesaggio (1922)


(Senza titolo) (1924)



Bozzetto di costume de "La salamandra giovane" (1928 ca.)


Plastico per il film Mani (1931)


Realtà magica (1929)


Il pilota dell'inferno (1932)


(Senza titolo) (1932 ca.)


Paesaggio di Capri (1932)


(Senza titolo) (1934)


Metamorfosi cosmica (1935)


Apparizioni biologiche (1935)


Composizione cosmica (1935 ca.)


Angeli della Terra (1936)


Danza di figura femminile nel sole (1936)


Composizione astratta (1940)


Studio per Automatismo polimaterico "A" (1940 ca.)


Astrazione di una esistenza (L'occhio del ciclope) (1943 ca.)


Cassandra (1945)


Bozzetto teatrale (1945)


Bozzetto di scena (1950)


Astrazione formale di un volto (1950 ca.)


Bozzetto di scena "Dafne e Cloe" (1951)


Composizione R.1 (1952)


Composizione (1953 ca.)
 

 

Prampolini dal Futurismo al MAC

 

Galleria Arte Centro, Milano

7 Novembre - 30 Gennaio 2003









Galleria Arte Centro







 

 




 

Centoventi opere, il contributo di studiosi come Maurizio Calvesi, Luciano Caramel, Giovanni Lista, un testo introvabile “Arte Polimaterica” del 1944, elementi questi che rendono la mostra “Prampolini dal Futurismo al MAC”, organizzata dalla Galleria Arte Centro di Milano, 7 novembre 2002 – 30 gennaio 2003, degna di riempire le stanze di un grande museo.


Il particolare interesse della Galleria verso Prampolini nasce nel 1968, a partire dal 1970, anno della prima mostra, verranno toccati tutti i principali temi percorsi dall’artista, dai “Polimaterici intarsi di pietre dure”, dalle prime opere come “Beguinage” sino al periodo “Picassiano”.



L’esposizione “Prampolini dal Futurismo al MAC” si articola in tre sezioni, “Pitture e disegni”, “Astrattismo e MAC”, “Bozzetti pubblicità e architetture”.


Nella prima troviamo opere del Futurismo cosmico più progetti ed illustrazioni supportate dal testo critico “Dal futurismo al cosmico” di Maurizio Calvesi.


La seconda sezione contiene lavori del periodo MAC più geometrico, il testo critico “Dall’astrattismo al MAC” è curato da Luciano Caramel.


Infine “Bozzetti scenografici, pubblicità e architetture” di Giovanni Lista introduce e argomenta le opere di teatro più costumi più architetture dell’ultima sezione.


Degno di particolare attenzione è il testo “Arte polimaterica” sia per la sua rarità sia per la possibilità che ci offre di osservare quanto fossero avanzate le ricerche sul polimaterico di Prampolini già nel 1944.

 

 



 

 

Enrico Prampolini estratto dal testo "Arte Polimaterica" Collana "Anticipazioni" n.7, O.E.T. Edizioni del Secolo Roma 1944.

 

 

"Introduzione all'arte Polimaterica"

 

Arte Polimaterica: nel foggiare questa parola ho inteso definire e riassumere una serie di esperienze personali su le arti plastiche, che vanno dal 1912 ad oggi.


Non esiste una genealogia diretta, ne una primogenitura dell'arte polimaterica. Nel tempo, se vogliamo, si possono incontrare dei vaghi addentellati in proposito nelle "applicazioni eterogenee" di alcune maschere dei popoli primitivi o nei loro simboli totemici, mentre ai nostri giorni dobbiamo senz'altro riferirci ai "papiers-collés" dei pittori futuristi e cubisti (1911-1914); ai cosi' detti "Collages" dei dadaisti (1917) e dei surrealisti (1928) o alle loro "sculture-d'oggetti" (1933).


Manifestazioni non tutte intenzionalmente artistiche; indeterminate e sporadiche alcune, evasive da ogni concezione plastica le altre, nelle quali "l'elemento materia o l'elemento estraneo al colore" intervenivano incidentalmente, per ragioni utilitarie o a scopo polemico.


Sebbene nelle esperienze delle suddette correnti artistiche novatrici esistesse la volonta' di arricchire la tavolozza con elementi extra pittorici, (come ad esempio; biglietti da visita, giornali, caratteri tipografici, carta da parati ecc.) tuttavia vi si poteva notare un aprioristico errore di principio: l'eterno compromesso fra "illusione e realta'".


La preoccupazione di voler gareggiare ancora con la pittura o, comunque, il desiderio di creare un rapporto fra pittura ed elemento applicato "grafico o tipografico arabescale" ) rimaneva sempre un problema esclusivamente di ordine visivo, di competizione plasticamente epidermica.


Si trattava di reagire violentemente e con dichiarato coraggio all'atavica nostalgia del pittore per il colore, per la realta' pittorica, anche la più trasfiguratrice.


Si trattava di portare alle estreme conseguenze il concetto di sostituire, totalmente e integralmente, la "realta' dipinta" con la "realta' della materia". Di intuire il valore emotivo ed evocatore delle "materie" stesse nel loro giuoco ritmico-spaziale.


L'estremismo, senza concessioni, ne' compromessi, delle mie prime esperienze polimateriche - che in principio furono considerate "paradossi plastici" perfino dagli iniziati, - confermo' la mia fede nei valori peculiari della creazione polimaterica, e mi offrirono pertanto la possibilita' di stabilire una nuova nomenclatura di valori plastici destinati poi ad ulteriori sviluppi.


Il "polimaterico" da mezzo di espressione individuale si avviava a divenire mezzo di espressione collettiva e poteva quindi resistere ad un concetto formativo di investigazione estetica e di affermazione artistica.


"L'arte polimaterica e' una libera concezione artistica che si ribella contro l'usata e abusata adorazione del pigmento-colorato, mesticatore, sofisticatore, mistificatore; contro la funzione dell'illusionismo ottico dei mezzi pittorici, dai piu' reazionari ai piu' rivoluzionari."


Fare assurgere le materie - le più impensate - a valore sensibile, emotivo, artistico, costituisce il piu' intransigente presupposto critico alla nostalgica, romantica e borghese tavolozza."


Quanti secoli, e quanti chilometri quadrati di pittura pesano sull'umanità?


Da questa fine del "sentimento del colore" nasce un nuovo sentimento: quello del "lirismo della materia".


L'ARTE POLIMATERICA NON E' UNA TECNICA MA - COME LA PITTURA E LA SCULTURA - UN MEZZO D'ESPRESSIONE ARTISTICA RUDIMENTALE, ELEMENTARE, IL CUI POTERE EVOCATIVO E' AFFIDATO ALL'ORCHESTRAZIONE PLASTICA DELLA MATERIA.


La "materia" intesa nella propria immanenza biologica, come nella propria trascendenza formale.


La "materia-oggetto", nei suoi aspetti rudimentali poliespressivi; dalla piu' umile ed eterogenea (quasi relitto di vita) alla piu' raffinata ed elaborata (manualmente o meccanicamente).


La "materia-organismo" : parte integrante della composizione polimaterica, i cui elementi formativi tendono a esprimere la continuita' nella discontinuita', la dissonanza e l'assonanza di rapporti. Rapporti che, operando per contrasto, non valgono esclusivamente per la forma "dell'elemento-oggetto", quanto per la presenza biologica della materia stessa.


Concezione infine che sfida l'aprioristico e superato concetto del bello e dell'eterno nell'arte. "L'ephémere est eternel".


In questo apparente paradosso c'è la verita' assiomatica di un principio estetico e filosofico.


Effettivamente l'essenza di un' opera d'arte non risiede nella "durata temporale" del prodotto ( pittura, scultura, o polimaterico), quanto nella "espressione, cioe' nell'attimo spettacolare della visione".


Nel "polimaterico", infatti, il valore evocativo si manifesta inversamente alla reazione visiva esterna, poiche' opera nelle regioni irrazionali dello spirito.


Introspezioni e investigazioni che - nella sfera delle arti plastiche - creano dei "sistemi", delle "costanti" di reazioni interne, le quali producono a loro volta - successivamente e simultaneamente - i fenomeni della "meraviglia" della "sorpresa" e del "miracolismo spettacolare".


Da questa magia della materia, nelle sue "apparizioni bioplastiche", nasce il nuovo "incantesimo dell'arte polimaterica; del polimaterico.


La facoltà di scelta della "materia oggetto" da parte del polimaterista è, quella che distingue e caratterizza la sua personalità, la quale deve possedere ed essere posseduta in grado superlativo da"intuizione", "sensibilità" e dal "senso stereognostico".


Il "polimaterista" dovrà "creare" in uno stato di automatismo quasi medianico.


L'apparente accusa di intellettualismo che si potrebbe muovere verso un tale processo - creativo, cade, quando si pensi che - spaesato dagli elementi indiretti- esso non è che un atto puro di emanazione diretta; primordiale se si vuole, elementare, dove convergono e coincidono le facoltà sensoriali e quelle affettive.


Dalla confluenza di queste due dimensioni, una fisica (tattilismo ottico), l'altra psichica (calcolo delle influenze), ha origine la caratteristica "bidimensionalita' emotiva" dell'arte polimaterica, il cui valore suggestivo lo ritroviamo nella segreta risonanza della transustanzazione della materia.


In questa "segreta risonanza" sta tutto il significato della "soggettistica del polimaterico quale espressione d'arte pura".


Questa "soggettistica", è primordiale quanto rudimentale è la tecnica.


Il soggetto è suggerito da uno stato d'animo dell'artista a "colloquio con la materia" : l'artista interroghera' questa o quella materia, ne considerera' la loro fisonomia, dovra' apprezzare la casualita' e il contrasto fra le materie, il tono elettivo che assumono nel giuoco stereometrico della composizione; la quale nasce da un "sentimento dell'espressione, e si afferma animistica".









 

Galleria ARTE CENTRO
Via delll'annunciata, 31
20121 Milano
Tel. 0229000071
Fax  026592631
e-mail: artecentro@lattuadastudio.it












 

Catalogo disponibile in galleria.

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