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Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.









 








 









 








 

 

 

R.M.Baldessari
Opere futuriste 1914-1923

 

Milano,

11 Ottobre – 30 novembre 2001

 

ROBERTO MARCELLO BALDESSARI.
UN NUOVO RUOLO NELLA CRITICA FUTURISTA.
Maurizio Scudiero
 

Quando, nel 1989, pubblicai il primo volume del Catalogo generale ragionato delle opere futuriste ero ben conscio che esso avrebbe documentato solo una parte della produzione di Baldessari che s’intuiva ben più vasta del corpus conosciuto allora, ed ivi poi pubblicato. Lo suggeriva, oltre che al contenuto numero delle opere a fronte di “almeno” otto anni di militanza futurista, anche, ma direi soprattutto, l’altissima qualità di quelle che erano ritenute allora essere le sue primissime opere d’adesione al futurismo.

Opere che mostravano un impeccabile senso compositivo, una ben acquisita “lezione” dai maestri del cosiddetto “primo futurismo” (Carrà e Boccioni, inizialmente, ma poi anche Balla e Soffici) ed una cifra personale già ben delineata nelle sue componenti basilari, sia tematiche sia stilistiche. Si poteva ben supporre, scrissi allora (e poi, si è visto, a ragione), che vi fosse stato, come per molti giovani futuristi, un periodo di “avvicinamento”, di studio, e quindi di formazione graduale di un proprio stile riconoscibile come tale. Altrimenti, sarebbe stato come accettare tranquillamente (e per lungo tempo la critica l’ha fatto) il fatto che Baldessari da un giorno all’altro passasse dai suoi paesaggi veneziani “alla Ciardi”, al futurismo più maturo. Concetto accettabile solo da chi intende la storia dell’arte come un mosaico nel quale le tessere mancanti si adattano “a piacere”.

E dunque, seppur con questa consapevolezza, si andò comunque alla stampa di quel primo volume nella certezza che sarebbe stato utile a veicolare la conoscenza sull’artista verso un più vasto ambito di quello locale, del Trentino per intenderci, o di alcuni illuminati critici e galleristi che già dai primi anni Sessanta lo seguivano con interesse. Infatti, il suo rientro a Rovereto, verso la fine degli anni Trenta, ed il suo definitivo allontanamento dall’attività futurista dopo il periodo tedesco del 1933-36, lo confinarono dapprima nell’ombra opprimente di Depero, e quindi in un limbo critico dal quale fu ripescato solo alla fine degli anni Cinquanta grazie agli Archivi del Futurismo. Ma, che la statura dell’artista, e il suo ruolo nell’ambito della seconda stagione futurista, fosse tutt’altro che marginale lo si poteva già intuire da un’attenta lettura dei documenti, i cataloghi delle principali mostre futuriste del periodo, come quella di Milano del 1919, e poi quelle “storiche”, come quella di Zurigo del 1951, nelle quali gli fu concesso grande spazio, poi appunto confermato dai citati archivi del futurismo.

 

Comunque uno spazio ben maggiore, già allora, rispetto ad una serie di comprimari che, invece, poi hanno a lungo spesseggiato in mostre e mostrucole sul futurismo, a conferma che spesso più che la “ragion critica” vale la “facile reperibilità delle opere”. Per contro, la rarefazione di opere del nostro, l’ampia dispersione sia in Italia che in Europa, hanno per anni fortemente penalizzato una sua adeguata presenza alle principali esposizioni e, di riflesso, la piena consapevolezza del suo lavoro.

La pubblicazione del catalogo sortì comunque gli effetti sperati e condusse, da una parte, all’identificazione di alcuni consistenti nuclei di opere dell’artista in area veneta, e, dall’altra, ad una nuova attenzione da parte di critica ed istituzioni museali. Nel giro di pochi anni, a seguito di questi ripetuti ritrovamenti, si rese necessaria la pubblicazione di un secondo volume, nel 1996, nel quale si affrontò anche il “nuovo orizzonte critico” dell’artista alla luce di una feconda stagione giovanile futurista, di avvicinamento al proprio stile, che appunto precedeva di almeno un biennio la datazione ufficiale d’inizio dell’attività futurista (1916), e d’altra parte ne illuminava ampiamente le origini e le modalità operative. Il resto è storia recente, con una serie di altri ritrovamenti, in area toscana e svizzera (dove risiedeva un facoltoso mecenate dell’artista) e con una presenza sempre più massiccia di opere di Baldessari alle più qualificate esposizioni sul movimento futurista, come, ad esempio, la recente tenuta allo Sprengel Museum di Hannover, dove Baldessari emergeva con una serie di opere di altissima qualità, al pari dei maestri riconosciuti del futurismo. Questa mostra, e questo catalogo che si propone meritoriamente anche come un “quaderno di aggiornamento” ai due volumi del catalogo generale (cioè pubblicando molte più opere di quelle effettivamente esposte), documenta perciò quest’ulteriore cammino di conoscenza, con opere che spaziano dall’iniziale adesione al futurismo con sperimentazioni sul “dinamismo plastico” e comunque di rilettura Boccioniana sui temi delle linee-forza e della scomposizione e compenetrazione dinamica di forme, all’influenza del soggiorno romagnolo, a Lugo, sia con una serie di paesaggi che vivono nel rapporto scomposizione formale e rapporti luminosi, sia poi con vari ritratti futuristi della maestrina Dafne Gambetti (della quale s’invaghì, non corrisposto...), tutti evidentemente preparatori al famoso olio Donna + finestra del 1916, che prima della pubblicazione del secondo volume del catalogo generale era solitamente ritenuta come la sua prima opera futurista, ma che in realtà si è poi dimostrato essere un’opera però troppo “matura” e rifinita per essere tale. E quindi via via, il periodo di sperimentazione cubista, con alcune opere che occhieggiano a Picasso, e poi le opere più riconoscibili, perché vicine al suo stile codificato, quello “toscano”, come le nature morte, i collage, e le sue tipiche “figure”, come il Ritratto della signora Wawruff di Vienna o come il Salotto giapponese 2°, per concludere con le opere vicine al dadaismo, relative al primo soggiorno berlinese, tra il 1922 ed il 1923.

Insomma un insieme, variegato, di suggestioni che non mancherà di far conoscere anche ai suoi già numerosi estimatori, nuovi aspetti della sua multifaccettata personalità artistica. 

 

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Via dell'Annunciata, 31
20121 Milano
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Fax: 028053110
e-mail: artecentro@lattuadastudio.it




 

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