La natura della natura morta
Da Manet ai nostri giorni
Galleria d'arte moderna Bologna,
1 dicembre – 24 febbraio 2002
UMBERTO BOCCIONI
Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912)
La Galleria d’Arte Moderna di
Bologna, con la mostra “La natura della natura morta”, dedica a questo tema
classico della tradizione artistica occidentale un’estesa e approfondita
ricognizione. La rassegna, che si avvale del patrocinio del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali, si propone di analizzare gli sviluppi stilistici e
iconografici della natura morta da Manet fino ai nostri giorni, attraverso circa
120 significative opere pittoriche e scultoree provenienti da importanti
istituzioni museali, fondazioni e collezioni pubbliche e private di tutta Europa
e degli Stati Uniti. Una sezione apposita sarà inoltre dedicata alla fortuna del
tema nella storia della fotografia, dall’invenzione di questo mezzo fino ad
oggi. Per la prima volta un museo italiano si impegna a presentare con
un’esposizione di ampie proporzioni e di respiro internazionale, questo
specifico genere, ritornato attuale negli ultimi anni grazie al continuo favore
tributatogli dal pubblico e dai collezionisti e al rinnovato interesse da parte
di critici e studiosi. Con questa iniziativa la Galleria d’Arte Moderna intende
offrire un nuovo contributo alla ricerca nel settore, riunendo opere in molti
casi mai esposte in Italia e rappresentative delle maggiori personalità e dei
più importanti fenomeni artistici apparsi negli ultimi 150 anni. Bologna si
presenta come sede certamente qualificata per questo progetto tematico che può
essere letto come un omaggio a Giorgio Morandi, sicuramente uno dei maggiori
pittori di nature morte del XX secolo.
Rispettando un ordinamento
cronologico, la rassegna presenterà l’avvicendarsi di sperimentazioni
stilistiche e di riprese della tradizione, documentando non solo l’apparizione
di nuove soluzioni formali, ma anche l’aggiungersi di oggetti inediti ai
tradizionali elementi iconografici che nel tempo hanno caratterizzato le diverse
tipologie codificate della natura morta. Componenti convenzionali come fiori,
frutti, stoviglie o strumenti musicali offrono agli artisti spunti inesauribili
per la sperimentazione, dalle indagini ottiche di Manet agli scardinamenti
prospettici di Cézanne, dalla vorticosità spaziale dei Futuristi alla
disarticolazione percettiva dei Cubisti, dall’esuberanza cromatica di Jawlensky
alle classiche cadenze di Morandi, alla matericità di Fautrier. Gli stessi
elementi, tuttavia, mantengono principalmente, per altri artisti, peculiari
valenze metaforiche e simboliche, ravvisabili, sia pure in modi diversi, in
Redon come in Gauguin, in Soutine come in De Pisis.
Sintomatiche
delle molteplici potenzialità che il genere, proprio con la prevedibilità dei
suoi schemi, seppe offrire agli artisti maggiormente orientati all’astrazione
sono le opere di autori anti-accademici per vocazione, come gli esponenti del
Futurismo italiano e delle Avanguardie Russe, ampiamente presenti in mostra con
opere fra le più note e importanti di Boccioni, Severini, Larionov, Gontcharova,
Puni. Ma altrettanto rilevante e frequente è l’attenzione degli artisti al
diffondersi di nuovi oggetti, mode e abitudini: vasi e ventagli orientali sono
soggetti frequenti alla fine dell’Ottocento, mentre oggetti di arte popolare o
primitiva divengono elementi caratteristici delle opere Espressioniste. In
concomitanza con il “ritorno all’ordine”, con il rifiorire di una
rappresentazione minuziosa e quasi fotografica del reale, il campionario degli
oggetti raffigurati si allarga ulteriormente: piante grasse, frutti e cibi
esotici, giocattoli e, soprattutto, strumenti meccanici e prodotti industriali
fanno il loro ingresso in nature morte che si mantengono per il resto
apparentemente fedeli agli assetti più tradizionali. Il ruolo centrale che la
natura morta riacquista così negli anni Venti nell’ambito della Nuova
Oggettività in Germania e del Realismo Magico in Italia, sarà documentato dalla
mostra con lavori, fra gli altri, di Lenk, Kanoldt e Casorati. Al sistematico
sovvertimento del genere mirano invece i Surrealisti, con una resa
illusionistica di improbabili commistioni di oggetti, effetti metamorfici ed
incongruità spaziali e dimensionali. Nei decenni successivi la natura morta
rimane un campo ricco di suggestioni per i realisti da un lato, come Guttuso e
Manzù, e per gli artisti che, nonostante il dilagare delle correnti non
figurative negli anni Cinquanta, continuano ad ispirarsi alla realtà per
elaborare pure giustapposizioni pittoriche di forme e colori, come Nicholson o
De Staël. Il modificarsi delle situazioni storiche e culturali, che condizionano
la stessa percezione degli oggetti, del loro valore e del loro significato, si
riflette puntualmente nelle elaborazioni successive del tema, soprattutto con i
fedeli ritratti di merci di consumo proposti dalla Pop Art dagli inizi degli
anni Sessanta. Intersezioni fra i mutamenti delle condizioni sociali e le
evoluzioni interne alle pratiche artistiche si evidenziano in seguito, con
orientamenti assai diversi, nell’Arte Povera, nel cosiddetto Neo-Espressionismo
e nelle ultime vicende artistiche contemporanee, delle quali verranno dati nella
rassegna alcuni selezionati esempi in grado di segnalare, da un lato,
l’inarrestabile vitalità del genere anche nell’epoca attuale e, dall’altro, la
radicale revisione alla quale gli artisti continuano incessantemente a
sottoporlo.
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