SVELAMENTI

Inediti Siciliani dal Divisionismo al Futurismo


Galleria 61, Palermo

22 febbraio 2002 – 14 aprile 2002







   Si è inaugurata a Palermo, nei locali della Galleria Sessantuno una mostra di notevole interesse storico che conferma ulteriormente l’importanza e la peculiarità del movimento futurista in Sicilia. La mostra presenta circa cinquanta opere, in gran parte inedite, che svelano icone e fantasie fino ad oggi ignote dello stupefacente e personalissimo immaginario di Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Giovanni Varvaro e Giulio D’Anna.

    «Il Futurismo di Pippo Rizzo si genera da fasci di luce, che si intersecano e illuminano dall’alto, come le luci-scanner degli odierni locali notturni, con in più un non so che di mistico, che dà vita ai soggetti rappresentati, luce che, distribuendo i piani, riesce a creare un particolare panorama iconografico, in cui, per lo più, il paesaggio – là dove c’è – sfumato in lontananza sullo sfondo ad onde, diventa contrappunto lirico della rappresentazione. Rizzo pratica un dinamismo alla Balla, meno dirompente ed esplosivo rispetto ad altri, prediligendo in genere un maggiore rigore geometrico nell’impaginazione, una più densa campitura cromatica, una sorta di straniamento statico che allontana da sé le immagini per farne un puro oggetto pittorico, quasi una tecnica fotografica, da immobilità di camera da posa. E particolarmente significativa a riguardo è la grande nuova scenografica tela de La mattanza , evento tipico della vita del Sud, emblematico dell’eterna lotta per la sopravvivenza, un’ora della verità caratterizzata da scene drammatiche, con cui Rizzo, uomo pacifico, alieno dalla violenza, si scontra puntando più che sulla crudezza della scena o sulla dinamicità dei corpi o sulla tensione e lo sforzo della lotta, sulle figure dei pescatori, sull’intensità dei loro volti, stilizzati, delineati con sintesi espressionistica».

    «Vittorio Corona, “un grande pittore futurista capace di fare quello che vuole” come lo definì Marinetti in un’intervista rilasciata a Brancati nel 1928, di cui nel 2001 è ricorso il centenario della nascita, ha pure un suo particolare modo di interpretare il Futurismo guardando soprattutto a Boccioni e a certa Metafisica di Carrà e di De Chirico: a Corona interessa la cinesi, il dinamismo in atto, sin dai suoi primi esercizi, anteriore agli anni ’20, sul treno o sull’aereo, che ne fanno uno degli antesignani dell’aero-pittura, esercizi presenti anche in alcuni degli acquerelli e tempere venuti alla luce. ( ) Alcune icone risultano più efficaci nella resa, altre più piatte e incerte nel segno, ma tutte rivelano l’intenso studio e il momento di passaggio dell’arte di Corona da un’inevitabile imitazione di elementi ormai canonici del futurismo classico ad un futurismo più personale, quale si affermerà nelle grandi tele degli anni 1924-1927 (Onda marina + sirena del mare, La caduta delle stelle, Armature d’amore, etc.). Altre immagini anteriori rimandano ad una simpatetica attrazione finora non emersa nelle sue opere più note, per la metafisica di Carrà e De Chirico, coeva a quella per i maestri classici del Futurismo, Boccioni e Balla. Le sagome dei manichini-atleti e la violenza cromatica (giallo, verde, rosso, nero) che inonda e spezzetta i corpi rivestendoli quasi di tute arlecchinesche, che li fanno vibrare, dando contemporaneamente fuoco e ritmo allo spazio circostante, eccitano con le loro note apparentemente dissonanti la captazione visiva sulla planimetria d’insieme, solo a poco a poco facendo padroneggiare l’immagine nei suoi particolari e consentendo di leggerla dettagliatamente. ( ) Dominano quadrati, triangoli appuntiti, trapezi riempiti di una fantasmagoria cromatica, che crea oscillazioni e vibrazioni luminose e dinamiche sulla superficie pittorica, un’alchimia di colori che nelle immagini più riuscite, Corsa ad ostacoli, Corridore, Discobolo, Bugatti , allertano i sensi e sorprendono per l’intensa carica di fisicità che emanano. ( ) Altro topos che ritorna in queste carte svelate è quello della macchina, sia nella sua versione già documentatissima dell’aereo, sia in alcune particolarissime icone che fanno riferimento alla realtà industriale isolana come la macchina spremi-agrumi e la macchina tessitrice. A Corona non interessa qui tanto la raffigurazione del movimento del motore, quanto la fascinazione dell’oggetto-macchina nella varietà e complessità dei suoi ingranaggi, statico in sé, ma sollecitante strumento di suggestioni pittoriche».

    «Varvaro, di cui finora assai poco si conosceva di futurista, con le sei tele ritrovate appare più attento alle esperienze avanguardistiche e consolida una sempre più scoperta inclinazione all’onirico e al surreale, pur sullo sfondo di una tematica metropolitana. ( ) Varvaro da buon sognatore optò per un surrealismo favolistico e naïf: delicato e sognante, il suo olio in cui il mare si distende ondeggiante con la vela solitaria sotto la luna e sotto un bel cielo blu (Solitudine tra cielo e terra), simili anche in Vita campestre, ne Gli amanti, e in Emozioni musicali, tenere e surreali, pur attraverso il filtro di una gioconda ironia, le figure dei ciclisti in miniatura nell’ampio spazio urbano di una piazza cittadina, assai simile a quella nota di Città + riflettori del 1928. ( ) Un’altra di queste tele riscoperte, Emozioni musicali – La casa balla , è un delizioso scoppiettio di immaginario: un’atmosfera musicale sprizzante ritmo e movimento, con suggestivi effetti di surrealtà simbolica, coinvolge e mette in moto sensibilità, stati d’animo, reazioni fisiche, che agitano persino le strutture edilizie, una casa, un cubo trasparente dentro cui un uomo balla alle sollecitazioni della musica».

    «Aeropittore della seconda stagione, quella dei tempi del Manifesto della aeropittura futurista del 1931, che forse egli stesso avrebbe sottoscritto con Marinetti e con gli altri, se fosse stato a Roma, D’Anna realizza alcune delle prove migliori di tutta l’aeropittura, caratterizzandole con la forza del suo cromatismo tutto mediterraneo. È pittore prolifico, attento soprattutto alle cromie calde e solari con una forte preponderanza di gialli, rossi e arancioni, lucidamente e solidamente campiti in un’impaginazione sicura, sagomata delle icone, in cui, accanto agli elementi aeropittorici noti, che ne fanno uno dei più significativi aeropittori di tutto il movimento, un aeropittore che guarda soprattutto al fascino dell’oggetto-aereo, si consolida la suggestione sensuale, ma talvolta anche ironica, del fascino femminile, delineato con grazia erotica e lirismo, inquadrato in un altrettanto delicato paesaggio fatto di casette e colline verdi naïf , con efficaci scelte tonali e con qualche piacevole ammiccamento a Fillia, ma anche agli esempi della migliore cartellonistica pubblicitaria coeva, interpretata in chiave pittorica.
Da segnalare di D’Anna tra i nuovi ritrovamenti una versione di Luci sullo stretto diversa a quella nota del 1931, Luci d’artificio sullo stretto , molto più sicura questa recente e più solidamente futurista nella forza geometrica del gioco delle linee, che attraversano la tela dipartendosi dal faro e resecandola con fasci di luce che tagliano e riempiono lo spazio marino: certamente una delle sue più riuscite prove futuriste».
(A. M. Ruta, Svelamenti, Inediti siciliani dal Divisionismo al Futurismo, catalogo della mostra, Palermo 2002)

    La mostra è accompagnata da un prezioso catalogo, con un saggio e una puntuale schedatura delle opere a cura di Anna Maria Ruta, già attenta studiosa del movimento futurista (è autrice di vari testi sull’argomento: Il Futurismo in Sicilia, Fughe e ritorni – Presenze futuriste in Sicilia ; nel 1998 ha curato per il Comune di Palermo, ai Cantieri Culturali della Zisa, una mostra di tutto il Futurismo siciliano, con una sezione dedicata a Benedetta Marinetti, la prima in Italia, allestita nel Palazzo delle Poste, per cui la moglie di Marinetti aveva dipinto nel 1934 cinque grandi pannelli sul tema delle comunicazioni).

    Il catalogo della mostra è sicuramente un indispensabile strumento di studio per ricercatori, appassionati, collezionisti della celebre Avanguardia italiana del XX secolo. Non può mancare il nostro plauso anche alla Galleria Diomedea Arte di Palermo che ha sponsorizzato generosamente l'elegante volume.

a cura di Cesare Biasini Selvaggi








La Mattanza, s.d., 1923 ca.







VITTORIO CORONA
Bugatti, s.d., ma 1922 ca.







VITTORIO CORONA
Corsa ad ostacoli, s.d., ma 1923 ca.







GIOVANNI VARVARO
Solitudine tra cielo e mare, s.d., ma 1928 ca.







GIOVANNI VARVARO
Emozioni musicali (La casa Balla), s.d., ma 1928 ca.







GIULIO D'ANNA
Luci sullo stretto, 1930







GIULIO D'ANNA
Dinamismo di idrovolante, s.d., ma 1931 ca.









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